1/6 – Introduzione
Con il passare dei mesi il bambino cresce e cambia modo di esprimersi, infatti oltre al pianto inserisce dei piccoli gesti, delle espressioni del viso e anche una postura del corpo che, associati ai diversi tipi di pianto, ci fanno capire i suoi bisogni e le sue sensazioni. Questa semplicissima guida vi aiuterà a sapere come riconoscere con chiarezza i segni di disagio del vostro neonato. Quando si arriva a casa dall’ospedale con il proprio bambino la paura principale di tutti i neogenitori è quella di non capire le sue necessità in quanto non può esprimerle a parole: il pianto è la prima e principale via di comunicazione del neonato.
2/6 Occorrente
- Ascoltare e osservare il neonato prima di agire
- Armarsi di una buona dose di pazienza
3/6 – Pianto disperato
Il neonato può anche agitarsi fino a scoppiare in lacrime se qualcosa gli da fastidio (ad esempio se ha il pannolino bagnato), oppure se ha caldo ed è sudato o in alternativa se ha freddo; in quest’ultimo caso avrà anche un tremolio del labbro inferiore. Può succedere infine che il bambino si senta solo e abbia bisogno di attenzioni che vi farà capire con un pianto imperioso, a tratti quasi disperato soprattutto se vi siete allontanati.
4/6 – Movimenti della testa e del collo
Se il neonato ha fame emette degli strilli sonori che diventeranno un vero e proprio pianto con ritmo stabile; in aggiunta inizia a succhiarsi prima le labbra e poi le mani, a muovere la testa di lato, ad arricciare la lingua e ad inarcare la schiena e il collo all’indietro. Se, al termine della poppata, il neonato piange e si agita può aver mangiato troppo, pertanto sarebbe meglio picchiettare la schiena per farlo digerire ed evitare che rigurgiti il latte.
5/6 – Pianto improvviso e rigidità di gambe
Un pianto improvviso, acuto e inconsolabile che comincia senza preavviso può invece nascondere un disturbo o dolore e in particolare nei neonati può essere associato all’accumulo di aria nella pancia; il bambino porta le gambe al torace piegandole, si irrigidisce, muove la lingua verso l’alto come una lucertolina e le braccia si agitano. Il pianto associato alla stanchezza comincia come nervosismo e insofferenza, il neonato sbadiglia, si stropiccia gli occhi e la faccia con le mani e sbatte le palpebre. Lo stesso tipo di pianto è anche associato ad un eccesso di stimoli ma in questo caso il neonato ha gli occhi spalancati e le palpebre che non si chiudono, tende a spostare lo sguardo dalla luce e da qualsiasi cosa gli venga mostrata. Quando il neonato allontana gli oggetti da se, giocherella con le dita ed emette dei suoni di fastidio più che un vero e proprio pianto, significa che è annoiato ed è meglio cambiare scenario.
6/6 Consigli
- Fidarsi del proprio istinto di genitori