Divorzio: si può lasciarsi senza rancore? Quando Ilary Blasi e Francesco Totti hanno annunciato la separazione, non erano d’accordo nemmeno sul comunicato stampa: alla fine ne hanno inviati due. Figurarsi dopo, quanta sintonia. Rancori, veleni, battaglie legali hanno confermato come spesso finiscono i matrimoni. Male. Da una parte il valzer di accuse, dall’altra i figli, dall’altra ancora il denaro.
Divorzio senza rancore
Poi arrivano i Ferragnez e la musica non cambia. Peccato. È così fuori luogo sperare che una storia d’amore finisca con il rispetto e l’affetto che due ex meritano? Lasciarsi con benevolenza, parliamo di questo. Non è un ossimoro, forse sarà una sfida. O una cosa che ci piace immaginare condivisa. Come lo sono i figli e i ricordi.
Gli ultimi dati Istat, riferiti al 2023, parlano di una diminuzione di divorzi (-3,3%) e di separazioni (-8,4%). Speriamo che il trend continui e ne nasca anche uno nuovo: «Lasciamoci così, senza rancore», come cantava Achille Togliani, affinché, anche se si naviga a vista, non sia un calvario. Il lessico e le procedure legali non aiutano, va detto, e all’inizio si è persi in un nuovo mondo senza mappe per orientarci. Senza l’ABC. A come Assegni, B come Beni e C come Consensuale, per intenderci. Serve chiarezza. Il Manuale dei perfetti separati (Pacini) è nato per questo.
Un alfabeto di voci corredato da storie, con un linguaggio semplice e diretto. «Mi sono messa nei panni di chi si separa e ho scritto il libro che avrei voluto leggere» dice l’autrice Laura Logli, avvocata, esperta di diritto di famiglia. «Sono partita dai dubbi dei miei clienti e da quelli confidati dai lettori che scrivono alla mia rubrica su Donna Moderna. Spesso le persone si sentono sole, spero che questa guida possa aiutarle».
Da dove iniziare, allora, per gestire i grandi temi che accompagnano ogni rottura, ovvero , soldi, figli e nuovi partner? Da queste tre “regole del divorzio perfetto”.
Divorzio: cosa dice la legge
Francesco Guccini cantava che «bisogna saper scegliere il tempo, non arrivarci per contrarietà». Parafrasando, bisogna saper scegliere il bene comune, non arrivarci con una sentenza. E il bene comune è, prima di tutto, la serenità. Lasciare che sia il tribunale a decidere il nuovo stile di vita può ferire ancora di più se al giudice affidiamo richieste che somigliano più a vendette. Accade quando in ballo ci sono i soldi, i figli, un nuovo partner. «Non è sempre giusto pretendere un tenore di vita immutato» avvisa Logli. «Spesso devo spiegare alla moglie che, se non ha rinunciato alla carriera per la famiglia e non ha contribuito al patrimonio del marito, non può chiedere un assegno divorzile che le garantisca lo stesso stile di vita. Oggi è contemplata solo la parte risarcitoria, ovvero una cifra che ipotizza quanto le serve per vivere. Con le nuove leggi il matrimonio non è più l’ascensore sociale dalla durata eterna».
Quando si preserva il tenore di vita
Solo in un caso il tenore di vita va preservato: per i figli. «Visto il cambiamento traumatico che vivono, la loro vita dovrà essere protetta il più possibile». Anche quando arrivano nuovi partner. «Spesso invito i coniugi a non aver fretta di far entrare i nuovi compagni nella vita di un figlio: va fatto nel rispetto dei suoi tempi».
Mettete tutto nero su bianco
Dai giorni di affido condiviso dei figli ai tempi degli assegni di mantenimento, servono subito patti chiari. Perché col tempo possono cambiare le esigenze e arrivare imprevisti come una malattia o un licenziamento. «È possibile che l’ex moglie perda il lavoro o che l’ex marito abbia una promozione, per cui le condizioni economiche cambiano rispetto al momento in cui è stato deciso l’assegno divorzile. In quel caso si possono chiedere delle modifiche. I provvedimenti del giudice seguono il principio del rebus sic stantibus, ovvero in base alla situazione così come era in quel momento» precisa Logli.
Divorzio: cosa succede quando il figlio diventa maggiorenne
Le sentenze non sono incise nella pietra, ma proprio per questo avere un accordo dettagliato da cui partire resta fondamentale per non cambiare le carte in tavola in base a spinte emotive. «Uno snodo da non sottovalutare è quando un figlio diventa maggiorenne, si laurea e non trova lavoro. Ho avuto il caso di un padre che accusava la madre di averlo viziato e, per questo, non voleva passare più soldi al figlio» esemplifica Logli.
Le regole del divorzio: quando arriva il nuovo partnr
Una separazione è una rivoluzione nei sentimenti e nella vita quotidiana: ecco perché spesso si scrive nell’accordo di voler conoscere il nuovo partner prima di presentarlo ai figli. «Quando poi questa persona inizia a vivere in casa, può succedere che l’ex chieda di rivedere l’assegno pattuito: ci sta, non è una vendetta» osserva Logli. «Si presume che la nuova coppia condivida alcune spese e quindi la cifra necessaria potrebbe essere inferiore. Se invece la presenza del nuovo partner non è ben vista dai figli o giudicata nociva, è un problema diverso. Chiedere la revoca dell’assegnazione della casa a causa della presenza del convivente? Succede, ma è raro».
Lasciate andare la rabbia
Volersi bene da separandi è più importante di quanto si creda. Impiegare meno tempo possibile nel restare invischiati nel conflitto fa bene a tutti. Ai figli, ai coniugi, al senso di ciò che si è stati insieme. Volere il bene dell’altro nonostante tutto è un modo per tenere vivo un legame che comunque resterà. Anche con un tradimento. Anche quando i figli traslocano due settimane al mese in un’altra casa. Anche quando l’assegno tarda ad arrivare e tocca anticipare i soldi. «Molte persone soffrono così tanto, soprattutto quando il matrimonio finisce a causa di una terza persona, che pensano che solo un risarcimento economico possa aiutarli a voltare pagina. In realtà, nemmeno quello è scontato.
Divorzio: ci può essere un risarcimento?
Solo se si possono testimoniare eventi come depressione o danni plateali all’immagine si può chiedere un risarcimento, che comunque è una tantum» precisa Logli. Ecco il punto: l’errore più diffuso è pensare che la giustizia consista nell’ottenere più soldi, invece è ritrovare la serenità. «Serve pazienza: con i nuovi ritmi da impostare con i figli, con le previsioni delle spese per le vacanze, con l’idea che l’ex stia col nuovo partner nella casa di montagna che era della nostra famiglia. Sono det- tagli di una nuova vita e somigliano a tasselli di un mosaico di cui non conosciamo l’immagine finale». Per questo servono calma e fiducia. La rabbia è il primo ostacolo del benessere di tutti. «Se non si riesce ad affrontarla, con- siglio sempre di farsi aiutare. Le crisi e i cambiamenti sono occasioni in cui le fragilità nascoste emergono. E un sostegno psicologico è l’unico vero risarcimento che possiamo dare a noi stessi».