La scelta della facoltà a cui iscriversi è un momento molto importante nella vita di un ragazzo. Spesso i genitori non sanno come aiutare i propri figli. Il Professor Roberto Pani, psicologo clinico e psicoanalista, ci ha spiegato cosa è meglio fare.
Professore, la scelta dell’Università a cui iscriversi spesso angustia genitori e figli. Come si può aiutare un ragazzo a fare la scelta migliore?
Intanto, è importante creare un’atmosfera familiare non ansiosa. Ascoltare quali sono i desideri potenziali del ragazzo anche alla luce del passato, ricordano gli episodi in cui si è espresso spontaneamente. Annotare le eventuali contraddizioni, e valutare il rendimento scolastico degli ultimi anni di scuola. Valutare con serenità le obiettive difficoltà di un certo corso di laurea ed il tempo per laurearsi. Mi sembra poi, più che mai opportuno considerare le opportunità di lavoro, rispetto ad una determinata facoltà, in un momento storico più o meno adatto a un certo orientamento. Oltre a ciò non bisogna dimenticare che il ragazzo deve sentirsi padrone della propria scelta, altrimenti potrebbe non responsabilizzarsi e mollare alla prima difficoltà.
Se un ragazzo annuncia di non voler studiare più, cosa può fare e cosa non può fare un genitore per fargli cambiare idea?
Comprendere se sta attraversando un periodo difficile nell’evoluzione adolescenziale, valutare insieme la convenienze e quali possono essere le resistenze a cercare altro invece dello studio a andare avanti. Spesso si tratta di un opposizione dispettosa e competitiva. Non di rado però, il ragazzo ha buone idee, opportune per se stesso e non bisogna svalutarle e scoraggiarle . Potrebbe incriminare i genitori di non averlo ascoltato e il dispetto potrebbe strutturarsi pesantemente su altri comportamenti svalutativi la famiglia.
Potrebbe essere utile prendere una sorta di “anno sabbatico”, come si fa in altri paesi del mondo, per fare esperienze di vita e imparare le lingue, prima di iscriversi ad una facoltà piuttosto che a un’altra?
Si potrebbe essere una buona idea, perché certe resistenze del ragazzo ad andare avanti potrebbero dipendere dalla scarsa esperienza del mondo, a certe idealizzazioni della indipendenza precoce e/o all’imitazione di ragazzi più grandi che hanno seguito un’altra strada e che si sentono più forti perché guadagnano qualche soldo… Imparare le lingue e’ ovviamente molto utile , ma lo e’ ancora di più sperimentare la propria indipendenza conoscendo costumi e modi di vivere in /di altri Paesi. Tutto ciò può allargare le vedute e far sentire il ragazzo più protagonista della propria vita e del proprio futuro.