Il 65% degli italiani arriva puntuale agli appuntamenti e il 54% dichiara di non presentarsi mai a mani vuote, se invitato a cena o a pranzo in casa altrui. Una volta a tavola, poi, l’80% finisce il cibo che ha nel piatto, ma sono ben pochi quelli disposti a pagare il contro anche per gli altri, se si trovano al ristorante: solo 1 su 4, pari al 25%. Un numero che sale solo se si tratta di qualche occasione speciale. La fotografia arriva da uno studio sulle buone maniere, condotto a livello europeo, da Preply, piattaforma per lo studio delle lingue straniere.

Baci sulle guance o stretta di mano?

Un altro aspetto interessante della ricerca riguarda un altro grande classico della buona educazione: il modo di salutarsi. In genere per gli europei vince il bacio sulla guancia (55%), ma solo se è l’altra persona a prendere l’iniziativa. In questo caso gli italiani non hanno problemi, mentre in altri Paesi come Danimarca, Estonia, Svezia e Slovenia questo gesto non è così apprezzato: la maggioranza risponde che non saluterebbe nessuno con due baci sulle guance, preferendo la semplice stretta di mano. Ma qual è il saluto più “educato” con gli estranei?

Come si saluta all’estero

«C’è una regola che vale un po’ dappertutto: si lascia il privilegio di prendere l’iniziativa alla persona di maggior riguardo, che in genere è la più anziana o colui che ospita» spiega Nicola Santini, giornalista, scrittore e volto tv, esperto di bon ton. «Ma molto dipende dal Paese in cui ci si trova: in Cina, ad esempio, si aspetta che sia il cinese a salutarci e ci si comporta nello stesso modo. Ma il fair play del galateo dice che è bene informarsi su usi e costumi del posto, per sapere già come comportarsi. Se si ha a che fare con personaggi famosi, come il Papa o i regnanti di Inghilterra, è noto che non si devono toccare e non gli si rivolge per primi la parola, ma se si ha a che fare con persone comuni, si lascia il primo gesto a colui con chi si ha meno confidenza, per poi adeguarsi».

Evitare le gaffe come il baciamano

«Come dicevo, l’importante è evitare le gaffe, come invece a volte accade anche ai capi di Governo. Anni fa era successo anche all’allora premier, Silvio Berlusconi, che in occasione di un matrimonio istituzionale in Israele fece il baciamano alla sposa, senza sapere che in quel Paese non è previsto il contatto fisico, né la stretta di mano tra un uomo e una donna – spiega ancora Santini – Lei ritrasse la mano e per poco non scappò l’incidente diplomatico. Occorre, quindi, informarsi sulle consuetudini, se si ha a che fare con stranieri. Per esempio, se vado in Cina devo sapere che per salutare mi devo limitare a un lieve inchino e cenno del capo, tenendo le mani lungo i fianchi». In questo gli italiani ritengono che l’alternativa al bacio sulla guancia sia la stretta di mano (64%), mentre il 19% opta invece per un saluto a distanza e solo il 16% cerca da subito il contatto fisico con un abbraccio.

In anticipo o puntuali agli inviti a cena?

C’è un aspetto su cui pare tutti gli europei concordino: arrivare puntuali (65%), mentre un 30% propende per arrivare in anticipo. «La puntualità è molto importante, ma se si parla di inviti a cena sta anche al garbo del padrone di casa indicare un orario che non coincida con quello in cui ci si siede a tavola. Occorre prevedere, infatti, qualche minuto da dedicare alla conversazione, che è il momento in cui si ha la possibilità di socializzare o presentarsi. È quindi importante arrivare puntuali, ma mai in anticipo perché si potrebbe mettere in difficoltà i padroni di casa, magari alle prese con gli ultimi preparativi. Insomma, l’anticipo in caso di invito a cena è meno perdonabile del ritardo che, entro i 10 minuti, rientra nella soglia di tolleranza», spiega l’esperto.

Mangiare tutto o lasciare nel piatto?

Una volta a tavola oltre 8 italiani su 10 affermano di finire sempre il cibo nel piatto per rispetto di chi ha cucinato e allestito la tavola. «Anche in questo caso è importante capire in che Paese ci si trova: in quelli occidentali si finisce tutto e si può accettare il bis, ma senza chiederlo! In oriente, invece, ci sono tradizioni differenti: ad esempio, in Giappone ogni singolo piatto viene prima osservato con cura, manifestando così di apprezzare il cibo, come fosse opera d’arte. Se si avanzano pochi chicchi di riso, inoltre, significa che se ne vuole ancora. Al contrario in Cina la ciotola di riso non va mangiata del tutto, diversamente dalle altre pietanze, perché equivarrebbe a dire che non ti è stato offerto abbastanza da mangiare. Nei paesi arabi, poi, il padrone di casa serve i bocconi più prelibati agli ospiti di maggiore riguardo ed è un obbligo finire tutto» spiega Santini. E in Italia? «Da noi, si finisce tutto e, dove ci si serve da soli dal piatto di portata, è sufficiente non riempirsi tutto il piatto ma solo metà o al massimo tre quarti, in modo da non rischiare di avanzare cibo. È comunque sempre lecito accettare il bis, ma non chiederlo per caffè e dolci», dice Santini.

Ci si presenta a mani vuote?

Quando invitati, comunque, gli italiani non amano arrivare a mani vuote: il 54% porta sempre un dono e il 40% riserva questa cortesia alle occasioni speciali. A farlo sono soprattutto le persone di età compresa tra i 45 e i 54 anni. Il fanalino di coda in Europa, invece, è rappresentato dalla Finlandia. «Chiariamo che non è un obbligo, anche se gradito, ma ci sono alcune regole. I fiori si dovrebbero far recapitare prima, per non costringere il padrone o la padrona di casa a cercare un vaso o lo spazio in cui metterli. Oppure il giorno dopo per ringraziare e quando non si può ricambiare l’invito a stretto giro. No al gelato e a quei cibi che richiedono posto in freezer o in frigo. Sì al vino, ma senza la pretesa che sia aperto in quella occasione. Bene anche un regalo come un libro», consiglia l’esperto, autore anche del libro Viva la pasta col pomodoro, con ricette di chef e personaggi famosi (e non) sul piatto più copiato della cucina italiana (Ed. Graphe).

Quando offrire il pranzo o la cena?

A proposito di pasti, una curiosità riguarda il fatto che solo il 26% dei connazionali pagherebbe il conto anche per gli altri commensali, mentre il 45% lo farebbe, ma solo in occasioni particolari come compleanni o anniversari. «Dividere alla romana non è maleducazione, ormai è una formula sdoganata, ma è una consuetudine da migliorare: se si è tra amici o colleghi e i pranzi insieme sono una consuetudine, è meglio pagare a turno. Sicuramente eviterei di dividere gli spiccioli, ma solo in base al numero di persone, non a ciò che si è mangiato. In genere, comunque, paga chi invita», suggerisce il giornalista.

Le regole “universali”

A prescindere dal galateo dei singoli Paesi, “l’etichetta” è importante anche e soprattutto quando ci si trova a confrontarsi con le consuetudini che si incontrano all’estero, soprattutto oggi che la mobilità, anche internazionale, è aumentata. Un esempio riguarda l’uso di togliersi le scarpe quando si entra di altri: in questo gli italiani – come Spagna e Portogallo – pare siano restii e solo il 61% è disposto a farlo, se richiesto dal padrone o dalla padrona di casa, mentre esistono Paesi dove è un “must”. Nei restanti 24 Paesi analizzati da Preply, invece, la maggioranza afferma di togliere sempre le scarpe quando entra in casa di qualcun altro. «Anche in questo caso ci si adegua alle consuetudini dei singoli Paesi – conclude Santini – In Cina e Giappone si offrono ciabatte per gli ospiti, per esempio. Sicuramente, se si tolgono le scarpe, non le si deve lasciare fuori dalla porta, nel pianerottolo comune!».