Un figlio che arriva al diploma e chiede di fermarsi per un anno sabbatico mette in crisi e fa scattare i sensi di colpa di molti genitori. Subito a chiedersi: «Dove ho sbagliato se non vuole iscriversi all’università?».
Cosa fa crescere un figlio?
La domanda che aiuta a uscire da questo empasse potrebbe essere un’altra: «Cosa dà valore a questo tempo e cosa fa crescere mio figlio?». Certo che non è semplice perché oggi tutto questo compito è solo sulle spalle delle famiglie. Certo che, e faccio un esempio paradossale, sarebbe più facile vivere in una società che impone a tutti di cominciare a guadagnarsi da vivere a 18 anni. Ma sappiate che un anno sabbatico se ben speso può essere salvifico per i ragazzi. Questa generazione è senza garanzie, immersa nell’incertezza e nella competitività ma anche nella consapevolezza che qualsiasi sforzo potrebbe essere insufficiente per avere un lavoro e un futuro dignitoso.
Una società troppo meritocratica
Noi genitori ragioniamo ancora in un’ottica meritocratica. Ci facciamo guidare dall’illusione che se loro cominciano a imparare le lingue ancora prima di andare a scuola o si mettono in coda per iscriversi al master ancora prima di aver finito gli studi, si garantiscono “il posto”. La Gen Z non vuole essere schiava di un lavoro che oltretutto spesso non c’è e sa che i percorsi di studio tradizionali rischiano di mantenerla dipendente dalle famiglie per un lungo periodo della vita adulta.
Un tempo c’era la naja
«Quali sono le competenze che ci servono davvero e dove le impariamo?» si chiedono molti ragazzi. Assecondiamo questa diversa prospettiva anche perché i giovani hanno bisogno di esperienze iniziatiche che marchino il crescere. In passato con i suoi chiaroscuri c’era la naja che imponeva un anno di uscita dalla comfort zone familiare, oggi non abbiamo pensato a qualcosa di più evoluto che assolva a questa funzione. E i ragazzi lo cercano. Ecco perché la domanda scomoda che i genitori dovrebbero farsi è: meglio coprire tutte le tappe scolastiche nel momento giusto, rispondendo alle attese della famiglia, o deluderla e tollerare di averlo fatto per essere pionieri di una strada propria?