Il documentario Adhd-Rush hour (che trovi in dvd) mette a confronto le esperienze di medici, genitori e figli alle prese con questo disturbo. E denuncia la scelta, frequente soprattutto negli Usa, di compensare con i farmac i i ritardi di questi bambini nell’apprendimento. Soluzioni chimiche “miracolose” che, avverte la pellicola, finiscono per condizionare in modo incisivo lo sviluppo dei ragazzi.
Per i bambini che soffrono della sindrome da deficit dell’attenzione, fare i compit i può essere un’impresa. Ma anche per chi non soffre di Adhd, riuscire a concentrarsi mentre si è in vacanza può non essere così semplice. Ecco qualche consiglio per aiutarli
C’è anche un corso su misura per loro
Un’idea utile per aiutare i piccoli con disturbi dell’attenzione? Iscriverli a un laboratorio di scrittura creativa.
«Che sia divertente e studiato ad hoc» spiega George Maag, scrittore e autore di un metodo illustrato nel manuale Se all’improvviso la luna e le stelle (Harmattan). «Perché inventare e, poi, scrivere una storia insegna al bambino a mettersi in ascolto di se stesso, a raccogliere le idee e a collaborare con i compagni, visto che il racconto viene costruito in modo collettivo». Finalmente, potrà lasciare andare a briglia sciolta la sua fervida fantasia. Per trovare il corso più vicino a casa: www.piccoliscrittori.it.
«Ancora oggi, infatti, attorno al bambino iperattivo molte volte si crea un vuoto . Perché si pensa che sia maleducato e che ci vorrebbe qualche sculacciata punitiva in più da parte dei genitori. Invece la questione è ben diversa. Il suo comportamento non dipende dal carattere o dall’educazione ricevuta, ma dall’incapacità di adeguarsi alle situazioni del momento».
Sulle origini della sindrome si sa ancora poco, però si comincia a capire qualcosa di più sui fattori che agiscono da start, cioè stimolano l’avvio del disturbo in bambini già predisposti: come la nascita prematura, oppure a termine ma con peso sotto la norma o, ancora, un consumo esagerato di alcol da parte della mamma in gravidanza.
La buona notizia è che, in almeno quattro casi su dieci, con lo sviluppo il disturbo si risolve. E gli studi ci dicono che questi numeri potrebbero essere più alti se il problema venisse individuato subito. Perché ci sono segnali precisi che possono insospettire un genitore.
Scopriamoli, con l’aiuto del professor Vicari.
Rispetto a un coetaneo che è solo vivace, lui non ha un momento di stanchezza. Hai presente il pupazzo della pubblicità con le pile che non si scaricano? Sommerge tutti di chiacchiere senza lasciare il tempo di replicare e, se nessuno lo ascolta, va avanti da sé. Con una rapidità che ti stordisce: inizia con le costruzioni, poi riprende un disegno, quindi si arrampica sul tavolo per fare i salti di Superman, accende la tivù ma alla seconda scena è già impegnato in altro e così via. E se lo guardi mentre si muove, non è armonico. Gambe e braccia, in pratica, non sono in sincronia e questo lo porta a farsi male più spesso.
È normale per un bambino incaponirsi quando vuole una cosa a tutti i costi. Ma in genere, con astuzia, si riesce a distrarlo e a portare la sua attenzione su altro. Questo non succede in presenza dell’Adhd.
I “no” scatenano vere e proprie tempeste emotive, con reazioni esagerate. Le più diffuse? Si butta a terra urlando, pestando i pugni e tirando calci in aria. E quando la burrasca passa, ritorna sull’oggetto del tuo rifiuto, come se niente fosse.
A tutti i bambini piace disegnare quando sono piccoli, scegliendo con cura le matite colorate più belle. E in prima elementare, quasi non ascoltano tanto sono assorti a scrivere le prime frasi. Se tuo figlio soffre di Adhd, basta il volo di una mosca per distrarlo . Perché qualsiasi cosa, anche banale, rende questi piccoli disattenti e incapaci, dopo, di tornare sui loro compiti.
Attenta a chi vuole prescrivere subito farmaci al tuo bambino. Non è detto che sia la terapia migliore.
Se ha meno di sei anni. La soluzione è il Parent training, una serie di sedute rivolte ai genitori, durante le quali un esperto insegna come comportarsi con il figlio. Nei casi lievi, questa strategia riesce anche a risolvere il disturbo. E per aiutarlo a dormire, niente tranquillanti. Si prova prima con le regole di igiene del sonno (http://www.sonnomed.it), fra cui c’è quella di adottare un rito rilassante per addormentarsi, leggendo per esempio una fiaba o facendosi le coccole sul divano.
Se ha più di sei anni. Il Parent training rimane un caposaldo. Ma in più, il bambino segue un ciclo di psicoterapia comportamentale. Che lo aiuta a mettere a fuoco le sue reazioni e a controllarle man mano. Nei casi più gravi, viene prescritta una cura a base di farmaci psicostimolanti che aumentano la capacità di attenzione e di autocontrollo.
Anche il comportamento dei genitori è importante per aiutare a potenziare la capacità di attenzione e scaricare l’eccesso di vitalità del bimbo.
Gratificalo. Può succedere che ti venga voglia di sculacciarlo, se fa qualcosa che non va. Cerca di frenarti e scegli invece la strada del patto . Un esempio? Spiegagli, come se fosse un adulto, che, se finisce il disegno anziché lasciarlo a metà, a merenda può prendere il gusto di gelato che preferisce.
Concentra le sue attività. Per favorire la calma, fagli fare una cosa per volta aiutandolo con due, tre indicazioni ben precise. Così capisce anche l’importanza delle regole. Per esempio, dagli 15 minuti per il puzzle da portare all’asilo, oppure 20 minuti per la paginetta di compiti. E, dopo, concedigli una bella pausa di giochi.