È il desiderio di molte lettrici: aprire una piccola galleria in cui esporre le proprie opere o quelle di altri artisti. Monica vorrebbe vendere gli acquerelli del marito. Betty sogna uno spazio espositivo, magari affiancato a una sala da tè. «Questo è un settore molto difficile» precisa subito Carmine Siniscalco, presidente dell’Associazione romana gallerie d’arte moderna. «Vendere quadri o statue richiede competenze specifiche, prima fra tutte la capacità di riconoscere, fra le tante proposte degli artisti, quelle con un effettivo valore di mercato. Poi, serve una buona dose di gusto. Studiare, quindi, è il primo vero consiglio da seguire».
All’inizio, per fare esperienza, è meglio affittare agli artisti uno spazio attrezzato tenendo per sé una percentuale sulle transazioni. Così il rischio di “invenduto” è più basso e ci si fa pubblicità con il passaparola tra pittori e scultori. Se, dopo tre anni, il guadagno annuale arriva a 30 mila euro, si può fare il salto, acquistando le opere e rivendendole in prima persona.
Le opere d’arte sono beni di lusso, il locale che le ospita deve essere all’altezza. E questo significa una superficie di 150 metri quadri, ampie vetrate, illuminazione e arredi ad hoc. Meglio se è vicino ad antiquari e altre gallerie.
L’idea di Betty è vincente. Affiancare attività come una teeria, una libreria specializzata o un’associazione che propone corsi di pittura garantisce più guadagni e più pubblicità.
Per sbrigare le pratiche di apertura, ci si rivolge all’ufficio licenze commerciali del Comune, per l’assistenza fiscale all’Associazione nazionale gallerie d’arte moderna e contemporanea (tel. 0286 6737, www.angamc.com). Molti contatti con gli artisti vengono offerti dall’Associazione artistica Artemisia (tel. 071 9175795, www.artemisiacontemporanea.it) e dall’Associazione culturale Euro Arte Italia (www.galleriartemoderna.it).