Ritrovarsi nel ruolo di “matrigna” non è un’esperienza sempre positiva per una donna, soprattutto per una donna che non è mai stata madre. Riuscire infatti a creare un rapporto positivo, libero da gelosie o invidie, capace di supporto, ma non del tutto materno, amichevole ma non del tutto paritario, non è affatto semplice. Inoltre per chi non ha avuto  figli da precedenti relazioni, il rischio è di entrare in competizione con la vera figura materna, con tutte le nefaste conseguenze.

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Nell’immaginario dei bambini (maschi e femmine, ma soprattutto in queste ultime) la matrigna è inoltre “la madre cattiva” delle fiabe, che rimanda all’idea dell’invidia generazionale, come nella favola di Biancaneve o di Cenerentola. La matrigna di Biancaneve ad esempio appare come palesemente invidiosa della bellezza della figlia e nella favola viene detto in modo esplicito che la vorrebbe morta per non  avere alcuna concorrenza.

A livello intrapsichico, il/la  bambin/a leggendo la favola può dare voce alla paura di perdere affetto e considerazione da parte del padre ed essere dimenticato/a a causa di un’estranea, costretto/a ad accaparrarsi l’affetto tanto prezioso messo seriamente a rischio dall’arrivo inaspettato di una donna (che non si è dedicata a lui o a lei in passato come la mamma). 

Ed è infatti importante sottolineare allora il ruolo delicato che riveste la matrigna (per usare questo termine tanto odiato) nei confronti di un o una figlioccia (per usare un altro brutto termine) che dovrà inevitabilmente fare i conti con questa orribile rappresentazione, che coinvolge tutti, grandi e piccini. Allora si userà per facilitare le cose (soprattutto all’inizio) l’appellativo di amica di papà, o compagna di papà  etc etc…tuttavia resterà sempre l’impronta della matrigna cattiva, come figura minacciosa più o meno temibile.

Un atteggiamento iniziale rispettoso e paziente da parte di questa donna, la cui presenza non sarà certamente ben gradita, è allora d’obbligo, molto importante soprattutto per creare gradualmente un rapporto di fiducia da parte del/la bambino/a, fiducia che dovrà essere conquistata a piccolissimi passi, senza dover ricorrere all’insistenza, alla presenza forzata o tanto meno a cascate di regali che comprino l’affetto de/lal  piccolo/a.

Importante è anche non dimenticare mai che non si è e non si diventerà forse mai vere madri, né tanto meno delle vere amiche, ma qualcos’altro che può somigliare ad una figura materna meno invadente, meno controllante ed un po’ più accondiscendente. Senza infatti imporsi nei tempi e nelle modalità inadeguate, prima o poi sarà lo/a stesso/a figlio/a a fare un passo verso la nuova compagna del padre, mostrando simpatia e piacere nel condividere il suo tempo.

Sarà però probabilmente una lunga conquista che potrebbe volere più tempo del previsto (che dipenderà soprattutto dalle rispettive personalità e stile relazionale ). Ritrovarsi nei panni di una matrigna, che dir si voglia, non è dunque un’esperienza piacevole, ma certamente può, se ben gestita, rivelarsi nel tempo un’avventura stimolante per entrambi, e un’occasione per dare vita ad un rapporto speciale ed unico e chissà, magari migliore di tanti altri.