Quanto erano belli gli anni… Sessanta, Settanta, Ottanta, quando si giocava in cortile, la merenda era a base di pane invece delle merendine e i bambini sudavano a più non posso al posto di fossilizzarsi sul divano. La verità è che gli adulti spesso non hanno più tempo, né per fare torte o un panino, né per fermarsi a giocare. Ecco che le frasi scritte e condivise con troppa facilità sui social network diventano ipocrisia, perché alla prova dei fatti quando questi allegri schiamazzi sono intorno a noi invece di ridere insieme ai piccoli e volare con la leggerezza di Peter Pan, ci dimostriamo noiosi censori. Parliamo tanto di libertà, perché non la sappiamo più dare, né vivere. I bambini, insieme a ciò che la loro spontaneità rappresenta, ci danno fastidio.
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I residenti si dichiarano infastiditi dalle voci dei bambini e dal loro passaggio nei corridoi. Perché, si sa, i bambini fanno rumore. Creano scompiglio, nei corridoi e nella vita ordinata degli adulti. In fondo per i piccoli non conta la pioggia o il sole: saltare in una pozzanghera, correre in bicicletta o cercare l’arcobaleno mentre piove è l’avventura, la scoperta della meraviglia che i grandi potrebbero imparare, ma non hanno più voglia di vedere. Con la bella stagione si risveglia ancor più l’entusiasmo, la voglia di stare al sole, dare calci al pallone, chiamare a squarciagola gli amici. Si svegliano anche i divieti, anche se il regolamento a Milano è chiaro: con l’art. 83 bis introdotto nel 2012 e con l’approvazione del nuovo Regolamento Edilizio, nel 2014, il Comune riconosce il diritto dei bambini al gioco.
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«Sino ad alcuni decenni fa nelle nostre città c’erano spazi in cui i bambini potevano incontrarsi e giocare liberamente: zone verdi, strade, piazze. Bastava scendere in cortile o uscire di casa per trovare dei compagni di gioco» leggiamo in A piedi nudi nel verde. Le autrici, Albertina Oliverio e Anna Oliverio Ferraris, ci spiegano che «giochi aaparentemente banali, ma con un forte contenuto simbolico, servono per fronteggiare le novità e i bisogni legati alla crescita».
Tane, rifugi, o il semplice nascondino per i bambini sono un modo per coltivare un linguaggio segreto. Se nei parchi divertimento i piccoli sono visitatori a pagamento con un percorso obbligato tra file e padiglioni, è il piccolo angolo del giardino di casa a rivelare una fuga dalla realtà. Per costruire la mappa dell’Isola che non c’è basta un pizzico di fantasia, non conta quanto ristretto o scomodo sia lo spazio.

Giocare all’aperto aiuta il sistema immunitario e secondo gli studi attuali sostiene la salute degli occhi, potenzia le risorse creative, stimola la manualità e la conoscenza del proprio corpo: lo sanno bene Vienna Guidarini e Daniela Brini, educatrici dell’asilo nido “Girasoli” di Medicina, in provincia di Bologna. In questa scuola dell’Emilia Romagna si gioca all’aperto, sempre. Anche d’inverno, perché, come insegnano i pediatri, il rischio di contagi e malattie aumenta negli ambienti chiusi. Viceversa, i bambini che hanno la possibilità di stare a contatto con la natura, respirare e giocare in libertà, godere dell’ambiente crescono più forti, con una maggiore autostima e più felici.