Un bambino su 3 con meno di 14 anni non dorme bene. Ma chi è insonne (o quasi) da piccolo lo sarà anche da grande, dicono i medici della società italiana di pediatria preventiva e sociale (Sipps) e la società delle cure primarie pediatriche (Sicupp) che, ieri, alla Camera, hanno presentato i risultati di un’indagine sul sonno dei bambini.
Dai dati emerge che solo il 47% dei bambini tra 1 e 2 anni si addormenta nel proprio letto, gli altri stanno nel lettone. Oppure, nel cuore della notte, passano dalla loro cameretta a quella di mamma e papà. Non solo: il 65% dei bambini tra i 3 e i 4 anni guarda la tv (o gioca con il tablet della mamma) prima di addormentarsi. E il 27% riesce a prendere sonno solo se beve qualcosa, latte o succo di frutta. Il risultato: continui risvegli notturni. “Quello del debito di sonno dei piccoli è un vero allarme” commenta Daniele Novara, pedagogista e presidente del Centro psicopedagico per l’educazione (www.cppp.it). “E una delle cause è proprio l’invadenza dei videoschermi che, stimolando il nervo ottico, scacciano il sonno ed eccitano i bambini.
LA MANCANZA DI SONNO INTERFERISCE CON L’APPRENDIMENTO
Ma non basta: in molte materne si abolisce (o quasi) il pisolino fin dai 3 anni di età. E quest’ora in meno di sonno non si recupera mai. Anzi, la tendenza è di andare a nanna sempre più tardi, anche alle 11: ma i bambini non sono adulti in miniatura, a loro otto ore di sonno non bastano”. Secondo le tabelle dei pediatri, per fare un esempio, a 3 anni un bambino dovrebbe dormire per 12 ore. “Specie per il suo benessere cognitivo: durante il sonno la mente lavora ed elimina le connessioni sinapsiche. È una sorta di “reset” fondamentale per eliminare quello che non serve: se non accade, nella mente del bambino permane uno stato di confusione che interferisce con l’apprendimento. “Abbiamo casi di bambini di prima elementare che, a causa del poco sonno, imparano a leggere e scrivere molto più tardi dei compagni. E poi i piccoli che non dormono sono più agitati e spesso hanno reazioni emotive incontrollate”.
L’EDUCAZIONE AL SONNO È COMPITO DEI GENITORI
A volte, però, dietro questa pessima abitudine, c’è la difficoltà dei genitori di occuparsi del figlio. “Nella mia esperienza posso dire che un bimbo ascoltato, seguito, che viene accompagnato al sonno, nel suo lettino, con una fiaba o delle chiacchiere tranquille, inserito in una routine rassicurante, problemi di sonno non ne ha, se non quando si ammala” commenta Gianfranco Trapani, pediatra e nutrizionista. “Anche la richiesta del biberon nel lettino si spiega come un modo per ritardare il più possibile l’addormentamento e, quindi, la separazione da mamma e papà. Nei primi 5 anni di vita, insomma, la paura è quella che al risveglio non ci siano più i genitori. Ma questo pensiero angosciante possono scacciarlo solo mamma e papà, dedicando ogni sera del tempo per accompagnare il piccolo al riposo. Senza videoschermi, nella penombra e nella tranquillità della cameretta. E se capita che si svegli di notte e voglia dormire nel lettone, va riaccompagnato con dolcezza in cameretta, magari fermandosi un po’ con lui. Dopo qualche minuto, riprenderà a dormire tranquillo”.