Intorno ai quattordici anni, molti ragazzi cominciano a chiedere ai genitori di andare in discoteca, il sabato e la domenica pomeriggio ma – alcune volte – anche la sera: lo chiedono sempre con maggiore insistenza perché lo fanno tutti i loro amici e non vogliono essere diversi, vogliono partecipare alla vita del gruppo, essere come gli altri e provare nuove esperienze.
I genitori spesso entrano in crisi, perché in discoteca – si sa – ci sono dei pericoli e gli incontri che si possono fare, non sempre sono i migliori.
Come fare se, dopo aver resistito a lungo, vi rendete conto che è giunto il momento di lasciare andare i vostri ragazzi? Come restare – nei limiti del possibile – tranquilli?
Abbiamo raccolto per voi alcuni consigli, frutto dell’esperienza di altri genitori che già ci sono passati, che forse possono aiutare le mamma e i papà a gestire un momento di passaggio, spesso abbastanza critico.
Così, abbiamo scoperto che tanti genitori, per prima cosa, sono andati a verificare, di persona, in quale ambiente i figli avrebbero passato il pomeriggio o la sera. Quando non è stato possibile andare di persona, hanno comunque preso informazioni e hanno mandato “in perlustrazione” qualcuno di fidato, come un figlio maggiore o un cugino più grande.
Un altro consiglio che abbiamo ricevuto è stato quello di organizzare una rete di genitori come voi, e di alternarsi nell’accompagnare e riprendere i figli dalla discoteca: una rete di genitori e amici attenti è un grosso sostegno ed una sicurezza per voi e per loro. E’ utile poi stabilire prima delle regole di orario che vanno rispettate, altrimenti l’esperienza discoteca non potrà ripetersi.
I ragazzi devono sapere che la discoteca può essere concessa se c’è un buon rendimento scolastico ed una buona condotta, perché vale sempre la buona vecchia regola “prima il dovere poi il piacere”: prima si raggiungono dei buoni rendimenti scolastici e poi ci si diverte. Senza eccezioni.
Infine, un suggerimento che abbiamo ricevuto è stato: fidatevi di vostro figlio. Un adolescente non è un estraneo, anche se a volte può sembrarlo. E’ sempre vostro figlio e se fino ad oggi avete parlato con lui e dialogato, non avrete molto altro da temere. Quel che avete insegnato lo ha immagazzinato, ora cerca solo di mettersi alla prova, di fare da solo.