Una bolletta più chiara, semplice e trasparente, come uno scontrino. È l’obiettivo dell’Autorità per l’energia, reti e ambiente (Arera) che sta mettendo a punto proprio la nuova bolletta 2.0. Cambia, dunque, il modo di fornire informazioni ai cittadini sui propri consumi e costi di luce e gas, che ad oggi risultano spesso molto complicati. Ad esempio, le due voci saranno scorporate in modo chiaro, perché si possa capire quanto realmente si spende per corrente elettrica e gas, e quanto invece è dovuto a spese fisse, come le tasse.
La bolletta come uno scontrino
L’idea è di semplificare la bolletta, che oggi contiene moltissime informazioni e dati, ma spesso poco chiari da capire. Il risultato è che nella maggior parte dei casi ci si limita a pagarla, senza avere ben chiaro quanto si sta spendendo per la fornitura o quanto, invece, riguarda costi fissi come gli oneri e le spese di servizio. Non si tratta solo di trasparenza, però, perché senza un’indicazione chiara dei reali consumi risulta difficile anche contenerli, per esempio cambiando le proprie abitudini nell’uso degli elettrodomestici. Insomma, l’obiettivo è arrivare a un documento che assomigli a uno scontrino.
Perché cambia la fatturazione
Da qui la decisione di Arera di lanciare una seconda consultazione, dopo la prima già avvenuta con consumatori e operatori, per poi indicare in modo chiaro cosa dovrà contenere la bolletta. Ci sarà tempo fino al 10 maggio, poi l’Autorità procederà con le nuove fatturazioni. «Noi abbiamo inviato alcune osservazioni in passato e lo rifaremo, perché la chiarezza in bolletta è fondamentale: senza trasparenza non ci può essere concorrenza, a maggior ragione col passaggio al mercato libero. Noi avremmo preferito maggiore gradualità, perché oggi molti utenti si trovano a pagare di più che non nel mercato tutelato proprio per mancanza di informazioni trasparenti, quindi ben venga la riforma», spiega Mauro Antonelli dell’ufficio studi dell’Unione Nazionale Consumatori.
Quali voci sulla prima pagina
Per prima cosa i documenti recapitati a casa, o via email nel caso delle bollette elettroniche, avranno un frontespizio unificato: significa che tutti gli operatori indicheranno sulla prima pagina gli stessi dati, come il nome del titolare del servizio, indirizzo di fornitura, dati del pagamento, tipo di contratto e importo totale, proprio come in uno scontrino. Sempre sulla prima pagina nelle nuove bollette sarà indicato anche l’eventuale bonus sociale che viene applicato ai soggetti che ne hanno diritto, con i dettagli dello “sconto”. Sarà solo sulle pagine successive che saranno illustrate le altre voci in modo dettagliato.
Le altre voci sulla nuova bolletta
Per rendere più comprensibile la bolletta, però, saranno distinti gli importi fatturati: da un lato lo “scontrino” vero e proprio, dall’altro un box che conterrà i dettagli dell’offerta (per esempio, fornitura con fasce orarie differenziate, ecc.). Anche questo è un passaggio importante, secondo le associazioni dei consumatori: «È fondamentale, perché se un utente non sa quanto paga per luce e gas non può fare una scelta oculata sul fornitore. Il problema è che ancora oggi non è indicato il prezzo per kilowattora (kWh) della corrente elettrica né quello al metro cubo per il gas. A questo si aggiungono, poi, voci come la quota di commercializzazione fissa.
Attenzione alla quota “nascosta”
Si tratta di una voce che viene spesso sottovalutata. «Indica il costo fisso annuo del servizio, che viene applicato anche in caso di consumi pari a zero e che spesso non è indicato in modo esplicito in fase di offerta commerciale, ma alla fine pesa sulla bolletta. Secondo noi andrebbe indicato in modo chiaro, anche perché viene stabilito in modalità differenti a seconda dei fornitori: alcuni fissano una cifra annua, altri lo calcolano a partire da un parametro fisso (detto PUN) a cui viene aggiunto un indice variabile. In altri casi ancora l’indice variabile è moltiplicato per il PUN, in altri ancora si sommano e poi si moltiplicano o viceversa. Il risultato è un caos che rende impossibile all’utente paragonare i costi», spiega Antonelli.
Come si dovrebbe leggere la bolletta
«Noi riteniamo che la bolletta dovrebbe avere il costo in kWh per la luce e in metro cubo per il gas. Ma questo oggi non è possibile: è come se andassi a fare il pieno di benzina e, invece che avere il costo a 1 euro e 80 al litro per la benzina, per esempio, trovassimo un cartello che indica che il prezzo è di 1,80 in un primo ipotetico scaglione fino a 10 litri; 1,90 per un secondo scaglione fino a 20 litri e così via. Alla fine non capiremmo quanto stiamo pagando e il calcolo diventerebbe molto difficile. A complicare le cose ci sono l’aggiunta di Iva, accise, addizionali regionali, costi di gestione e trasporto, ecc. Per questo occorrerebbe un intervento del Governo. Per ora ci accontentiamo dello sforzo di Arera di semplificare», dice l’esperto dell’Unione Nazionale Consumatori.
Consumi reali e oneri di servizio
Ciò che cambierà davvero sarà proprio l’indicazione chiara tra la quota da pagare per i reali consumi e quella che invece è dovuta per oneri di servizio, tasse, trasporto, ecc. Non si tratta di un dettaglio da poco perché permette di poter valutare meglio quanto si consuma e quindi, eventualmente, intervenire cambiando le proprie abitudini o il gestore: solo avendo chiaro quanto pesano le singole voci si potrà decidere come gestire la propria bolletta, capire se le condizioni sono ancora convenienti o scegliere formule più adatte al proprio profilo. Se, per esempio, si ha una tariffa bioraria che consente di spendere meno facendo le lavatrici di sera, ma si sono modificati i propri orari – magari perché si lavora in smartworking e si possono azionare gli elettrodomestici anche di giorno – potrebbe essere utile passare a un altro piano di consumo.
Più chiarezza sul contratto sottoscritto
Un altro passaggio importante riguarda proprio le condizioni del servizio di fornitura. Nella seconda pagina, infatti, dovranno essere indicate in modo trasparente le voci sul contratto. In particolare, non dovrà mancare l’indicazione di eventuali penali di recesso (con relativa data a partire dalla quale sarà applicata all’utente che voglia cambiare contratto), o i termini di scadenza di una determinata offerta. «Anche queste sono indicazioni importanti. Molte offerte del mercato libero non sono trasparenti. L’ideale sarebbe un sistema di calcolo, per esempio dei costi di commercializzazione, che preveda un indice come il PUN affiancato a una percentuale, un po’ come accade per i mutui, in modo che gli utenti possano paragonare questo “spread” in modo facile e diretto. Attendiamo le disposizioni di Arera e lavoreremo per rendere le bollette sempre più chiare», conclude Antonelli.