Lucia, una lettrice di Bari, ci confida il suo sogno: aprire una scuola di lingue. «È una bella idea, ma attenzione» avverte Palmina La Rosa, direttore operativo di Aisli, l’Associazione italiana scuole di lingue. «Da quando non serve più l’autorizzazione del ministero dell’Istruzione, le scuole private spuntano come funghi e la concorrenza è spietata. Quindi, per avere successo bisogna assicurare la qualità». Caratteristica che comporta un investimento importante. Ecco cosa serve.
Un direttore didattico con cinque anni di esperienza nell’ideazione di corsi, una segretaria e tre insegnanti madrelingua o che abbiano un attestato di perfetta conoscenza della lingua straniera, come il Cpe per l’inglese. Il costo totale è di circa 80 mila euro l’anno.
A conti fatti, la sede deve avere 120 metri quadrati ed essere a norma (l’ufficio tecnico del Comune spiega come). Per arredarla servono 20 mila euro (con materiale didattico), più un affitto da 2.000 euro al mese in su.
Come gestione amministrativa, basta la partita Iva. Ma mantenere una struttura del genere richiede almeno 120 iscritti all’anno: se ognuno paga circa 900 euro per un corso annuale, tolte le spese, si guadagna da 20 mila euro netti l’anno in su.
Chi è agli inizi, come Lucia, può cominciare da casa. Servono solo un diploma per insegnare le lingue straniere (per l’inglese, il Delta) e circa 7.000 euro per allestire una “stanza didattica” (con un grande tavolo, sedie, lavagna, cartelloni, libri, video e lettore dvd). Oltre alla partita Iva indispensabile la certificazione di idoneità dei locali da parte di un tecnico e della Asl. Si guadagna da dieci euro in su a studente per ogni ora di lezione.
Lucia pensava anche di specializzarsi nell’insegnamento ai bambini. Ottima idea: ma dovrà puntare molto sul gioco. Qualche suggerimento? Realizzare con i piccoli scenette teatrali in più lingue o portarli a fare la spesa con la lista in inglese.