
I litigi durante e dopo il divorzio, un genitore che inizia subito una nuova relazione o che passa da una storia all’altra innescano nei bambini un senso di smarrimento.
«Sono comportamenti destabilizzanti per il figlio» spiega Ilaria Marchetti. «Finché è molto piccolo, li subisce perché ha un solo grande desiderio: che mamma e papà tornino a volersi bene. Crescendo, invece, potrebbero farlo sentire tradito e trascurato. Una delle accuse ricorrenti, in questi casi, è: «Avete detto che una volta separati le cose non sarebbero cambiate, mi avete detto una bugia!»· Bisognerebbe riflettere bene prima di impegnarsi in qualcosa che, complici le tensioni, lo stress e il dolore provocati da una separazione, sarà difficile da rispettare. I figli, in quei momenti, finiscono per sentirsi invisibili, non considerati, meno amati. E vedono due adulti presi da sé e dai loro problemi, apparentemente incuranti delle conseguenze che la loro decisione implica».
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Un altro motivo di rancore che sfocia nell’odio? Vedere i genitori che si screditano a vicenda cercando alleati tra i nonni, i professori, gli amici. «Questo, sommato al rischio di manipolare in maniera diretta o indiretta i figli per usarli contro l’ex partner, provoca moltissima rabbia» continua Ilaria Marchetti.
«A 9-10 anni un ragazzino si accorge subito se un adulto sta cercando di “comprarlo”. Talvolta ne approfitta: sa che, sfruttando la competizione che si è innescata tra i genitori, potrà ottenere un telefonino più bello o l’ultimo modello di sneakers. Ma, allo stesso tempo, soffre perché quei regali, quei privilegi sono inquinati da un secondo fine: papà e mamma non stanno ascoltando le sue richieste, lo stanno usando. E questa disattenzione è imperdonabile».
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«Se un bambino si tiene tutto dentro allora cominciano i guai» continua l’esperta. «In qualche modo, il suo odio verrà allo scoperto. E i segnali che lo comunicano potrebbero essere indiretti: smettere di studiare, saltare le lezioni di nascosto, fare lo spavaldo o rifiutarsi di mangiare. Sono tutti modi con cui cercherà di farsi notare, attirare l’attenzione dei grandi ed esprimere il suo rancore» continua l’esperta. La ragione? Dire “ti odio” a un genitore non è mai facile.
«Un grosso aiuto arriva da un passo intermedio, quando il ragazzino si confida con qualche altro adulto di riferimento: un insegnante, il nonno o, se gli è stata offerta questa opportunità, il terapeuta. Può anche essere utile immedesimarsi nella storia di un coetaneo. Si tratta però di “prove generali”: per stare meglio, per togliersi il peso dal cuore è indispensabile aprirsi con mamma e papà».
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«Mamma, la verità è che sono arrabbiato con te!». Se un figlio arriva a dirlo, è fondamentale che l’adulto risponda nel modo corretto. Cosa non fare? Se i genitori sono in guerra, quello che si sente messo “sotto accusa” non deve dare la colpa alla cattiva influenza all’ex.
«Il rischio è grosso: il bambino, che vuole ricevere considerazione, si sentirebbe considerato incapace di provare sentimenti autonomi» conclude l’esperta. «L’adulto, invece, deve avere la saggezza di riconoscere l’importanza di ciò che sta passando il figlio. E trovare il coraggio di dirglielo: “Mi spiace, è faticoso provare tanta rabbia” può essere una prima salutare reazione. Così il ragazzo che è in difficoltà si sentirà compreso e rispettato. Ma non basta. In un secondo momento il genitore dovrà scusarsi con grande sincerità». “Scusa” è una parola davvero magica. Perché contiene in sé il passato (sono pentito per essermi comportato così) e il futuro (prometto di non farlo più). Proprio ciò di cui ha bisogno un ragazzino per riconciliarsi con le sue emozioni e la sua famiglia. E ricominciare a guardare avanti.