La scuola è uno dei temi più critici perché coinvolge universi tra loro differenti ma che hanno la necessità di incontrarsi e di crescere insieme. Il rapporto tra genitori e docenti , in particolare, è spesso fonte di conflitti e dibattiti molto accesi. Questo incontro-scontro ha assunto toni vivaci soprattutto negli ultimi anni, considerando che un tempo il docente era visto come una sorta di “autorità” intoccabile sia dagli studenti , sia dai genitori. La situazione-tipo del confronto tra genitori e insegnanti, si esplica in occasione del colloquio informativo sull’andamento scolastico dei figli. Come comportarsi? Innanzitutto, risfoderando un grande valore chiamato rispetto reciproco : nei toni, nei contenuti e nelle richieste avanzate
I docenti non sono nemici
Le delusioni scolastiche dei figli, si sa, spezzano il cuore anche ai genitori. Soprattutto se vengono ritenute “ingiuste” perché magari si è visto il proprio figlio studiare duramente o perché si pensa che l’insegnante l’abbia preso proprio di mira .
In linea generale, sarebbe bene abbattere ogni sorta di pregiudizio sul docente. Il suo compito, infatti, è quello di educare e insegnare . E i casi di accanimento “personale” si contano davvero sulle dita di una mano. Ciò non significa non ascoltare i propri figli nei loro dubbi e nelle loro rimostranze, bensì prendere atto della situazione , informarsi e poi analizzare i dati utilizzando il buon senso che l‘età adulta ci regala.
Il primo errore che si può commettere è presentarsi al colloqui con i docenti, pieni di livore e di pregiudizi. Un atteggiamento razionale e lucido è funzionale alla riuscita del colloquio. Perché quest’ultimo dovrebbe servire, in primis, a migliorare il profitto e il benessere dello stesso studente.
Un dialogo sincero
Vuoi per gli impegni lavorativi , vuoi per i tempi serrati a cui la vita costringe: la dura realtà è che i genitori hanno sempre poco tempo per fermarsi a parlare con chiarezza della scuola insieme ai propri figli.
Ma, prima di presentarsi al colloquio con gli insegnanti (e non solo), è importante fermarsi a dialogare con sincerità . L’obiettivo è quello di raccogliere informazioni dai figli, che siano però il più possibile aderenti alla realtà . Perché ci sia questa apertura, però, dovrebbe sussistere un clima di fiducia . E la fiducia reciproca si conquista con un quotidiano, duro, lavoro.
Ciò che viene detto dai figli, poi, va ovviamente preso con le dovute “pinze” poiché potrebbe essere falsato non dalla malafede del bambino o del ragazzo, ma da un fisiologico modo di “distorcere” la realtà tipico dell‘età infantile e adolescenziale.
Carpire le informazioni essenziali
A cosa serve il colloquio con i docenti ? A migliorare la vita del bambino o del ragazzo a scuola. Questo semplice concetto viene, troppo spesso, dimenticato a favore di altri, discutibili significati che vengono dati dai genitori al colloquio con gli insegnanti .
Qualche esempio: “Adesso ti difendo io “, “Voglio sapere come ha avuto il coraggio di dargli un 5”, “In classe c’è chi fa peggio”…
Il genitore che va a parlare con le maestre o con i professori non è un paladino della giustizia né una vittima sacrificale , bensì un semplice genitore adulto che riceve informazioni e dialoga con un altro adulto, che di mestiere fa l’educatore.
In sede di colloquio, è invece importantissimo chiedere e cercare di chiarire ogni tipologia di dubbio (ragionevole). E, se non si è compreso qualcosa, chiedere educatamente una spiegazione più accurata in merito.
Buon senso, maturità ed educazione sono le tre parole chiave per avere un buon colloquio con gli insegnanti.
E dopo, parlane così
Se il colloquio si svolge all’insegna del rispetto reciproco , ma anche dei chiarimenti “educati” , allora si può definire davvero utile per migliorare la vita scolastica.
E non parliamo solo di profitto e di voti, ma anche (e soprattutto) di serenità interiore dello studente . Per questo motivo, è bene “usare” le informazioni ricevute in sede di colloquio e parlarne ai figli.
Come? Con sincerità e tralasciando le osservazioni che, per essere interpretate, richiedono categorie di pensiero adulte . Ma, soprattutto, facendo capire ai figli che l’insegnante ha un compito importante , a cui i genitori danno valore.
L’autorevolezza non va mai messa in discussione: la regola base è che non si parli mai male di maestre o professori davanti ai figli , nemmeno se si ritiene di avere motivazioni valide per pensarne male.