I benefici ambientali, immediati e non, dell’elettrificazione

Com’è ovvio che sia, il passaggio all’elettricità riduce immediatamente le emissioni di CO₂ nell’atmosfera, le quali sono all’origine del riscaldamento globale e prime responsabili del cambiamento climatico antropico (esse rappresentano infatti l’80% del volume di tutte le emissioni di gas a effetto serra che determinano inquinamento e aumento di temperature). Se un’auto a benzina emette in media circa 120-180 grammi di CO₂ per chilometro percorso, un’auto elettrica ne produce zero perché non brucia carburante.

Questo riduce anche le emissioni di particolato e ossidi di azoto, con benefici diretti sulla qualità dell’aria – specialmente nelle aree urbane – e sulla salute pubblica. Certo, se si considerano la produzione e ricarica di un veicolo elettrico, anche questo ha un impatto ambientale, ma resta comunque inferiore rispetto al sistema “tradizionale”: in un mix energetico medio come quello europeo (con quote di energia elettrica derivante da idrocarburi ma anche, crescente, di risorse rinnovabili), le emissioni si riducono a circa 50-60 grammi di CO₂ per chilometro. In un mix a basso contenuto di carbonio (come quello in atto in Norvegia, dove la maggior parte dell’energia proviene da fonti rinnovabili), le emissioni scendono addirittura 10-20 grammi di CO₂ per chilometro.

Tutto questo, in un futuro ormai prossimo, permetterà al nostro Paese anche di smarcarsi dalla dipendenza da combustibili fossili importati, aumentando la sussistenza energetica dell’Italia, che vanta condizioni metereologiche favorevoli allo sviluppo delle rinnovabili.

I settori più coinvolti della (nuova) elettricità

Oltre al settore dei trasporti – che con l’adozione di veicoli elettrici (EV) si sta elettrificando rapidamente, soprattutto in Europa e Cina, grazie a incentivi statali e infrastrutture – anche l’industria e il riscaldamento domestico sono in piena trasformazione energetica.

Processi industriali come produzione di acciaio o cemento stanno integrando tecnologie basate sull’elettricità per ridurre l’uso di combustibili fossili, mentre pompe di calore elettriche e sistemi di cucina e riscaldamento alimentati da pannelli fotovoltaici vanno a sostituire caldaie a gas nelle abitazioni.

Solo il fotovoltaico residenziale, in Italia, ha visto una crescita complessiva del 44% della sua potenza installata nei primi sei mesi del 2024, rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.

…in un futuro ormai prossimo, permetterà al nostro Paese anche di smarcarsi dalla dipendenza da combustibili fossili importati…

Nonostante il rallentamento dovuto alla fine degli incentivi più generosi, il settore residenziale continua a rappresentare una quota significativa nel panorama fotovoltaico nazionale,​ che, nel primo semestre del 2024, ha contribuito al 29% della nuova potenza installata, pari a circa 985 MW. 

Transizione energetica e occupazione: un binomio positivo

L’elettrificazione non contribuisce solo alla decarbonizzazione (con conseguente miglioramento della qualità dell’aria e contrasto attivo al cambiamento climatico, come analizzato prima). Essa agisce anche come motore – rigorosamente elettrico – per l’occupazione e la creazione di nuovi posti di lavoro.

Perché, se è vero che la transizione ecologica comporta il rischio di perdere posti nei settori tradizionali, sempre più manodopera qualificata servirà alla progettazione, costruzione e manutenzione dei nuovi impianti. Si calcola che solo l’industria del fotovoltaico, già ora, crei circa 3-5 posti di lavoro per ogni MW installato.

Secondo l’Agenzia Internazionale per le Energie Rinnovabili (IRENA), la transizione energetica globale potrebbe generare 38 milioni di posti di lavoro nel settore energetico entro il 2050, di cui circa 26 milioni nelle energie rinnovabili. In Europa, si prevede che il Green Deal possa generare fino a 1 milione di posti di lavoro aggiuntivi entro il 2030, molti dei quali legati proprio all’elettrificazione e all’efficienza energetica.

elettrificazione

Energia elettrica, quanto (mi) costi

Il confronto tra i costi dell’energia elettrica e quella da fonti fossili varia a seconda di diversi fattori, tra cui il contesto geopolitico, i costi di produzione e le politiche incentivanti messe in campo dai diversi Stati. Tra il 2023 e il 2024, ad esempio, i costi del settore fotovoltaico sono diminuiti di circa il 50% e ulteriori riduzioni sono attese grazie all’adozione di tecnologie (sempre più) innovative.

pannelli solari enel

Al contrario, i prezzi delle fonti fossili come il gas naturale sono soggetti a fluttuazioni dovute a tensioni geopolitiche e all’instabilità dei mercati internazionali e questo scenario suggerisce che l’investimento in fonti rinnovabili garantisca a lungo termine (anche) stabilità e convenienza economica.

Tra il 2023 e il 2024, ad esempio, i costi del settore fotovoltaico sono diminuiti di circa il 50%

Di recente, mentre in Italia si è osservato un aumento dei prezzi dell’elettricità secondi i dati riportati dall’Arera, l’autorità pubblica del settore dell’energia, il costo del fotovoltaico è rimasto in calo, incentivando l’adozione di impianti domestici e sistemi di accumulo, che sono in gran parte anche più efficienti: un motore elettrico, ad esempio, è circa tre volte più efficiente di un motore a combustione, mentre la bollitura dell’acqua o la cottura di altri alimenti su un piano di cucina a induzione avviene più rapidamente rispetto ai tradizionali piani a gas, grazie alla trasmissione diretta del calore tramite il campo magnetico.

enel e l'elettrificazione

Le risposte positive dei consumatori

Andrea B. è uno dei circa 250mila proprietari di auto elettrica in Italia. E se ne dice assolutamente entusiasta, da non voler proprio considerare l’ipotesi di tornare indietro: «Per me non cambia nulla rispetto al guidare a gasolio, anzi. Caricando l’auto elettrica a casa e avendo circa 400km di autonomia posso usarla praticamente come un’auto normale, anche su lunga distanza, senza la tanto temuta ansia da ricarica».

E per quanto riguarda i costi, invece? Andrea non ha dubbi a riguardo e calcolatrice alla mano risponde così: «La mia auto elettrica attualmente si attesta su un consumo medio di 16,2kw/100km, mentre quella vecchia sui 17,5km per litro di gasolio.

Il kWh a casa si paga circa 0,25€/0,35€ mentre il gasolio costa mediamente 1,6€ per litro. Quindi, se ora spendo 5,67€ per 100km, con la vecchia auto spendevo 9,14€».

L’elettrificazione dentro e fuori città

Le aree urbane, con la loro alta densità abitativa e un consumo energetico massiccio e concentrato, rappresentano il fulcro della transizione energetica.

Qui, l’elettrificazione si concentra in particolare sulla mobilità sostenibile, e cioè sulla diffusione di veicoli elettrici (non solo auto private, ma anche taxi, autobus e biciclette) e l’espansione delle colonnine e infrastrutture di ricarica.

elettrificazione enel

Ma anche sull’edilizia efficiente, con l’adozione – come abbiamo visto – di pompe di calore e impianti fotovoltaici su edifici residenziali e commerciali.

D’altra parte, però, le aree rurali possono contare su un vantaggio competitivo, ossia su una maggiore disponibilità di spazio e risorse che possono garantire loro autoproduzione e autonomia energetica: gli impianti solari, eolici o di biomassa, infatti, permettono di ridurre la dipendenza dalle reti centralizzate.

In questo le Comunità Energetiche Rinnovabili sono particolarmente efficaci, perché promuovono la cooperazione tra famiglie, aziende agricole e piccole industrie per produrre, condividere e utilizzare energia rinnovabile localmente.

Gli impianti solari, eolico o di biomassa, infatti, permettono di ridurre la dipendenza dalle reti centralizzate

Si tratta di associazioni o gruppi di cittadini, imprese, enti pubblici che si uniscono per produrre, consumare e gestire energia in modo condiviso e sostenibile, utilizzando principalmente fonti rinnovabili. L’idea è quella di democratizzare l’accesso all’energia, ridurre la dipendenza dalle fonti fossili e favorire la transizione ecologica, creando un sistema di produzione energetica più resiliente e decentralizzato.

Tale evoluzione consentirà una maggiore stabilità nella fornitura energetica, che permetterà anche a settori ad alta intensità energetica come quello chimico e siderurgico di alimentare in maniera più sostenibile i loro processi produttivi, attraverso ad esempio l’utilizzo di forni elettrici nelle acciaierie. Tutto questo si tradurrà in benefici nella riduzione dei gas serra e conseguente miglioramento della qualità dell’aria, ma anche nell’abbassamento dei costi operativi per molti consumatori e aziende.