C’è persino una giornata dedicata ai sogni, che ricorre ogni anno il 25 settembre. Eppure, oggi come non mai, sono dimenticati, cancellati e bistrattati da una quotidianità troppo frenetica. Noi adulti non ci occupiamo più dei pensieri e delle immagini che popolano le nostre notti. E riserviamo lo stesso trattamento a quelli dei nostri figli.
La ricerca di LEGO su bambini e sogni
A svelarlo è una ricerca esclusiva, commissionata dal Gruppo Lego in occasione della seconda stagione della serie tv animata LEGO Dreamzzz. Lo studio ha coinvolto 10.000 genitori e bambini tra i 6 e i 12 anni e la fotografia che ne emerge non lascia dubbi: oltre la metà delle mamme e dei papà non parla mai di sogni con i propri figli. Eppure è qui che nascono gli adulti di domani, come ci spiega Alberto Pellai, medico e psicoterapeuta, autore di decine di bestseller sull’età evolutiva, che ha analizzato per il brand danese i dati della ricerca e ci regala qui tanti preziosi consigli.
«I sogni dei nostri bimbi sono di due tipi: quelli a occhi aperti e quelli della notte. I primi non sono solo un modo di dire ma una realtà, perché nei piccoli non domina la componente razionale bensì il cosiddetto pensiero magico. Ovvero, quella fantasia senza limiti che li fa pensare così tanto ai loro desideri da renderli quasi reali: così il loro orsacchiotto parla, esistono gli unicorni e tutto, in fondo, è possibile… Poi ci sono i sogni della notte, il contenitore dell’inconscio, di desideri e paure che non emergono».
Bambini e sogni: la nostra intervista all’esperto
Perché questi momenti sono così importanti?
«I sogni sono una porta d’accesso allo spazio interiore dei bambini, l’unico che non vediamo mai e che loro non riescono a esprimere, a raccontare a parole. È l’isola nascosta abitata dai desideri, ma anche dai disagi. Se durante il giorno qualcosa li affatica o li preoccupa, sedimenta qui e dà vita ai sogni. Ecco perché diventa fondamentale farceli raccontare».
Peccato che, come dice la ricerca, la maggior parte dei genitori non chieda mai ai propri figli cosa ha sognato.
«Già, noi adulti diamo poca rilevanza a questo argomento, anche perché lo spazio ideale per farlo sarebbe il mattino, ma ormai lo viviamo di fretta. Oggi, poi, sembra che contino di più le azioni, le esperienze che viviamo con i figli, che devono essere esclusive e inedite. I sogni, invece, appaiono invisibili e poco importanti. Allora, il primo passo è chiedere sempre ai piccoli com’è andata la notte, al loro risveglio. Domandare che cosa ricordano è un prezioso momento di condivisione e di connessione».
Spesso, però, questi racconti ci appaiono confusi e poco chiari. Come possiamo comprenderli meglio?
«Verissimo, soprattutto i più piccoli faticano a trasformare i loro sogni in parole, mentre è più facile esprimerli in immagini. I disegni, allora, possono aiutare molto noi adulti. Prendiamo l’abitudine di ritagliarci un momento, nel corso della giornata, per spingerli a usare carta e matite e chiacchierare insieme. È come dire che noi genitori siamo i custodi, i collezionisti dei loro sogni e siamo pronti a capirli.
Discutere con loro di questi disegni ha un duplice scopo: ci fa percepire, appunto, cosa c’è nel loro mondo interiore e ci permette di lavorarci insieme, di analizzare e depotenziare le paure
Un mostro nero, per esempio, diventa tutto colorato con i pennarelli giusti, così fa meno paura e ci fa capi- re che possiamo sempre intervenire contro gli incubi. Poi, non dimentichiamo un altro pezzo prezioso di questo puzzle: la sera, con il rituale della nanna».
Di che cosa si tratta?
«È il modo per accompagnare i nostri figli nel mondo della notte e dei sogni, che spesso fa paura. Il mondo del giorno si vede, è fatto di persone e cose conosciute, mentre l’altro è invisibile, sconosciuto. Il rituale della nanna è l’insieme di quelle azioni che noi genitori compiamo per guidare i piccoli in questo spazio. Parliamo di rituali perché sono gesti sempre uguali e routinari che regalano tranquillità. In questo modo, l’adulto diventa il ponte sicuro tra i due mondi. Purtroppo, i ritmi moderni ci stanno facendo perdere questa preziosa abitudine, con i bambini che vanno a letto sempre più tardi e senza rito della buona notte».
Allora ci dà qualche consiglio?
«Lo scenario perfetto è la cameretta, con luci basse e silenzio. Si legge insieme la favola preferita o un libro che parli della magia della notte. E, poi, via libera alle coccole e alle chiacchiere. Anche queste possono essere dedicate all’argomento: per esempio, si raccontano i propri sogni o si chiede al bambino cosa vorrebbe “vedere” durante il sonno. Così si nutre questo universo e si predispone i nostri figli a viverlo nel modo migliore».
E come ci si comporta davanti ai tanto temuti incubi?
«Coccole e rassicurazioni sono la prima medicina. Non dimentichiamo, poi, che i brutti sogni esprimono ansie e fatiche che mamma e papà devono capire e risolvere. Intanto, si possono offrire ai bimbi gli strumenti utili per affrontarli. Come abbiamo già detto, con i disegni si mettono a fuoco e si rendono meno spaventosi. Poi si prova con il gioco di ruolo: si mette in scena il sogno vissuto e si chiede ai bimbi di trovare una soluzione, un nuovo copione, un finale diverso. In questo modo, i piccoli imparano a “guidare” i propri sogni (come i protagonisti della serie LEGO Dreamzzz, ndr). Così sviluppano preziose capacità come la fantasia, l’immaginazione, il problem solving, l’empatia, la resilienza e la consapevolezza di sé. Insomma, sognare renderà i bambini di oggi degli adulti migliori».
LEGO Dreamzzz, la serie animata
Cosa succede se cinque ragazzini, amici per la pelle, scoprono che il mondo dei sogni esiste davvero ed è in pericolo? Fondano una speciale agenzia segreta e vivono mille strabilianti avventure per salvarlo da pericolosi nemici che rubano i ricordi, la fantasia e l’immaginazione. Ecco LEGO Dreamzzz, la serie di successo creata dal brand danese e ora arrivata al finale della seconda stagione La notte della Mai-Strega. L’appuntamento con i protagonisti Mateo, Izzie, Cooper, Logan e Zoey è sul canale YouTube di Lego e sulle piattaforme Netflix e Prime Video.