Al pari del gusto e della genuinità degli ingredienti utilizzati in cucina per preparare piatti saporiti e nutrienti, il consumatore di oggi è sempre più interessato alla sostenibilità di ciò che porta in tavola.

Si informa sulla provenienza dei prodotti che acquista, presta attenzione ai metodi di produzione, coltivazione e di allevamento, così come alle modalità di trasporto e di confezionamento.

Un aspetto, quest’ultimo, cruciale in un momento come quello attuale, in cui al centro dello scenario globale dominano i temi del risparmio energetico e della lotta allo spreco, del sostegno alle pratiche di riciclo e della riduzione dell’impatto ambientale.

Non a caso, nel vocabolario del consumatore “evoluto” sono diventati di uso comune termini come origine, sicurezza, qualità e tracciabilità alimentare; ma anche i concetti di tutela della biodiversità e di giusta remunerazione per il produttore.

Non tutti lo sanno, ma le patate sono tra gli alimenti più vicini al concetto di sostenibilità. Lo rivela Potatoes Forever!, il progetto promosso in Italia da UNAPA – Unione Nazionale tra le Associazioni dei Produttori di Patate – e cofinanziato dall’Unione europea.

Le pratiche sostenibili del settore pataticolo europeo

Se c’è un prodotto che soddisfa e rispetta appieno le richieste dei consumatori più evoluti, esigenti e attenti, quello è la patata. Apprezzate per il loro gusto, la praticità e la versatilità di utilizzo, non tutti sanno che sono anche un prodotto sostenibile.

Per far conoscere le buone pratiche del settore della filiera pataticola e mettere in evidenza le azioni degli agricoltori impegnati a rendere ogni fase produttiva sempre più sostenibile e meno impattante dal punto di vista ambientale, l’UNAPA ha ideato una nuova iniziativa.

Quanto i consumatori conoscono le patate?

L’indagine condotta da UNAPA in una serie di supermercati e punti vendita della penisola a fine 2023 ha interessato un campione di 2.900 persone, intervistate proprio mentre stava facendo la spesa. Se la prima parte dell’indagine ha avuto l’obiettivo di indagare le loro abitudini di acquisto e consumo delle patate, la seconda parte delle domande si è concentrata sulla conoscenza delle pratiche sostenibili nella produzione delle patate in Europa.

Le risposte sono state positivamente sorprendenti, sia in termini di consumo che di attenzione al prodotto.

Le abitudini nel carrello dei consumatori

1.396 acquirenti hanno dichiarato di consumare patate più volte a settimana (equivalente al 48% degli intervistati), e 902 hanno risposto di consumarle almeno una volta a settimana.

Il restante campione consuma patate almeno una volta ogni due settimane o una volta al mese. Eppure, solo il 9% dichiara di sapere perché sono uno dei prodotti più sostenibili.

Alla domanda: “Quali sono i principali criteri di cui tiene conto quando acquista le patate?” le risposte principali sono state il buon rapporto qualità-prezzo (per il 40,7%) e la provenienza (per il 27,8%). L’origine, in particolare, per molti deve essere europea.

La parte restante del campione considera importanti la varietà e la tipologia di patate, a seconda dell’uso che ne deve fare (14,3%); mentre c’è chi controlla la presenza di certificazioni ambientali legate alla sostenibilità (17%).

La presenza di una certificazione ambientale indicata sull’etichetta spingerebbe il 31,9% ad acquistare patate più spesso, mentre il 26,8% vorrebbe avere maggiori informazioni sulle pratiche sostenibili utilizzate per la produzione.

La percezione di un buon rapporto qualità prezzo fa sì che solo il 23,4% dichiari senza remore che le metterebbe più spesso a tavola se il prezzo al kg fosse inferiore. Il 17,7% infine si dimostra attento all’alimentazione, chiedendo maggiori dettagli sulle caratteristiche nutrizionali.

Fame di informazioni

La seconda parte delle domande si è concentrata sulla conoscenza delle pratiche sostenibili nella produzione delle patate in Europa. La maggioranza, il 35,6%, ha risposto sinceramente di non saperne molto sulla sostenibilità dell’alimento e sulle pratiche messe in campo dalla filiera pataticola italiana. Il 28,9% ha dichiarato di non saperne “per niente”, e il 26,1% dichiara di saperne abbastanza. Solo il 9,2% ha affermato con certezza di conoscere i processi che portano le patate a essere sostenibili.

C’è quindi ancora molto da fare per spiegare ai consumatori quali sono le azioni che i produttori europei e italiani mettono in campo ogni giorno per assicurare una produzione sostenibile.

Cosa interessa ai consumatori più esigenti

Al 26,8% degli intervistati interessa la tracciabilità della filiera, ovvero sapere esattamente da quale campo italiano arriva il prodotto messo in tavola. La sensibilità verso lo spreco alimentare invece tocca il 22,3% del campione, che vorrebbe capire in cosa si traduce l’impegno dell’Europa per limitare lo spreco di risorse a tutti i livelli.

Potatoes Forever!, al suo secondo anno di attività, si propone quindi di informare il consumatore su tutte le buone pratiche messe in atto nella filiera pataticola europea e italiana, con l’obiettivo di valorizzare quest’eccellenza europea come prodotto non solo gustoso, ma anche e soprattutto sostenibile.

Le pratiche sostenibili del settore pataticolo europeo

La campagna di Potatoes Forever! parte da tre focus principali:

  • un settore che controlla il proprio impatto ambientale, dalla produzione alla vendita;
  • un impatto limitato del settore sul cambiamento climatico;
  • un sistema di tracciabilità comprovato.

E poggia le sue basi su sei solidi pilastri: conservazione della biodiversità, riduzione dell’impatto su suolo e acqua, riduzione dell’impatto climatico, lotta allo spreco alimentare, tutela della tracciabilità dei prodotti e delle certificazioni di filiera, supporto ai produttori della filiera.

1) Conservazione della biodiversità

Tra le azioni che gli agricoltori possono mettere in atto a difesa della biodiversità, spicca il mantenimento di piccoli elementi paesaggistici come i bordi dei fossati e dei boschi, i prati fioriti, gli alberi isolati, così come delimitare i confini dei campi con vegetazione naturale. Lasciare strisce erbose in punti strategici del terreno riduce il rischio di trasferimento di suolo e di prodotti fitosanitari nei terreni più a valle.

2) Protezione di suolo e acqua

Come? Riducendo al minimo l’uso di fitofarmaci e con la rotazione delle colture in modo da utilizzare anche le varietà tolleranti o resistenti allo stress biotico o alla mancanza di acqua. Per minimizzare l’erosione del terreno, tutta la terra tolta con il raccolto può essere restituita al campo di provenienza dopo il lavaggio delle patate. L’acqua recuperata dal lavaggio dei tuberi può essere inoltre riciclata nei centri di confezionamento.

Il consumo di acqua può essere ridotto e monitorato sulla base di dati meteorologici e grazie al supporto di strategie di gestione come l’agricoltura di precisione.

3) Riduzione dell’impatto climatico

Si può, con alcune buone pratiche come, ad esempio, l’adozione di sistemi produttivi agro-ecologici e sistemi agricoli volti al mantenimento dell’integrità dell’ecosistema; la riduzione delle emissioni di gas a effetto serra; il miglioramento dei i pozzi di assorbimento del carbonio; così come l’aumento dell’uso di energia proveniente da fonti rinnovabili e lo sviluppo di metodi di calcolo del contributo delle colture allo stoccaggio del carbonio nel suolo.

4) Lotta allo spreco alimentare

Nulla va buttato: alla base della lotta allo spreco alimentare c’è il rispetto dei principi dell’economia circolare. Nello specifico, le patate sovra e sotto calibro, con pezzature non collocabili nel mercato del fresco, possono essere utilizzate nell’industria di trasformazione (per produrre, ad esempio, IV e V gamma); mentre quelle patate inidonee alla vendita possono diventare preziose per la zootecnia, la metanizzazione, la distillazione: queste sono solo alcune delle buone pratiche

5) Importanza della tracciabilità

Il consumatore sempre più esigente e consapevole riguardo a ciò che acquista vuole saperne di più sull’origine, la sicurezza alimentare, la tracciabilità, la qualità, la tutela delle biodiversità e la remunerazione per il produttore. Questa tendenza è confermata dal crescente successo dei marchi regionali di qualità DOP e IGP promossi dall’UE. I marchi di origine di eccellenza comunitari sono custodi dei propri territori, garantiscono la preservazione della biodiversità e sono un importante volano socioeconomico per le comunità rurali. Nel quadro dei marchi di eccellenza territoriali riconosciuti dall’ UE, le OP aderenti a UNAPA commercializzano una quota prevalente (85%) delle patate vendute come DOP e IGP in Italia. Questo dato è possibile grazie alla forte presenza della produzione organizzata nelle quattro maggiori referenze nazionali: la DOP di Bologna e le IGP del Fucino, dell’Alto Viterbese e della Sila.

In quest’ottica, il sistema UNAPA vuole essere sempre più all’avanguardia e proporre al consumatore un nuovo standard di sostenibilità che dia ancora maggiori tutele ambientali, sociali ed economiche a tutti gli attori della filiera.

6) Sostegno ai produttori della filiera

Per uno sviluppo sostenibile è importante rispettare i diritti dei lavoratori e delle comunità locali; impiegare forza lavoro e fornitori locali; interagire con le comunità che vivono sul territorio. Anche monitorare il livello di soddisfazione e di motivazione dei lavoratori, migliorarne la qualità di vita e promuovere nuove competenze e conoscenze su sostenibilità e sicurezza alimentare rientra nel novero delle buone pratiche a sostengo della filiera.

Il progetto Potatoes Forever! -nato nell’ambito del Regolamento UE 1144/2014- mira ad aumentare la consapevolezza nei cittadini dell’UE riguardo all’impegno dell’agricoltura europea e quindi della filiera delle patate nella transizione verso un modello di agricoltura più sostenibile, nella mitigazione dei cambiamenti climatici e nella preservazione della biodiversità, come previsto dalla strategia Farm to Fork promossa nel Green Deal dell’UE.