«Credo che mio marito abbia messo una spia nel mio cellulare. Sostiene di avere le mie chat di whatsapp, mail, messaggi con un caro amico con cui per un periodo ho avuto una frequentazione intima. A parte la questione privata che è molto complessa, mi domando se tutto questo sia lecito e se mio marito possa spiarmi e vedere la mia corrispondenza» (Sara)
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Installare un programma per spiare è un reato penale
La legge non vieta la vendita e l’acquisto dei programmi cosiddetti “spia” ma ne limita l’utilizzo. Per incorrere nella responsabilità penale è
sufficiente la semplice installazione del programma, indipendentemente dalla sua attivazione.
Non si può leggere la corrispondenza altrui
Inoltre, nessun problema coniugale può giustificare la “captazione” di conversazioni di cui non si è partecipi. È vietato anche violare password di cellulari e computer, per leggere la corrispondenza altrui, e il materiale ottenuto in questo modo potrebbe non essere utilizzabile in una causa. Fa eccezione solo se il computer o il tablet sono di uso familiare e non protetti da codice di accesso.
È reato registrare la conversazione tra il partner e un’altra persona
È vietato anche l’utilizzo di alcuni prodotti che consentono registrazione di immagini e suoni o intercettazioni di comunicazioni. C’è poi il reato di illegittimo trattamento dei dati personali. Fino a che viene registrata la conversazione da uno dei due interlocutori (la moglie registra il marito che la insulta o la minaccia oppure il marito che ammette di avere un’amante) siamo nell’ambito della legalità e il file audio potrà essere utilizzato in causa. Qualora invece si intercetti la comunicazione tra due altri soggetti (per esempio il marito e l’amante) si commette un reato.
Le regole per le riprese video
Per le registrazioni video, invece, va fatta un’importante precisazione: è lecito fare riprese in un luogo pubblico (al parco o per strada), ma filmare il partner presso il domicilio privato altrui o in un altro ambiente non pubblico rende passibili di querela. Chi oltrepassa i limiti imposti dalla legge commette un reato e non potrà nemmeno dire, a sua discolpa, di avere agito nell’interesse dell’unità familiare.