Certe violenze si possono arginare sul nascere? La ferocia con cui un uomo ha ucciso la moglie a Gravina di Puglia, bruciando l’auto in cui viaggiava, è stata il culmine di un’escalation di brutalità durata anni, fatta di percosse e aggressioni, per cui la donna era finita in ospedale. Come uno dei suoi figli, che aveva cercato di difenderla, anche lui aggredito in casa. L’uomo è un pregiudicato: difficile pensare di poterlo contenere.
Ma a fronte di casi così, ce ne sono altri in cui invece si può tentare di evitare che la violenza diventi cronica, segnalandola sul nascere, con uno strumento alternativo alla denuncia: l’ammonimento. Ci spiega come funziona l’avvocata penalista Cristiana Coviello, che collabora con la rete antiviolenza Reama.
Cos’è l’ammonimento?
«Si tratta di una misura che negli ultimi anni è stata applicata sempre di più» dice l’avvocata. «Nasce nel 2009 insieme al reato di stalking, per il quale è tagliata su misura, e in seguito, grazie alle riforme avvenute nel 2013 e nel 2023, si applica anche per il reato di maltrattamenti in famiglia, violenza privata, minaccia aggravata e revenge porn: è un atto amministrativo che serve ad ammonire la persona che sta mettendo in atto comportamenti persecutori o maltrattanti».
Che differenza c’è tra ammonimento e denuncia?
Semplicemente si segnalano alla Polizia le condotte violente, prima che diventino abituali, croniche e aumentino di pericolosità: «Nel concreto, si raccontano i dettagli degli eventi, fornendone il più possibile le prove: messaggi, foto, screenshot ed eventuali testimoni» prosegue. Il Questore assume le informazioni necessarie e, se si ritiene che ci siano gli estremi di reato, in accoglimento della richiesta della vittima, convoca l’autore e appunto lo ammonisce: ovvero gli intima di interrompere le condotte».
Che conseguenze ha l’ammonimento sull’autore dei comportamenti violenti?
Questo provvedimento è una sorta di campanello d’allarme e ha lo specifico scopo preventivo di bloccare le azioni violente prima di sviluppi più drammatici: serve soprattutto quando ci si trova di fronte a persone non “abitualmente violente”, cioè che riconoscono ancora le regole civili comuni e il ruolo sociale importante delle forze dell’ordine. «Se la segnalazione avviene all’inizio di una certa condotta, è più facile che funzioni: per questo ritengo sia più indicato per lo stalking. Chi è un maltrattante abituale, che ha quindi una personalità violenta, invece, è difficile si faccia intimidire dall’ammonimento» sottolinea l’avvocata Coviello.
Qual è la criticità maggiore di questa misura?
«Quando si sporge denuncia, la conoscenza dell’indagine penale è riservata, cioè l’autore del presunto reato viene a sapere della scelta della vittima di procedere solo alla fine delle indagini o in caso di provvedimenti cautelari. Nel caso dell’ammonimento, invece, viene convocato subito, quindi la vittima può trovarsi in difficoltà e a volte in pericolo: sta davvero molto all’esperienza delle forze dell’ordine, allora, capire in che contesto e in quale fase del reato ci si trovi, e con che tipo di autore si ha a che fare. D’altra parte, però, ricordiamoci che, se dopo un ammonimento l’autore del reato insiste, basta mettere al corrente le forze dell’ordine affinché si proceda d’ufficio».
La crescita degli ammonimenti
Nel 2021 gli ammonimenti sono stati 2.886, nel 2022 sono aumentati a 3.654
14.8% i recidivi nel 2021 – 9,7% nel 2022
Le province con più ammonimenti: Catania, Trento, Milano. Quelle con meno: Livorno, Taranto, Viterbo
Fonte: Ministero dell’Interno, Dipartimento della Pubblica Sicurezza – Direzione Centrale della Polizia Criminale – Dati del mese di aprile 2023