1/6 – Introduzione
I figli, per ogni genitore e soprattutto per le mamme, sono gioielli da mostrare con orgoglio. Soprattutto se ancora neonati fanno venire la voglia di coccole, il primo sorriso così come il nuovo dentino sono meravigliosi. Peccato che crescendo e diventando bambini e ragazzi siano spesso problemtici e qualcuno anche testardo. Se pensiamo ai bambini all’età della scuola materna, ricorderemo i capricci e i no come risposta a una richiesta o a un cibo da mangiare. Che devono fare i genitori, oltre a mettere in seria discussione la propria pazienza? Ecco alcuni consigli per educare i figli testardi.
2/6 – Osserviamo
Innanzi tutto è bene osservare il proprio bambino per capire in quali momenti è più testardo. Spesso accade che il suo atteggiamento sia una ricerca di attenzione, magari quando i genitori sono impegnati in altri lavori o con altre persone. La testardaggine non è una malattia, può essere una caratteristica personale, a volte è solo un modo di mettere alla prova la pazienza dei genitori. In termini pratici è la risposta che ogni bimbo cerca per capire fino a che punto si può spingere. Osserviamo il bambino e parliamogli con calma senza assecondarlo sempre o negargli tutto. Cerchiamo di non esagerare in nessuno dei due sensi.
3/6 – Pensiamo in modo positivo
Un bambino testardo non è necessariamente “cattivo”, è invece determinato e dimostra la sicurezza di ciò che vuole e di se stesso. Sicuramente la testardaggine stanca, ma è importante trovare il giusto equilibrio tra ciò che si chiede e quello che viene dato. Non è certo il caso che si annulli la determinazione di un bambino ma nemmeno che egli diventi un desposta. Diviene fondamentale esaltare la capacità del piccolo per la sua sicurezza, cercare la confidenza con lui e allo stesso tempo frenare i suoi comportamenti eccessivamente egoisti e pretenziosi.
4/6 – Cerchiamo di capire le esigenze
Per educare un bambino testardo, dobbiamo anche cercare di capire se ciò che vuole è indispensabile o il piccolo esagera con i capricci. Ogni richiesta ha una su causa che può rispecchiare un bisogno essenziale che andrà assecondato o a un capriccio che va respinto, spiegandone il motivo. Diviene più educativo un divieto che non un continuo assenso che porta a pensare il bambino di poter ottenere tutto. Naturalmente al no dovrà seguire una spiegazione, in modo da fare capire il motivo del rifiuto.
5/6 – Accettiamo le lacrime
Dopo avere posto dei limiti entro cui si deve stare, il bambino li dovrà rispettare. Specialmente se piccoli i figli reagiscono piangendo a un divieto, quasi a incutere pietà. Lasciamo che le lacrime scendano, magari con affetto asciughiamole. Quindi passiamo alla consolazione, in questo modo il bambino capirà che non tutto è possibile e che si può vivere anche senza l’oggetto del desiderio. Coinvolgiamo i bambini nei discorsi e facciamoli credere al pari dei genitori, spiegando loro tutti i motivi di rifiuto.
6/6 – Trattiamo il bimbo da adulto
Allo stesso modo con cui trattiamo le persone adulte se abbiamo idee diverse, dobbiamo agire con il bambino. Sarebbe sbagliato sminuire le sue esigenze magari insinuando che egli sia troppo piccolo per capire. Alcuni genitori poi minimizzano le reazioni dei figli creando loro frustrazioni, quasi certe necessità siano solo per gli adulti che possono accedervi, mentre ai bambini sono escluse. Subentra un senso di malinconia e il bambino tende a disobbedire solo per sentirsi meno piccolo.