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Si, ma non bisogna sentirsi in colpa. L’importante è cercare di bilanciare attenzione e affetti. Con l’obiettivo di capire limiti e qualità. Di tutti
08.01.2015
Il figlio preferito è un tabù, oggi più che mai. Lo sostengono Catherine Sellenet e Claudine Paque, due docenti universitarie francesi che hanno condotto una ricerca sul tema. Ecco il risultato: l’80 per cento dei genitori preferisce uno dei suoi figli, ma non lo ammetterebbe mai.
«In realtà, succedeva anche in passato che in famiglia si facessero delle differenze» spiega Catherine Sellenet, pedagogista e psicologa. «Solo che era considerato normale tanto più che, giuridicamente, l’eredità andava unicamente al primogenito. Oggi, invece, viviamo in una società che promuove l’uguaglianza, sia dal punto di vista ereditario sia affettivo. Logico quindi che il genitore si senta in difetto se si rende conto di avere un debole per uno dei due».
Nella foto: Ingrid Bergman con i figli Roberto, Isabella e Isotta
Come comportarsi quando il primogenito vede il nuovo fratellino come un pericoloso usurpatore
Secondo le ricercatrici francesi, il trasporto verso uno dei due si esprime in piccoli gesti e maggiori attenzioni.
«Al figlio prediletto ci si sente più vicini e, senza farlo apposta, con lui si è più tolleranti» sostiene la professoressa Sellenet. «Però c’è anche l’altra faccia della medaglia. Sulle sue spalle non si concentrano solo più attenzioni, ma anche maggiori attese.
La posizione di favore, poi, alimenta le gelosie tra fratelli. Gli altri figli soffrono di un dolore inespresso, si sentono delusi e sottovalutati. Risultato? Il preferito corre il rischio di venire isolato o semplicemente utilizzato quando si deve ottenere qualcosa dai genitori, di cui lui gode i favori».
«Capita spesso che i genitori abbiano un figlio preferito» conferma la psicologa Silvia Vegetti Finzi. «È una questione di empatia. Succede perfino ai nonni con i nipoti».
Ma è anche qualcosa che non dovrebbe far sentire più di tanto in colpa i genitori, visto che nella maggior parte dei casi si tratta di una preferenza “temporanea”, legata alla crescita o a una fase particolare della vita dei ragazzi. Il carattere e i loro comportamenti cambiano e ci si può sentire, per affinità, più vicino all’uno o all’altro. Per esempio, un adolescente ribelle, in lotta per conquistare una maggiore autonomia, si sentirà capito e apprezzato meglio dal genitore che, a sua volta, è stato così e che ora si rispecchia in lui.
È importante, infine, fare una distinzione. Può succedere che, pur essendosi comportati allo stesso modo nei confronti dei figli, mamma e papà vengano accusati da uno di loro di aver fatto delle differenze. In questo caso, al centro della questione non ci sono i presunti favoritismi che hanno penalizzato qualcun altro. Si tratta, invece, di gelosia.
«È un sentimento che un figlio può provare e che è dettato dall’amore assoluto che ha per la madre» spiega la dottoressa Vegetti Finzi. «Le origini sono lontane e possono risalire a quando il fratellino è ancora nel pancione».
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