La pianta dei controsensi

Coltivo l’Erba Miseria dalle foglie porpora (Tradescantia pallida) da quando l’ho vista anni fa. Bella, esuberante e desiderosa di propagarsi – su un incolto accanto all’ingresso di un mio vicino di casa. Già lì feci il primo errore etnobotanico: mai sottrarre la Miseria a qualcuno, mai riceverla in regalo (per sapere perché passate subito al paragrafo Curiosità, ma vi prego non fatevi contagiare da questa superstizione, anzi, andate e moltiplicate!).

le foglie sono viola intenso (come i miei lividi da zappa)

Di lei, o meglio, dei racconti che noi umani abbiamo intrecciato attorno a quest’altro essere vivente, non ho mai capito molto. Perché chiamare Miseria una pianta così ricca, rigogliosa, facile da coltivare, adattabile e tanto semplice da riprodurre (e auto-riprodursi) che nel Sud America, sua terra natale, è considerata quasi invasiva? E anche…perché chiamarla “pallida” quando tutta la pianta è di un magnifico color viola-porpora? Misteri della nomenclatura botanica, misteri di noi umani e di Linneo che volle fare a modo suo chiarezza provando a classificare l’intero universo vegetale (e non solo).

Look scapigliato: Misera con fiordaliso e sedum nell’aiuola sotto al grande ulivo

Cosa si cela dietro questo nome

In realtà il suo nome pop, Miseria, le venne dato in dono successivo (dono poco felice, ahimè) proprio per il suo adattarsi a tutto, e risultare carina anche nelle situazioni meno favorevoli. Dico carina, anche se in cuor mio penso bellissima, perché questa piccola erbacea ricascante o tappezzante è troppo spesso sottovalutata, specie agli occhi di chi vuole un effetto “bling-bling”.

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Diventa tappezzante nelle aiuole: qui sotto al grande ulivo

Per lei, la Tradescantia, occorre uno sguardo più fino, serve infatti osservarla nei dettagli. I micro-fiorellini rosa acceso di soli tre petali, le foglie purpuree dalla tonalità super profonda, la texture fresca, quasi croccante, il portamento rilassato e un po’ scompigliato che smorza il rigore del suo colore… Vi do subito un consiglio: moltiplicatela e poi piantatela in massa, magari in un vaso un po’ rialzato in modo che lei possa pendere, mostrandovi con la sua cascata purpurea il meglio di sé. Altro che Miseria.

Erba Miseria: la pianta perfetta ovunque

Adoro le piante facili, resilienti, ma come lei quasi nessuna. Lo dico ora e -già lo so- lo dirò per settimane, mesi, anni… nei climi miti le piace vivere all’aperto tutto l’anno. Qui nel mio Giardino Felice la coltivo in piena terra, nei vasi e persino in un mini Pond di piante acquatiche: infatti lei, nonostante tolleri la siccità, se la metti con i piedi nell’acqua vive e… si propaga felice.

Tradescantia nel mini pond con le ninfee

Stranamente per una selvaggia scapigliata come lei, la Tradescantia vive bene (benissimo!) anche in appartamento, specie dove il clima in inverno si irrigidisce un po’. Non amando troppo il freddo, preferisce stare al coperto ed è in grado di tollerare l’aria secca dei termosifoni di città.
E’ inoltre “misera” anche nelle sue necessità di luce-acqua-cibo, però se la volete coccolare regalatele un ambiente luminoso ma lontano dai raggi diretti del sole. Bagnatela ogni tanto se indoor (parlo soprattutto di primavera e estate, allentate di molto nei mesi più freddi e non lasciate mai un ristagno idrico nel sottovaso). Del concime, se messa a terra fa di sicuro a meno, ma in vaso -solo in primavera- un pochino le piacerà.

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Mazzolino di fine inverno con l’erba miseria, il gelsomino primulino e i frutti dell’edera

Pillola verde: una, dieci… Cento piante!

Riprodurre la Tradescantia è una operazione da neofiti green. Lo so, ve lo dico sempre ma… mi piace avvicinare le persone alla botanica con effetti straordinari, collaudati e soprattutto vincenti. Solo così, passo passo e una soddisfazione dopo l’altra, vi accompagnerò nel mondo delle propagazioni più complesse. Anzi, lo faremo insieme perché anche io sto ancora imparando e vorrei continuare a farlo anche attraverso di voi.

In vaso con i frutti dell’edera, i cinorrodi di rosa e i fiori di Arum italicum

Ma torniamo a lei, questa bellezza vegetale che potrete moltiplicare facile facile, senza miracoli e senza esser Gesù. Basta prelevare dalla pianta madre una talea apicale con almeno un nodo (leggi: ingrossamento del fusticino laddove partono le foglie). Si può fare a mani nude, perché i rami della tradescantia sono piuttosto fragili essendo lei una semi-succulenta e si rompono facilmente. Fatto ciò, decidete voi: avete voglia di controllare passo passo il suo veloce radicamento? Allora mettetela in un contenitore di vetro e già dopo una settimana vedrete comparire le prime timide radichette (il tempo è relativo e dipende dalla stagione, dalla temperatura, dall’illuminazione… quindi abbiate pazienza. Lei, l’Erba Miseria, non vi tradirà).

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Talee: sezioni pronte per diventare nuove piante

Preferite invece farla attecchire laddove poi resterà? Che sia vaso o in piena terra, inserite la talea fino al nodo e annaffiate di tanto in tanto. Mi raccomando: se scegliete di farla radicare direttamente nel suolo, aspettate però la prossima primavera, perché all’Erba Miseria il freddo già non piace, e di sicuro non “spingerà” per propagarsi in una situazione che lei reputa ostile alla sopravvivenza. Vi ho convinto sul fatto che è davvero una tipa giusta?

Curiosità

Perfetta recisa e usata nei bouquet: qui con passiflora, pratoline e fiori di rucola

Forse proprio per il suo nome volgare un po’ spiacevole, nella cultura popolare all’Erba Miseria è stato affibbiato un significato poco gradevole. Si pensava infatti che la pianta portasse sfortuna. Proprio per questo motivo non veniva mai regalata e non poteva esser rubata (leggi: sottrarre un piccolo ramo per farlo radicare e vederlo trasformarsi in breve tempo in una meravigliosa pianta altamente ornamentale. Tra tutti i furti, questo non è forse il più bel peccato veniale?).