Dopo i nove mesi vissuti in assoluta simbiosi, mamma e bebè hanno bisogno di ristabilire un contatto profondo. E il massaggio è il mezzo migliore per farlo. Segui i nostri consigli…
Durante la poppata al seno, il piccolo deve trovarsi in una posizione corretta per facilitare la suzione ed evitare ragadi e abrasioni al seno. Ecco come fare: occorre tenerlo in modo tale che la sua testa, la schiena e il sederino siano allineati, formino cioè una linea retta e venga a trovarsi “pancia contro pancia” con la mamma. Meglio sorreggere la testina con la mano o farla appoggiare al polso della madre, perché se fosse sorretta dall’incavo del gomito potrebbe ruotarsi in modo scorretto.
Il neonato deve afferrare con la bocca una buona porzione dell’areola oltre al capezzolo; inoltre il labbro inferiore deve essere rovesciato all’esterno. Mentre succhia, le sue guance dovrebbero essere gonfie e non si devono sentire rumori di schiocchi delle labbra (altrimenti ingerisce aria). La forma del capezzolo infine deve essere la stessa prima e dopo la poppata.
Nel caso dell’allattamento con il biberon , la posizione del bambino non cambia molto, occorre comunque trovare una sistemazione comoda e rilassata e curare la naturalezza del gesto. Alcune mamme stringono al seno nudo il bebè anche se allattano artificialmente. La cosa più importante è controllare che la tettarella sia sempre piena , in modo che il piccolo non ingurgiti aria.
All’inizio della poppata, per invitare il piccolo ad attaccarsi, si può sfiorare la sua guancia con il capezzolo; in questo modo istintivamente lui aprirà la bocca e la dirigerà verso il punto giusto. Se invece, per qualsiasi motivo, occorre staccarlo dal capezzolo , per allentare la pressione che esercita succhiando, si inserirà un dito, per esempio il mignolo, nella sua bocca.
Per quanto riguarda l’igiene dei capezzoli , è sufficiente osservare una normale pulizia sciacquandoli con acqua tiepida alla fine della poppata; alcuni pediatri consigliano prodotti topici da utilizzare prima e dopo il pasto del bebè, ma non tutti sono d’accordo perché potrebbero seccare troppo la cute e perché in ogni caso il latte che fuoriesce dal capezzolo di per sé contiene delle sostanze che proteggono dalle infezioni.
Biberon e tettarelle vanno sempre sterilizzati subito dopo l’uso . L’operazione può essere eseguita in diversi modi. A freddo Dopo aver sciacquato accuratamente gli oggetti sotto l’acqua, utilizzando anche gli appositi scovolini per eliminare ogni residuo di latte, si immergono in vaschette apposite (recipienti di vetro o di plastica muniti di coperchio), piene di una soluzione a base di acqua e sostanze disinfettanti (liquide o in pastiglie), che si acquistano in farmacia o in negozi specializzati per la prima infanzia. I biberon e le tettarelle così trattati non devono essere sciacquati nuovamente prima dell’uso, altrimenti si vanifica la disinfezione. Le sostanze usate sono innocue per il bambino. A caldo La sterilizzazione a caldo si effettua sfruttando il potere disinfettante del vapore o dell’acqua calda . Nel primo caso, sempre dopo averli sciacquati, si immergono tettarelle e biberon in un cestello da inserire in un apposito contenitore pieno d’acqua, che va fatta bollire per quindici minuti circa. Nel secondo caso si inseriscono i biberon in apparecchi elettrici che trasformano l’acqua in vapore, oppure in speciali contenitori da porre nel microonde.