Anche se non è per niente facile, in maniera graduale mamma e papà devono favorire il distacco dei figli dall’infanzia. Come regolarsi con le prime rischieste di autonomia?
Un fenomeno che non va assolutamente sottovalutato. I genitori possono e devono contribuire a prevenire e contrastare il bullismo
Anzalizziamo e sfatiamo insieme i luoghi comuni più diffusi sui figli e la tecnologia
● FUMO E ALCOOL Sono realtà per 6 ragazzi su 10. Lo dice l’ultimo studio Espad Italia.
● CELLULARE Il primo, secondo l’Eurispes, arriva già a 8 anni.
● SESSO Per la Società italiana di andrologia, la prima volta dei maschi è a 14 anni.
● FOTO HOT Le condivide in Rete il 51% degli under 18, come rivela uno studio dell’università Cattolica di Milano.
● SEXTING Per l’università Cattolica di Milano, un ragazzo su 2 pratica sesso virtuale.
● BINGE DRIKING Il 7% dei ragazzi fa “abbuffate alcoliche” per l’Istat.
«Vivono molte esperienze, e più in fretta, rispetto ai coetanei di 10 anni fa. Perché sono nativi digitali: per loro è naturale usare app, social network e altri strumenti 2.0, ma non hanno gli strumenti emotivi per comprenderli a pieno. Il sesso virtuale, per esempio, è eccitante, ma si riduce a un gioco senza componente affettiva. Il cervello degli adolescenti non possiede il senso critico necessario per affrontare questa esperienza. Che si trasforma in un vero e proprio tsunami».
«No, sono una risorsa meravigliosa. Un 14enne può conoscere il mondo con Google Maps, chiacchiera con amici di altri Paesi grazie a Skype. Ma molti ragazzi non hanno i mezzi peraffrontare gli “effetti indesiderati” di una tale rivoluzione. E anche le famiglie si trovano in difficoltà, perché ignorano le implicazioni delle tecnologie. È come se ora mamma e papà non camminassero un passo avanti, pronti a tracciare la strada, ma uno indietro».
«Tra i fenomeni più pericolosi c’è il sexting: la pratica di scambiarsi contenuti hot via cellulare o mail. La nostra società fa passare il messaggio “vali solo se sei bello e famoso” e la Rete intensifica questa spirale. Rischiosa in particolar modo per le ragazze ».
«Non dimenticherò mai Lucia (il nome è di fantasia, ndr), una mia paziente di 11 anni. Brava a scuola, comincia a flirtare con un ragazzo di 16. Dai baci lui passa agli sms sempre più spinti, poi lei si convince a mandargli una sua foto a seno nudo. Ma subito dopo Lucia inizia ad avere insonnia e paura. Si vergogna per ciò che ha fatto e ha il terrore che quello scatto venga visto da sconosciuti. Questa angoscia le pesa come un macigno, da cui riesce a liberarsi solo con le cure di un esperto».
«Secondo uno studio europeo commissionato dall’azienda informatica McAfee, il 72% dei genitori è convinto che il figlio non visiti mai siti hard. Invece il 45% lo fa spesso. Sempre più giovani vengono da me per curare ansia, emicrania, disturbi dell’alimentazione. Tutti sintomi del “bombardamento emotivo ” di filmati a luci rosse. Senza contare che questi giovani spesso ignorano le conseguenze legali delle proprie azioni: 9 su 10 non sanno assolutamente che scambiarsi file pornografici è reato».
«Non sentirsi in colpa : episodi simili capitano. I genitori, però, devono esserne consapevoli e prevenire. Come? Con il dialogo e regole certe. Parliamo di sesso con i figli, raccontiamo come l’abbiamo vissuto da giovani, mostriamo loro film sul tema. Spieghiamo che, a tutte le età, non significa solo divertimento. E stabiliamo dei confini: per esempio, chiariamo apertamente che Facebook si usa un’ora al giorno. Ed è giusto che i genitori controllino il profilo dei ragazzi».
«No, coinvolge l’intera realtà. Trattiamo i figli come adulti. Non fa bene a un 11enne vedere ogni giorno servizi su Yara Gambirasio o Loris Stival alla tv. Fino a 9 anni il tg è lo spettacolo peggiore che possiamo offrire ai piccoli: penserebbero che tutte le mamme sono assassine e che il mondo è abitato da criminali. Diamo il via libera alle notizie dopo i 10 anni e discutiamone insieme. Di fronte a immagini dove le vittime sono bambini, rassicuriamo i nostri figli dicendo che loro non sono in pericolo. E spieghiamo con parole semplici le differenze religiose, le guerre, il terrorismo».
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«Purtroppo è vero. Molti “adolescenti 2.0” consumano esperienze alla velocità della luce, e così facendo si desensibilizzano alle emozioni: alcuni, come in questo caso, arrivano persino a non dare valore al dolore o alla morte. Però i genitori possono invertire la rotta mostrando, per primi, gioie e paure. Viviamo nel Terzo millennio, ma i sentimenti restano più importanti di ogni app».