Un uomo di 40 anni, con due bambini si è separato da poco. La casa è di sua moglie. Anche quella al mare è sua. La baby sitter è pagata da lei così come le scuole private. Lui ha sempre lavorato, dice di essere un padre amorevole e un marito devoto. Lei è una professionista di successo.
Di quali diritti gode?
Il quarantenne si chiede perché quando è l’uomo a guadagnare molto meno e per giunta forzato a separarsi e a uscire di casa, giudici e avvocati lo guardano come se non avesse diritti.
La richiesta di assegno è giusta
E ha ragione. A parità di condizioni è molto più facile e “accettabile” che sia una donna a chiedere un contributo al mantenimento al marito. Ma occorre tenere presente che anche per le donne le cose stanno cambiando, visto che gli assegni dati in divorzio sono più bassi di quelli di un tempo e difficilmente a una ex moglie con uno stipendio, una laurea e un master, sebbene con un marito più ricco, verrebbe dato un assegno divorzile.
Cosa spetta all’ex marito in difficoltà
Può comunque chiedere un assegno legato al mantenimento dei suoi figli, necessario per riequilibrare la situazione quando i bambini saranno con lui. E anche un contributo per la casa che dovrà affittare lasciando quella coniugale oltre che un supporto per pagare la tata, prima pagata da sua moglie.
Cosa non gli spetta
È vero d’altra parte che se anche subisce la separazione e la moglie ha violato un dovere del matrimonio, quello della fedeltà, l’ex marito non sarà risarcito. Il nostro sistema giuridico non prevede sanzioni per i partner infedeli. Per questa ragione i doveri previsti dal matrimonio rischiano di rimanere ideali sprovvisti di tutela giuridica.