È bello essere giovani. Si ha davanti a sé un mondo di possibilità da scoprire e tante occasioni da cogliere. Eppure, crescere oggi è anche molto complesso.

Solitudine, difficoltà a socializzare e ad empatizzare, paura del futuro: per i ragazzi e le ragazze adolescenti la fase di passaggio all’età adulta è cruciale. Cresce il rischio di disagio sociale e relazionale, spesso alla base di comportamenti violenti, della dispersione scolastica e del fenomeno dei giovani NEET (non occupati né inseriti in un percorso di istruzione o di formazione).

Tra le cause principali rientrano le trasformazioni sociali, i mutamenti nei legami familiari, l’attuale scenario economico. Una situazione ulteriormente acuita dalla pandemia, che ha fatto emergere nuove domande su come affrontare la complessa questione giovanile e delle loro famiglie.

Sì perché se da un lato sono i giovani ad aver bisogno di un supporto per affrontare e progettare il proprio futuro, dall’altro anche le famiglie, spesso prive degli strumenti essenziali per gestire le problematiche con i propri figli, necessitano di essere accompagnate e sostenute nel ruolo genitoriale.

Ecco allora che l’intervento dev’essere su entrambi i fronti: diretto al giovane, ma anche al contesto in cui vive.

Insieme la soluzione giusta si trova sempre

Dal 2019 Regione Lombardia ha avviato un programma che supporta i giovani ad affrontare le difficoltà e sostiene le famiglie nel complesso ruolo genitoriale.

La misura ha permesso di finanziare percorsi rivolti a 1558 tra ragazzi (53%) e ragazze (47%), tra i 13 e 17 anni (il 66% dei destinatari) e tra i 18 e 22 anni (29%), appartenenti per il 30% a nuclei familiari cosiddetti vulnerabili (monogenitoriale e/o a bassa intensità lavorativa).

Gli esiti registrati al 2023 sono incoraggianti: aumento dell’autostima e della responsabilizzazione, costruzione della fiducia nelle proprie capacità di stabilire relazioni con i coetanei, rafforzamento delle competenze, miglioramento del rapporto e della comunicazione con le figure genitoriali.

Tra gli altri, un elemento di forza della misura è stata l’attivazione di percorsi di intervento personalizzati sulla base delle problematiche specifiche dell’adolescente e del suo nucleo familiare, grazie anche alla partecipazione di più figure professionali e di équipe multidisciplinari sul territorio.

Le novità per il 2023

Il programma di Regione Lombardia è stato fortemente implementato nel 2023, grazie a un investimento di 7 milioni di euro.

La platea di destinatari parte dagli 11 anni (invece che dai 13 come in precedenza) per cogliere eventuali segni di disagio fin dalla pre-adolescenza.

La durata massima del percorso è passata da 8 a 12 mesi. È stato introdotto un periodo di follow-up, che accompagna i destinatari anche dopo la chiusura del percorso.

E stato integrato l’utilizzo di sistemi digitali che consentono un contatto continuativo e coinvolgono direttamente i giovani e i genitori dei minorenni, grazie all’utilizzo di un’applicazione.

Gli obiettivi del progetto #UP

Gli interventi educativi messi in campo con il progetto #UP puntano a incoraggiare l’inclusione sociale dei giovani coinvolti, a sostenere l’accesso all’istruzione, a contrastare il fenomeno della dispersione scolastica e favorire la transizione dei giovani nel mercato del lavoro.

Dall’altro lato, la misura è tesa a sostenere i genitori nella gestione della delicata fase di transizione dei figli verso l’età adulta, a afforzare il sistema dei servizi sociali e sociosanitari, promuovendo l’integrazione e accrescendone la capacità di riconoscere e prendere in carico precocemente le situazioni di fragilità.

Come funziona il percorso

Il progetto è dedicato ai giovani da 11 a 25 anni.
La durata massima e di 12 mesi.
Il genitore o il giovane maggiorenne può avviare la richiesta attraverso i servizi territoriali indicati sul sito.
I servizi territoriali comunicano con l’ATS (azienda territoriale della salute) che prende in carico il provvedimento.
Un case manager e un coordinatore di percorso individuano gli strumenti idonei e seguono il giovane lungo l’intero percorso.
In caso di non idoneità al percorso, saranno individuati eventuali altri strumenti utili al singolo caso.