Un libro per affrontare meglio il problema “Mangio o non mangio. I disordini alimentari e i bambini”: le autrici lanciano l’invito a tutti i genitori ed educatori a prestare grande attenzione al comportamento alimentare dei propri figli , così da riconoscere fin da subito i segnali di disagio. Nel libro viene affrontato il tema del disagio alimentare per fasce di età , le autrici accompagnano il lettore dalla vita intrauterina, che pone le basi di una relazione equilibrata con la nutrizione, per tutta l’età evolutiva e fino alla pubertà, il momento di passaggio in cui emergono le maggiori fragilità, offrendo con un linguaggio chiaro e immediato gli strumenti di conoscenza necessari al genitore.
Mangio o non mangio? I disordini alimentari e i bambini di Aurora Mastroleo e Pamela Pace Edito da Mondadori Electa nella collana Genitori & figli. Forti di una pluriennale esperienza sul campo, Pamela Pace e Aurora Mastroleo dimostrano che i disordini del comportamento alimentare risalgono molto spesso alla prima infanzia, ecco perché i genitori dovrebbero fare attenzione ai segnali di un rapporto conflittuale con il cibo molto prima dell’adolescenza..Acquista il libro
Il disagio alimentare di un bambino , perfino di un lattante , nasconde sempre un messaggio: esprime un malessere , una richiesta di attenzione, talvolta anche solo un dubbio sul posto che il bambino occupa all’interno della famiglia. Ascoltare, osservare con attenzione consente al genitore di cogliere questo messaggio . Una tesi questa, sostenuta da Pamela Pace – psicologa e psicoterapeuta – e Aurora Mastroleo – psicoanalista e psicoterapeuta – da anni impegnate nelle attività di cura e prevenzione dei disordini alimentari nei bambini e nei ragazzi da 0 a 16 anni promosse dall’Associazione Pollicino e Centro Crisi Genitori Onlus.
È importante prestare attenzione alle variazioni nel comportamento alimentare di un bambino ; anche il minimo segnale merita ascolto da parte dei genitori. Strane scelte, rigidità alimentare o il rifiuto del cibo sono tutte espressioni diverse di una possibile disarmonia della sfera affettiva del bambino e hanno il valore di messaggio. Queste alterazioni del comportamento sono delle richieste d’aiuto che il bambino lancia ai propri genitori…
A partire dai neonati, il comportamento alimentare è una delle prime forme di comunicazione che possono utilizzare: rifiutare il cibo esprime un disagio che il neonato prova. Il cibo non è infatti solo veicolo di “sostanze proteiche” ma anche di messaggi. La connessione “cibo-affetto-messaggio” ci fa capire quanto il malessere di un bambino possa essere espresso attraverso il suo comportamento alimentare.
I genitori che si preoccupano esprimono sempre un’attenzione responsabile nei confronti del proprio figlio. Il pediatra e psicoanalista Donald Winnicott affermava che la preoccupazione materna primaria è una funzione imprescindibile per lo sviluppo psicologico del neonato e la strutturazione del rapporto tra madre e bambino. Questo presuppone che un genitore, per istinto, sappia come comportarsi e sappia naturalmente quando sia il caso di preoccuparsi. In realtà è sempre opportuno contestualizzare: se, per esempio, un bambino inizia la scuola materna e rifiuta l’offerta alimentare della mensa, non significa che la gustosità dell’offerta alimentare non vada bene, può essere invece un primo segnale della difficoltà emotiva e affettiva del bambino a inserirsi nel contesto scolastico e a separarsi dalla sua casa.