Un aiuto in più per gli ultra 80enni. È lo scopo della cosiddetta prestazione assistenziale per gli anziani, che ha ottenuto il via libera da parte del consiglio dei Ministri. Si tratta di un sostegno per i grandi anziani, in particolare gli over 80, non autosufficienti e in condizioni di disagio economico che non permettono di coprire le spese per aiuti domiciliari. Ecco di cosa si tratta nel dettaglio.

Cos’è l’aiuto economico per gli over 80

Si tratta di un assegno che ha come obiettivo l’aiuto nel sostegno di spese di cura e assistenza svolto a domicilio, come possono essere badanti o assistenti, oppure per l’acquisto di servizi di cura e assistenza forniti da imprese qualificate. È previsto dal decreto attuativo della Legge Delega (n. 33/2023), che risaliva alla scorsa primavera. «Consisterà in un assegno di 1000€ mensili così da aiutare aiutare a pagare pagare badanti o altri servizi per questi anziani con un livello di bisogno assistenziale gravissimo», conferma Carolina Casolo, consulente previdenziale e fiscale.

A chi è rivolta la misura?

Come ha spiegato la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, in aula a Montecitorio appena prima del via libera definitivo del Governo, il contributo serve a garantire «agli anziani il diritto di poter continuare a curarsi nella propria casa». «È un provvedimento estremamente innovativo che punta a costruire un nuovo modello di welfare e che permetterà di dare risposte concrete ai bisogni dei nostri oltre 14 milioni di anziani, di cui 3,8 non autosufficienti», ha poi spiegato la viceministra del Lavoro, Maria Teresa Bellucci, che ha coordinato la stesura del Dlgs con gli altri Ministeri come quello della Salute.

Quali sono i requisiti per la prestazione assistenziale?

Per poter accedere al sostegno occorre soddisfare alcune condizioni: per quanto riguarda l’età, occorrono almeno 80 anni. L’anziano beneficiario, inoltre, deve essere considerato non autosufficiente, con «un livello di bisogno assistenziale gravissimo». Infine, dal punto di vista economico, la prestazione è destinata a chi ha un Isee sotto 6.000 euro. «Naturalmente mettendo un tetto ISEE così basso, potranno richiederlo circa 25.000 persone su una platea di 1,4 milioni di anziani già titolari di indennità di accompagnamento», spiega Casolo.

A quanto ammonta?

La misura è costituita da due quote: una fissa corrispondente all’indennità di accompagnamento (531,76 euro), mentre una parte variabile è considerata un’integrazione. Quest’ultima è definita «assegno di assistenza» ed è pari a 1.000 euro al mese. Sostituirà l’attuale indennità di accompagnamento e le altre misure per il sostegno della domiciliarità. «In pratica, con questo assegno, l’indennità di accompagnamento passerà da 531,76€ a 1380€ mensili, per chi rispetta anche la soglia ISEE ovviamente, mentre gli altri continueranno a percepire solo l’accompagnamento», chiarisce Casolo.

Come e dove fare domanda per la prestazione assistenziale

La prestazione sarà erogata dall’Istituto Nazionale di Previdenza, quindi «la domanda probabilmente si farà ad Inps, ma mancando ancora un anno all’entrata in vigore ovviamente non sono ancora state rese note le modalità esatte», conferma l’esperta consulente. Come si legge nel testo, l’Inps provvederà perché sia «riconosciuta, previa espressa richiesta, alla persona anziana non autosufficiente» che ha «almeno 80 anni, un livello di bisogno assistenziale gravissimo, un valore dell’indicatore della situazione economica equivalente (Isee) per le prestazioni agevolate di natura sociosanitaria, in corso di validità, non superiore a euro 6.000». Attenzione, perché l’assegno andrà restituito se non sarà stato tutto o in parte utilizzato. Questo non impedirà di continuare a riceverlo nei mesi seguenti, se continueranno a sussistere i requisiti.

Una sperimentazione attesa da tempo

La misura, prevista dal consiglio dei Ministri che ha firmato il decreto attuativo, «sarà introdotta in via sperimentale, a partire dal 1° gennaio 2025 e fino al 31 dicembre 2026», aggiunge Casolo. Dunque per un totale di due anni solari. La prestazione universale per gli anziani si inquadra nel Piano anziani, finanziato con «oltre 1 miliardo di euro». Ad esempio, prevede un’integrazione tra Assistenza domiciliare integrata (Adi) e Servizio di assistenza domiciliare (Sad) per favorire la domiciliarità, ma anche la riqualificazione dei servizi dedicati agli anziani non autosufficienti, sia in ambito residenziale e semiresidenziale, che domiciliare. Perché diventi effettivo, però, occorrono un ultimo passaggio dalle commissioni parlamentari e il successivo esame del Consiglio dei ministri, previsto entro due mesi dunque per fine marzo 2024.