Gli adolescenti: un tema sempre attuale e la “dannazione” di molti genitori. Per le mamme e i papà che si sentono un po’ disperati e un po’ sconcertati nel vedere cambiare i figli, trasformati in quelle figure temibili chiamate “adolescenti”, arrivano parole di incoraggiamento, chiarezza e speranza da parte dell’esperta. Abbiamo, infatti, intervistato la dott.ssa Laura Petrini, formatrice e consulente pedagogica presso il CPP (Centro Psicopedagoico per l’Educazione e la Gestione dei conflitti).
Immaturità della corteccia prefrontale
Una delle prime illuminazioni che ci giungono dalla dott.ssa Petrini riguarda i motivi “scientifici” di alcuni comportamenti tipici dell’adolescente, come per esempio la tendenza a dire bugie o l’incapacità di valutare le conseguenze di alcune azioni.
«Ribaltiamo un po’ la visione che hanno tutti dell’adolescenza: le recenti scoperte in neuroscienze hanno evidenziato alcuni aspetti della maturazione cerebrale degli adolescenti che, fino a poco tempo fa, non erano stati identificati. Quella che da sempre viene considerata una fase di crisi, una sorta di blackout da cui i genitori vorrebbero uscire il prima possibile, è quindi in realtà solo una tappa dello sviluppo come le altre, caratterizzata da fragilità e criticità ma anche da molte opportunità. I comportamenti dell’adolescente non sono, infatti, dettati da un subbuglio ormonale ma da un’immaturità della corteccia prefrontale che, secondo le recenti scoperte, non ha ancora concluso completamente il suo sviluppo» spiega l’esperta.
«La corteccia prefrontale è la parte del cervello che regola molti aspetti della nostra vita mentale: la capacità di progettare e pianificare, di valutare le conseguenze delle proprie azioni, di agire con responsabilità. Chiunque abbia a che fare con un adolescente, quindi, non può prescindere dal prendere in considerazione questa immaturità e dall’interpretare alcuni comportamenti come conseguenze di questo stato» continua la dott.ssa Petrini.
I rapporti con i coetanei
I genitori di un adolescente restano facilmente sconcertati dai cambiamenti improvvisi che questa fase porta con sé. Per esempio, di punto in bianco un adolescente può non aver voglia di uscire con i genitori, può iniziare ad allontanare mamma e papà per favorire, invece, i rapporti con i coetanei.
«In questa fase, si assiste a un intensificarsi dei vissuti sociali, dei rapporti che gli adolescenti vivono con i pari. L’adolescente vive un fermento emotivo, una nuova intensità nelle emozioni. Tutto ciò lo porta a voler sperimentare le relazioni intensamente e i rapporti con i coetanei assumono una nuova importanza perché l’adolescente ha voglia di giocarsi tutto questo desiderio di intensità emotiva» spiega la dott.ssa Petrini.
Le bugie
Gli adolescenti sono capaci di raccontare incredibili ed enormi bugie, di elaborare racconti degni di una sceneggiatura cinematografica. A tutto ciò c’è una spiegazione scientifica.
«L’immaturità della corteccia prefrontale apre a una grande capacità creativa. Questa potenzialità creativa viene spesso utilizzata dall’adolescente per scopi non proprio nobili, per esempio per inventarsi memorabili bugie. L’adolescente non è cattivo e non si comporta in modo scorretto per fare impazzire il genitore o per farlo soffrire. È la sua immaturità a impedirgli di fare altrimenti. Qui, però, i genitori possono svolgere un ruolo importante: permettergli di accedere e usare tutta questa creatività ma in un contesto che preveda apprendimento, per non giocarsi un’opportunità simile, per esempio, nelle bugie» racconta la dott.ssa Petrini.
Incapacità di pianificare
Come può fare un genitore a inserire questi cambiamenti e questa immaturità in un contesto non rischioso per il figlio, sostenendo il cambiamento da un punto di vista educativo?
«È necessario che i genitori lascino all’adolescente la possibilità di sperimentare le sue relazioni ma in una cornice di regole che lo aiutino a muovere un comportamento senza grossi rischi. È fondamentale che queste regole siano sempre negoziate con i figli, però. È altresì cruciale aiutare l’adolescente a organizzarsi, perché ancora immaturo per farlo da sé. La capacità di pianificare è una pretesa del genitore ma questa fase prevede che l’adolescente sia sostenuto, per esempio all’interno di una pianificazione scolastica» continua l’esperta.
Continua ricerca del conflitto con l’adulto
Gli adolescenti cercano in continuazione il conflitto con gli adulti. E tutto ciò è indispensabile per la loro crescita, dunque il conflitto è fortemente necessario.
«L’adolescente esercita il conflitto con i genitori perché ha bisogno di rompere l’incanto infantile, di staccarsi dalle figure di riferimento che fino al giorno prima erano idealizzate, erano gli unici riferimenti possibili (la mamma e il papà). Gli adolescenti hanno bisogno di prendere in mano la loro vita e, per farlo, devono rompere quel legame. Senza conflitto, non riescono a farlo» chiarisce la dott.ssa Petrini.
Di fronte a una necessità del genere, cosa possono fare i genitori?
«Il consiglio è di far convergere l’aspetto educativo dell’adolescenza sulla figura paterna o, comunque, usare un codice paterno. Quest’ultimo è regolativo ma incoraggia anche a sperimentare, a “lanciarsi” nel mondo. Invece, il codice materno tende a trattenere il figlio nell’infanzia, a rassicurare e a custodire. È anche per questo motivo che il conflitto nell’adolescenza è più accentuato nei confronti della madre. In questo momento della crescita è importante avere anche altre figure di riferimento, come un allenatore o i professori, che rappresentino altri punti di vista e che non facciano sentire il genitore sempre solo e in primo piano nell’educazione del figlio» spiega l’esperta.
Le opportunità
L’adolescenza non è solo litigio, conflitto e sofferenza. Anzi, lo è ma il suo “codice” di espressione e di comunicazione nasconde anche molte opportunità. Per esempio, le neuroscienze hanno evidenziato che nell’adolescenza si amplificano le capacità cognitive, si potenzia la memoria, si impara più facilmente e più rapidamente.
«Questa enorme opportunità, però, può portare ad apprendere ciò che è sbagliato. Per sfruttare in modo costruttivo un tale stato di grazia, è bene che gli adolescenti possano fare esperienza di situazioni positive, di esperienze di qualità per “mettere insieme tutti i pezzi”, per unire creatività e apprendimento in modo organizzato» conclude la dott.ssa Petrini.