Una delle curiosità più comuni dei futuri genitori e dei neogenitori, riguarda la capacità di vedere dei neonati. Il neonato ci vede? E cosa riesce esattamente a vedere? Abbiamo intervistato il dott. Portaleone, già responsabile del Day Hospital della Clinica De Marchi e collaboratore del Centro Medico Santagostino.
Una prima curiosità soddisfatta? il bambino vede già quando è nel pancione.
Nel pancione e appena nato
Il bambino è in grado di vedere già nel pancione?
«Il bambino ci vede ancora prima di nascere. Infatti, negli ultimi mesi di gravidanza se il pancione è esposto a una luce molto forte, il piccolo riesce a vedere la luce» racconta il dott. Portaleone.
«Quando nasce il bambino, pur considerando l’eventuale edema palpebrale che non gli permette un’adeguata apertura della rima delle palpebre, riconosce la luce dal buio e anche qualcosa delle immagini che ha davanti a sé» continua il pediatra.
Come vede un neonato
Il neonato è davvero in grado di riconoscere il volto della mamma? Pare proprio di sì e la spiegazione sta tutta nella distanza a cui si trova il viso materno.
«La visione è una funzione complessa, che richiede mezzi diottrici trasparenti e che siano in grado di accomodarsi per mettere a fuoco un punto a distanza di 20, 30 o 50 cm. Il neonato a una settimana di vita, mette a fuoco il viso della mamma focalizzato a una distanza di 30 cm dal bulbo oculare. Il piccolo riesce, così, a visualizzare gli occhi, il naso e i lineamenti della madre che impara, quindi, a conoscere anche attraverso la vista» spiega il dott. Portaleone.
L’importanza di tenere in braccio i bambini
Ora un’ottima notizia per le mamme che si sentono accusare di viziare i propri figli, tenendoli in braccio. Ebbene il pediatra le assolve. Anzi, sottolinea l’importanza di tenere i bambini in braccio il più possibile.
«Quando la mamma culla il bambino tenendolo in braccio, davanti al piccolo scorrono le immagini della mamma e del suo volto. Questo passaggio è un imprinting fondamentale per l’inizio di un’esistenza dolce e positiva. Per questo sostengo che i bambini debbano essere tenuti il più possibile in braccio nei primi mesi di vita. Tenerli in braccio non li vizia, anzi fa loro del bene» spiega il dott. Portaleone.
Dalle “apine” sulla culla allo sviluppo della funzione visiva
La visione è una funzione complessa poiché unisce la capacità visiva dell’occhio alle funzioni motorie e alle funzioni neurologiche superiori.
«Lo sguardo dei neonati viene attratto in misura maggiore dagli oggetti e dalle persone in movimento. Lo sguardo che segue l’oggetto è volontario e questa azione è indispensabile per lo sviluppo corretto della funzione visiva. Per questo, anche un semplice gioco come le “apine” che girano posizionate sulla culla, può aumentare la coordinazione visu-motoria del bambino. Così come osservare una palla che si muove o tirare i primi calci al pallone. La visione, infatti, è una funzione multifattoriale che coinvolge sia le funzioni dell’occhio come “macchina fotografica”, sia le funzioni neurologiche superiori che coordinano le capacità motorie. Stimolare la coordinazione visu-motoria sin dai primi mesi di vita, dunque, aumenterà poi la coordinazione del bambino nell’esecuzione di azioni quotidiane o nell’esercizio dello sport» precisa il pediatra.