I miti da sfatare sui gesti sostenibili
Una vita ecofriendly passa dalla corretta informazione. Eppure – anche se si parla tanto di sostenibilità e vita a impatto zero – le nozione scorrette in proposito circolano con assoluta facilità, fino a sembrare attendibili ai più.
Se anche per te è diventato importante impostare la tua vita in modo sostenibile, ma sei ancora alle prime armi con l’argomento, può esserti utile questa nostra raccolta con tutte le fake news più diffuse e i miti da sfatare relativi alle abitudini ecologiche che possiamo adottare ogni giorno per una vita più sostenibile. Buona lettura!
Meglio accessori monouso o riutilizzabili?
Ecco un dubbio che si pone spesso, soprattutto quando si tratta di stoviglie e accessori per la cucina: dalle posate ai tovaglioli passando per piatti e simili. Melgio utilizzare quelli monouso o quelli riutilizzabili? A una superficiale considerazione molti pensano che gli oggetti riutilizzabili comportano comunque lo spreco di acqua e detersivo, che servono per lavarli. Questo ragionamento, però, non prende in considerazione le risorse impiegate per realizzare e smaltire gli accessori usa e getta.
In proporzione lavare un tavogliolo di stoffa risulta molto più sostenibile che produrre e smaltire tovaglioli di carta, e lo stesso vale per piatti, bicchieri, teglie, shopper e tutto il mondo dei prodotti monouso. Il miglior rifiuto è sempre quello che non viene prodotto. Forza con i lavabili!
Inutile fare la raccolta differenziata perché poi nei camion si mescola tutto insieme
Permetteteci la battuta, ma a volte vien da pensare che alcune bufale vengano create dai “pigri” che non vogliono impegnarsi nella raccolta differenziata. Tanto più, a monte, viene fatta una corretta distinzione dei materiali, tanto maggiore sarà la percentuale di riciclo possibile.
Visto che i rifiuti differenziati diventano cosiddette materie prime seconde, si ha tutto l’interesse a mantenerle separate. Alcuni camion possono essere strutturati per raccogliere diversi materiali che, però, vengono versati in scompartimenti separati.
A che serve separare correttamente i rifiuti se poi va tutto in discarica…
Anche questo è un falso mito molto diffuso quanto totalmente infondato che rischia di danneggiare filiere molto virtuose come quelle del riciclo. Come riporta il report CONAI “Italia del riciclo 2019” il Belpaese può essere preso ad esempio in Europa nel riciclo: siamo terzi nel recupero degli imballaggi (con un tasso di riciclo al 67%) dopo Germania (71%) e Spagna (70%). I tassi di riciclo delle singole filiere dei rifiuti da imballaggio hanno raggiunto livelli invidiabili: siamo al terzo posto nella raccolta della carta (81%), del vetro (76%) e della plastica (45%), siamo secondi nel legno (63%) e abbiamo raggiunto ottimi risultati anche nella raccolta dell’alluminio (80%) e dell’ acciaio (79%).
Il primo step per migliorare ancora questi
numeri passa dall’impegno dei cittadini nel separare correttamente i rifiuti.
Quindi al bando le news “nocive”!
Non serve differenziare a casa, tanto negli impianti di smistamento riescono a separare tutto
Uno dei problemi più grandi del riciclo riguarda la contaminazione: pensa al cartone di una scatola che si sporca di cibo o al vetro che si mischia con il cristallo (quest’ultimo non è riciclabile) e così via. È vero che negli impianti si cerca comunque di recuperare il recuperabile, ma il risultato non sarà mai analogo a quello che si riesce ad ottenere grazie al ciclo virtuoso di una raccolta differenziata impostata bene dall’inizio, quindi dall’impegno di tutti noi!
L’acqua del rubinetto fa male
L’acqua è il nostro oro blu. Secondo una ricerca dell’ dell’Irsa, l’istituto del Consiglio Nazionale di Ricerca (CNR) deputato al controllo della qualità dell’acqua, l’Italia si posiziona al quinto posto in Europa per la qualità dell’acqua fornita dagli acquedotti.
Nonostante questo risultato siamo i primi in UE per il consumo di acque minerali in bottiglia e il secondo Paese al mondo dopo il Messico. In Italia le acque potabili destinate al consumo umano sono costantemente controllate dalle ASL e, salvo rare eccezioni (puntualmente comunicate ai consumatori), l’acqua del rubinetto è sicura, plastic free e sicuramente molto meno costosa di quelle imbottigliate. E se non vai matta per il sapore dell’acqua del rubinetto prova a utilizzare la caraffa filtrante.
L’acqua del rubinetto contiene cloro quindi non si può bere
Seconda bufala sull’acqua del rubinetto. Questo è un pregiudizio molto diffuso e duro da combattere. Per legge il cloro è presente nelle acque potabili a garanzia della sua bevibilità per contrastare eventuali contaminazioni batteriche. In alcuni casi il suo sapore può essere molto pronunciato e tale conferire all’acqua un gusto sgradevole. Esistono delle soluzioni: si può riempire una brocca e lasciare evaporare il cloro (che è un elemento volatile!) o utilizzare brocche filtranti ai carboni attivi.
Ora che i cotton fioc sono biodegradabili posso buttarli nel WC?
La risposta è decisamente negativa: ciò che
finisce nello scarico viene trattato dai depuratori che, purtroppo, non
riescono a fermare tutto e molte cose, quindi, finiscono in mare. La migliore
regola è quella di buttare meno cose possibili e poi, mentre la carta igienica
è pensata per decomporsi e non ostruire gli scarichi, tutto il resto può essere
dannoso per la natura ma anche per il nostro impianto idrico.
Il problema dei pannelli solari è che non si sa come smaltirli
Assolutamente falso: sappiamo benissimo come smaltirli! Così come avviene per il frigorifero della vostra cucina o per il vostro smartphone, i pannelli rientrano nei RAEE ovverosia nei rifiuti elettronici che, correttamente inviati a riciclo, sono una vera e propria miniera d’oro di materiali recuperabili.
L’apparecchio in stand-by non consuma energia
Purtroppo tutto ciò che rimane acceso, anche
“al minimo”, continua ad usare preziosa energia in maniera inutile. Non
accontentiamoci di lasciare tv ed apparecchi con il piccolo led acceso,
spegniamoli del tutto.
I cambiamenti climatici non sono causati dall’uomo
Probabilmente esistono pochi argomenti che, a livello di dibattito scientifico, siano maggiormente condivisi dagli esperti quanto il global warming: come rimarca Focus nello special “Sette bufale sul riscaldamento globale”, per il 90% degli scienziati il climate change è in corso, è un problema e per il 97% tale cambiamento è diretta conseguenza delle attività umane. Per vincere questa battaglia serve anche la tua consapevolezza!