«Sto divorziando da mio marito e vorrei che mi comprasse una casa. Il mio avvocato sostiene invece che dovrebbe pagarmi un mensile ma io non sono tranquilla: e se poi non versa più gli alimenti o viene licenziato? È lui a lasciarmi e francamente vorrei la sicurezza di un tetto sulla testa visto che non riuscirò mai ad avere il capitale per un appartamento» (Luisa)
Premessa d’obbligo: cara Luisa l’acquisto di una casa da parte del tuo ex può essere solo il risultato di un accordo tra di voi, non una decisione imposta dal giudice. lI giudice invece potrà assegnarti la casa in godimento qualora i figli vivano con te e fino a quando non saranno autonomi economicamente. Il magistrato potrà inoltre ordinare al tuo ex di versarti un assegno mensile nel caso in cui tra voi ci sia una sostanziale differenza di reddito e patrimonio e nel caso in cui tu abbia fatto sacrifici per la vita matrimoniale, rinunciando a un pezzo della tua realizzazione. Questo assegno consentirà di riequilibrare la situazione economica tra voi due, tenendo conto delle vostre entrate e della vostra disponibilità complessiva, senza però dover rispettare il criterio del tenore di vita avuto durante il matrimonio.
Le recenti sentenze della Cassazione hanno specificato che in caso di divorzio non ci si deve più attenere alle abitudini relative al menage economico. In più ricorda che questo assegno non è eterno e immodificabile. Può cambiare qualora la situazione cambi, per esempio nel caso in cui il tuo ex si impoverisca o se la tua condizione economica migliora in modo significativo. Ecco perché molto spesso la parte economicamente più debole preferisce in sede divorzile ricevere una somma o un bene a titolo di definizione una tantum. Una sorta di liquidazione, dopo di che non ci sarebbe più nulla a pretendere l’uno dall’altro. Anche l’una tantum divorzile, però, non può essere imposta dal magistrato ma soltanto essere definita attraverso un accordo tra le parti.