Gli animali che vivono sulle isole si sono evoluti in modi singolari rispetto agli altri. Dagli ippopotami nani ai topi di grandi dimensioni, fino al “dodo”, un gigantesco piccione incapace di volare: l’effetto isola determina il fatto che le specie, in questi specifici contesti, evolvano in “giganti o nani”. Secondo uno studio, le specie insulari corrono un rischio di estinzione più elevato rispetto gli altri animali. Questi risultati sottolineano l’importanza di comprendere gli schemi dell’estinzione del passato per valutare lo stato attuale della biodiversità e le entità che la minacciano.
La ricerca, svolta dal gruppo di ricerca capitanato da Daniele Silvestro dell’Istituto svizzero di bioinformatica (SIB) dell’Università di Friburgo, è stata pubblicato sulla rivista “Science”.
La curiosa “regola dell’isola”
L’effetto isola, zona-fulcro della biodiversità, determina che mammiferi, uccelli , rettili e alcuni anfibi si evolvono in modi radicalmente diversi rispetto ai loro parenti della terraferma. Secondo la curiosa “regola dell’isola”, le specie piccole tendono ad evolversi per diventare molto più grandi mentre le specie più grandi rimpiccioliscono.
Animali “nani” e “giganti”
Lo studio del 2021 ha rilevato che l’estensione del nanismo o del gigantismo animale dipende in parte dalle dimensioni e dall’isolamento dell’isola. Isole più piccole e remote hanno provocato cambiamenti di dimensioni più pronunciati nelle diverse specie. Lo studio ha anche scoperto che fattori come risorse limitate e spazio erano una delle principali cause del ridimensionamento degli animali man mano che si adattavano ad habitat più piccoli. D’altra parte, la minore concorrenza e la mancanza di predatori hanno fatto sì che le specie fossero spesso liberate dalle restrizioni evolutive in termini di dimensioni.
Le specie ancora presenti
Sebbene molte specie insulari siano ormai estinte, ce ne sono diverse che si possono trovare ancora oggi. Sull’isola filippina di Mindoro c’è un minuscolo bufalo che misura il 21% delle dimensioni del suo parente continentale più prossimo. Le isole vicine ospitano un cervo maculato che è il 26% più grande del suo equivalente sulla terraferma. Nell’Hutia della Giamaica, un roditore gigante misura quattro volte e mezzo il suo parente continentale più prossimo.
Elevato rischio di estinzione
Secondo lo studio pubblicato su “Science”, le specie insulari più grandi e piccole sono soggette a un elevato rischio di estinzione. Dopo aver esaminato 1.231 specie esistenti e 350 estinte negli ultimi 23 milioni di anni, i ricercatori hanno scoperto che quelle con i cambiamenti di dimensioni più evidenti avevano il più alto rischio di estinzione. Questa minaccia è in aumento, ha rilevato il rapporto, mettendo in pericolo alcune delle specie più affascinanti del pianeta.
L’effetto dell’uomo sugli animali
Analizzando gli archivi fossili mondiali dei mammiferi insulari, gli autori hanno anche notato una chiara correlazione tra le estinzioni delle specie delle isole e l’avvento dell’uomo moderno. Gli esseri umani portano infatti malattie e predatori invasivi e attraverso la caccia e la distruzione degli habitat sconvolgono gli ecosistemi delle isole.