Lo sviluppo del linguaggio è un aspetto molto rilevante nella crescita di un bambino. Ogni genitore si chiede quando e come insegnare a parlare al proprio bimbo. La comunicazione verbale, infatti, facilita la vita di relazione ed una crescita armoniosa. Se avete qualche dubbio e cercate qualche suggerimento, questa breve guida vi spiegherà in pochi step, come insegnare a parlare ad un bambino.
L’occorrente
- Tempo
- Pazienza
- Giochi didattici
Le fasi di crescita
Lo sviluppo del linguaggio sembra seguire una successione abbastanza regolare nei bambini. La maggior parte dei bambini comincia a balbettare a circa sei mesi e produce le prime parole a dodici. Successivamente mettono insieme le parole per formare delle frasi rudimentali, di solito, a due anni. Dai cinque in poi hanno già imparato bene la grammatica di base e lo stile del linguaggio adulto.
I suoni
A sei mesi il bambino comincia a balbettare. Inizialmente pronuncia le vocali, in particolare la “a” e la “e”. Poi pronuncia alcune consonanti come la “m” e la “p”. Questi suoni non provengono da nessuna lingua. Sono comuni nel linguaggio giapponese o americano. I genitori, in questa fase ripetono questi suoni per stimolare il bambino alla ripetizione e memorizzazione del suono. Dal suono alla sillaba il passo è breve. La “p” con la “a” diventa “pa” che ripetuta forma una delle prime parole: “papà”. Con la stessa tecnica si forma la parola più aspettata da ogni madre: “mamma”.
Le parole
Le prime parole di un bambino sono sostantivi, cioè nomi di cose e di persone, come pappa, nanna, nonno, nonna. Quando si mostra qualcosa ad un bambino occorre scandire le lettere. Accompagnare la parola con l’espressione del viso e con i gesti. Anche se il bambino non capisce subito il significato, può capire se si tratta di qualcosa di positivo o negativo. Ad esempio, spesso per indicare che la pappa è buona si sottolinea la parola “buono” con un sorriso ed un gesto del dito indice che ruota delicatamente sulla nostra guancia. Fra il primo ed il secondo anno il bambino memorizza numerose parole.
Le frasi
Per insegnare a parlare ad un bambino si richiede molta tranquillità. Infatti, dopo l’apprendimento dei sostantivi o nomi, avviene quello dei verbi, degli aggettivi ed infine dei pronomi. Non c’è un momento preciso in cui il bambino inizi a produrre delle frasi. Inizialmente una parola vuol significare un’intera frase. Ad esempio, la parola “cane” in base alla situazione può significare: “C’è un cane”, oppure “Voglio il cane”. Sta al genitore avere pazienza per capire il contesto in cui il bambino pronunci una certa parola..
La stimolazione
Per imparare a parlare ad un bambino, è necessaria la stimolazione che migliora e velocizza l’apprendimento. Prima di ricorrere all’immancabile tecnologia utile, ma “fredda”, occorre saper ascoltare e capire le esigenze del bimbo in un determinato momento. Il bagnetto, la somministrazione della pappa o la semplice passeggiata sono occasioni ricche di stimoli. Accompagnare l’uso degli oggetti o le azioni con brevi frasi descrittive, come “L’acqua è calda”, ” La mela è buona”, “Usciamo con papà e la nonna”.
Le favole ed i giochi
I nostri genitori hanno utilizzato molto il racconto delle favole. Non è casuale e superato. Quando si raccontano le favole, accompagnando con enfasi le varie situazioni, il bambino ed il genitore hanno uno scambio meraviglioso. I libri con le grandi illustrazioni servono per associare le parole e le frasi ad un’immagine per favorire la memorizzazione. Successivamente, dopo i due-tre anni possiamo avvicinare con parsimonia i nostri figli ai giochi manuali e tecnologici, favorendo quelli che consentono l’interazione con più bambini o adulti. Il nemico dell’apprendimento del linguaggio è il silenzio e la solitudine, anche di alcuni giochi.
Un ultimo consiglio
- Ricordarsi che ogni bambino ha i suoi tempi