La separazione dei propri genitori stravolge la visione del mondo di qualsiasi bambino e lo proietta in un territorio incerto in cui non riesce a muoversi con la consueta sicurezza, quella garantita dalla presenza constante di mamma e papà. Un bambino che perda contatto con uno dei due genitori è un bambino a cui viene un negato un diritto, quello ad un percorso di crescita a cui ciascuno dei genitori contribuisca in eguale maniera
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Non è improprio parlare di diritto del bambino perché con la Legge 54 dell'8 febbraio 2006 proprio il legislatore ha stabilito che: "Anche in caso di separazione personale dei genitori il figlio minore ha il diritto di mantenere un rapporto equilibrato e continuativo con ciascuno di essi, di ricevere cura, educazione e istruzione da entrambi e di conservare rapporti significativi con gli ascendenti e con i parenti
di ciascun ramo genitoriale".
Il destino della coppia non deve influenzare quello del figlio, che continuerà in ogni caso a vedere l'uno e l'altro genitore. La bigenitorialità è quindi un diritto del minore ed è un dovere dei genitori cooperare ed adoperarsi affinché sia garantita. Purtroppo le cose non vanno sempre così e il sistema giuridico italiano è stato già condannato in passato per aver fallito nel garantire questo diritto
La Corte Europea dei Diritti dell'Uomo ha infatti condannato il nostro paese per non aver disposto le misure necessarie affinché la bigenitorialità si trasformi da semplice principio a elemento cardine della costruzione del rapporto genitori – figlio. Solo potendo godere di un rapporto solido con entrambi la personalità del minore potrà svilupparsi in maniera sana e senza traumi.
Un bambino che si veda sottrarre di punto in bianco l'affetto e la guida di uno dei due genitori si sentirà improvvisamente insicuro, perdendo uno dei punti di riferimento essenziali per la propria vita e la propria crescita. Proprio per questo motivo i genitori dovrebbero essere i primi a lavorare affinché il progetto di bigenitorialità si realizzi, ma troppe volte non è così.
Il rancore acceca e c'è chi si spinge fino al punto di utilizzare il proprio figlio pur di danneggiare l'altro, rendendo difficilissimi gli incontri (quando non impedendoli del tutto) e parlando male dell'altro genitore al bambino. Si tratta di condotte assolutamente nocive per il figlio e che per questo non andrebbero nemmeno prese in considerazione