Stimolare una crescita indipendente aiuta un bambino a sentirsi più sicuro di sé, in grado di compiere scelte sempre più complesse: alza il livello di autostima e la capacità di superare le frustrazioni , anche in età adulta. Fare errori aiuta a diventare grandi, ecco perché è importante saper accompagnare e guidare senza imporre con autorità. Insegnare a un figlio a ragionare da solo è renderlo pronto a volare nel cielo della vita con le sue ali.
«Oggi educhiamo i bimbi a fare la cacca e la pipì nel pannolino per i primi anni di vita e poi all’improvviso pretendiamo da loro di fare in modo diverso» scrive Angela Genova in Senza pannolino , il celebre libro di Laurie Boucke, che da oltre trent’anni promuove l’educazione ai bisogni fisiologici dei piccoli. Più che il traguardo di togliere il pannolino, il nuovo punto di vista (anzi, il vecchio, perché si tratta di un concetto già in uso!) è l’avvicinamento ai bisogni fisiologici del neonato con un ruolo più attivo rispetto alle modalità che si sono consolidate negli ultimi anni. Complici la vita frenetica che ci costringe fuori casa e i pediatri, che spesso non aiutano le mamme a fare scelte autonome , fidandosi del proprio istinto, i genitori si affidano alle linee proposte, senza osservare le reazioni dei bambini: il manuale migliore per sapere come comportarsi, in realtà, è l’osservazione del proprio bambino. L’impresa di togliere il pannolino risulta stressante per i genitori stessi, che si trovano a dover affrontare questo momento in fretta, magari durante l’estate, prima che inizi la scuola materna. Ecco perché educare al vasino può essere un’abitudine utile per il bambino, quanto per mamma e papà. Come fare, dunque?
CREA UN’ABITUDINE
Avvicinare un bambino all’uso del vasino fin dai primi mesi non significa togliere il pannolino a tempo record, bensì rendere il vasino un oggetto familiare da subito. Nei primi tempi una vaschetta può essere la soluzione giusta: più avanti si rivelerà strategico il vasino, oppure un riduttore , che molti genitori considerano una soluzione pratica e comoda. Togli il pannolino, sostieni il tuo bambino con le braccia e spiega questo momento anche a parole . Forse ti sembrerà strano dire a un bambino di pochi mesi «Facciamo pipì?»: all’inizio non capirà le tue parole, ma con il tempo sarà più facile associare questo momento ai bisogni del suo corpo. Per un bambino usare da sempre il pannolino e all’improvviso , da un giorno all’altro, trovarsi seduto sul vasino è un passaggio che realmente può essere stressante. Al contrario, quando il bambino inizia a vedere tutto questo come una normale abitudine , l’approccio è più graduale, senza traumi, rispettando i suoi tempi e il suo bisogno. Arriviamo al punto fondamentale della questione: ascoltare un neonato in modo da imparare a capire le sue necessità.
ASCIUTTO… E FELICE!
I bambini non amano stare nello sporco e nel bagnato , infatti di solito avvisano immediatamente con acuti difficili da ignorare. Quando un bambino tende a essere ignorato di fronte a queste manifestazioni, lentamente si adeguerà e smetterà di mandare segnali così forti. Tuttavia, osservando un bambino anche piccolo non è difficile capire il momento in cui è impegnato nelle operazioni di cacca e pipì: magari accade di guardarlo con un sorriso o ridacchiare e aspettiamo che abbia finito prima di andare a cambiarlo. Invece di attendere… corri! Togli il pannolino e posizionalo sul vasino. Per il bambino questo gesto consoliderà, nel tempo, la prima abitudine al vasino. Nei primi mesi una o più vaschette possono aiutarti. Se ti stai chiedendo come sia possibile indovinare i bisogni di un neonato cambia termine: non si tratta di indovinare, bensì di ascoltare e riconoscere .
ASCOLTA I SEGNALI
«Tutte le mattine , appena sveglio, dopo aver ciucciato ancora un po’ si lamentava e sgambettava, questo era il segnale : era il momento della cacca. Lo prendevo fra le braccia e gli posizionavo sotto la vaschetta» racconta Angela Genova. Ascolta il tuo intuito e leggi i messaggi, verbali e non verbali, che ti manda tuo figlio: l’espressione dei suoi occhi, la voce, i movimenti del corpo ti indicano i suoi bisogni. Oggi purtroppo abbiamo meno esperienza di un tempo perché non siamo abituate a crescere generazioni di cuginetti, come accadeva fino a cinquant’anni fa. Inoltre, manuali e opinioni dei medici bloccano fortemente lo slancio delle mamme, che spesso si trovano da sole a dover combattere fra le loro sensazioni e i diktat provenienti dagli altri. Ogni genitore è il primo esperto di suo figlio, perché è presente, conosce le sue reazioni, il modo particolare che ha di esprimersi. Il primo strumento per sapere cosa fare è osservare il proprio figlio. Oltre ai suggerimenti provenienti dal linguaggio corporeo e il tuo intuito, ti accorgerai che il momento dell’evacuazione è legato a certi orari, principalmente il momento dei pasti e del risveglio.
IL VASINO, UN AMICO
Indubbiamente questa pratica risulta più facile quando i genitori, o una persona di fiducia , possono seguire il bambino durante il primo anno di vita. È possibile applicare la tecnica parzialmente ? Sì, se il piccolo va all’asilo nido oppure quando, per questioni di organizzazione familiare o lavoro , ci troviamo a doverlo affidare ad altri non possiamo pretendere che tutti siano disposti a prendersene cura in questo modo. Quando siete insieme potete continuare questa semplice abitudine e per vostro figlio diventerà, gradualmente, la normalità: al momento giusto il passaggio al vasino sarà meno traumatico… anche per mamma e papà! È importante non avere obiettivi, né aspettative , ma semplicemente accompagnare i piccoli alla scoperta del corpo. Come insegna il metodo Montessori la voglia di essere indipendente è presente in ogni bambino. Far pensare a un bambino per un anno (o più!) che la normalità sia usare il pannolino per poi eliminarlo in fretta salvo innevosirsi se lui non si adegua subito alla nuova situazione è stressante per bambini e genitori. Anziché rincorrere il piccolo, posiziona il vasino in bagno : questa stanza deve diventare un luogo conosciuto e abituale. Favorire la gradualità significa ascoltare i suoi messaggi, fermarsi una volta in più a chiedere se scappa la pipì e familiarizzare con i bisogni del corpo andando alla scoperta con naturalezza e gioia.