La Rete è una risorsa o un pericolo? La domanda continua a rimbalzare e non solo a causa del maggior ricorso all’intelligenza artificiale. Se da un lato gli esperti di pedagogia, psicologia e sociologia lanciano l’allarme sui rischi di un uso non corretto di smartphone e social da parte dei giovani, dall’altro anche gli adulti non nascono i loro timori. I dati indicano, poi, che il 69% dei genitori è inesperto in quanto a competenze digitali avanzati e di base. Lo dimostra una recente ricerca, che indica anche come le donne si sentano maggiormente in pericolo a causa dei contenuti online.

La ricerca: genitori e digitale

Districarsi tra rischi, pericoli di fake news, deep fake e social, non è facile, neppure per gli adulti. Stando a una ricerca appena presentata, sono proprio i genitori a mostrare più incertezze, anche riguardo alle opportunità della rete. Lo studio, realizzato da Hearts & Science e intitolato “Riprendiamoci l’Internet!”, è stato condotto su un panel di 25mila genitori italiani con figli di età tra i 3 e i 17, in modo rappresentativo di tutte le aree geografiche italiane. Il primo dato che emerge è che, nonostante il 59% si dica soddisfatto della propria esperienza quando usa internet, ben 1 su 3 sia indeciso.

Sicurezza e fake news i problemi maggiori

A influire sulle risposte è l’attenzione posta non tanto sulle opportunità (di svago, lavorative, ecc.) quanto sulle criticità della rete: la principale fonte di preoccupazione è rappresentata dalla sicurezza informatica, sotto forma di rischio di virus e malware, e dalle fake news, seguita poi da privacy e possibilità di veicolazione di contenuti violenti o spiacevoli. «Questi sono gli aspetti che sono percepiti come maggiori fonti di rischio dagli adulti. I genitori temono, per se stessi, di essere profilati, mentre ritengono di essere in grado di controllare maggiormente i contenuti nei quali si imbattono. L’attenzione, quindi, è più sulle conseguenze del vivere in una società della sorveglianza», osserva Stefania Garassini, docente dell’Università Cattolica di Milano e Board Member di Patti Digitali.

Dal bullismo allo stalking: i timori dei genitori

Tra le altre preoccupazioni dei genitori emergono il bullismo, lo stalking e le molestie, o la paura di isolamento rispetto alle comunità online. «È interessante perché in questo caso i temi al centro dell’attenzione dei genitori sono gli stessi che riguardano anche i figli. La sensazione di inadeguatezza e pericolo è identica. È come se gli adulti capissero di essere nella stessa condizione dei giovani ed è un bene: l’idea che i ragazzi siano nativi digitali, dunque in possesso di una maggiore competenza, rischia infatti di impedire il dialogo. Al contrario, la consapevolezza di avere le stesse difficoltà e dover affrontare le stesse sfide, può avvicinare», osserva la professoressa.

Genitori e digitale: le donne si sentono maggiormente in pericolo

La ricerca, invece, sottolinea alcune differenze di genere: le esperienze online sono maggiormente fonte di stress e frustrazione nelle donne. «Il motivo è legato all’uso che i social media fanno dell’immagine, in particolare Instagram. Già tempo fa un’inchiesta del Wall Street Journal indicava come il 30% degli adolescenti che hanno difficoltà nella percezione del proprio corpo si sentiva peggio dopo l’uso di Instagram. Questo vale soprattutto per le ragazzine – spiega Garassini – Lo stesso vale per le donne adulte, che vivono con disagio l’esasperazione dell’aspetto visivo che si ha online».

La paura di isolamento sociale

La paura di fake news e di patologie rappresenta uno degli aspetti più critici nell’uso di internet: i genitori italiani si dicono preoccupati, infatti, dal rischio di digital addiction, sexting, revenge porn, ma anche catfishing e FOMO (la paura di rimanere tagliati fuori quando si è disconnessi). «Il continuo confronto online con vite che appaiono più belle delle nostre ci fa sentire esclusi. È come se da qualche parte ci fosse una festa continua, 24 ore su 24: se lo si ignora, si vive tranquilli. Ma sapendolo e vedendolo si prova frustrazione all’idea di non partecipare, anche se si realizza che si tratta di un’illusione, un’immagine filtrata da una lente deformante che toglie gli aspetti negativi – sottolinea l’esperta – Questo è un problema anche per gli adulti».

I genitori conoscono davvero il mondo digitale?

Ma i genitori quanto sanno davvero del mondo digitale? «Secondo il nostro studio, i genitori italiani sono consapevoli dell’esistenza di “rischi” ma non hanno gli strumenti per intervenire. Il contrasto è evidente: solo il 24% dei genitori intervistati si dichiara sereno rispetto alla sicurezza online dei figli, il che significa che 3 genitori su 4 non sono tranquilli quando i figli navigano su internet. Eppure, la maggior parte degli stessi genitori intervistati lasciano autonomia o limitano poco l’accesso alla rete anche dei più piccoli. Basti pensare che solo 27% dei genitori di bambini tra i 6 ed i 9 anni limitano, o vietano, l’accesso ad internet ai propri figli», spiega Emanuele Giraldi, Managing Director di Hearts & Science.

Come parlare di internet coi figli

«Occorre una maggiore conoscenza sia delle insidie che dei sistemi di prevenzione. Sono gli stessi genitori ad ammetterlo: 87% dei genitori intervistati dichiara di avere bisogno di più informazioni sul mondo digitale – prosegue Giraldi – Gli argomenti di maggiore interesse sono molto rilevanti: per esempio la sensibilizzazione sui segnali di adescamento online e i comportamenti sospetti, o l’insegnamento di competenze critiche per valutare ciò che si vede sui social media». «Non occorre una laurea in ingegneria informatica, ma una conoscenza che permetta il dialogo con i propri figli e la curiosità nel cercare interessi per sé nel mondo digitale», sottolinea Garassini.

L’importanza dell’esempio dei genitori

Se i primi a temere di rimanere vittime della rete sono i genitori, il loro esempio diventa fondamentale per i figli: «Dalla nostra ricerca emerge che un terzo dei genitori intervistati hanno avuto una esperienza diretta o indiretta (vissuta personalmente o “conosco qualcuno che ne è stato vittima”) di patologie digitali. Nella classifica arriva prima il phubbing, ovvero “snobbare amici e altri presenti utilizzando lo smartphone anche quando si è in compagnia”. Se pensiamo a quante volte abbiamo visto adulti a tavola immersi nello smartphone, capiamo che a monte di questa catena c’è proprio l’esempio che noi diamo ai più giovani», sottolinea Giraldi.

I divieti vanno motivati dai rischi (conosciuti)

«Andrebbe evitato di considerare internet soltanto come un mondo pieno di rischi. Dovrebbe, anzi, diventare terreno comune di dialogo o, quando serve, di divieti: i “no” si possono imporre, come quando si vieta alla propria figlia di uscire per andare in un posto pericoloso, ma vanno motivati dalla conoscenza», dice l’esperta. Da qui nasce la volontà di favorire processi di educazione digitale per i genitori, come quello messo a punto tra l’Università Bicocca e Hearts & Science.

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