I bambini di oggi sembrano condurre una routine da manager: impegni che si susseguono senza sosta, sport, corsi di musica, di teatro, pittura, studio e, anche nei weekend, due giorni interamente organizzati da mamma e papà.
E se non si organizzasse alcunché? Se per una volta si lasciasse campo libero alla tanto temuta noia? Non accadrebbe nulla di spiacevole, anzi l’esperto conferma che la noia può essere uno spazio costruttivo importante per i nostri figli.
In merito a questo tema molto discusso tra genitori, abbiamo cercato di fare chiarezza con il prezioso aiuto del prof. Roberto Pani, Specialista e docente di Psicologia Clinica.
Il tempo libero, questo sconosciuto
Usciti da scuola, c’è il nuoto. Oppure, la mamma sprona in modo deciso il figlio a giocare sempre al parchetto o a unirsi ai compagni per pomeriggi di attività creative (sempre decise dai genitori). O, ancora, come restare senza quel corso di inglese tanto comodo e che li tiene impegnati fino all’ora di cena?
Il risultato sono bambini per i quali il tempo libero è una vera e propria chimera, considerando che viene riempito dai genitori in stile “tetris”. Ma tutte queste attività extra-scolastiche sono positive per il bambino? L’abbiamo chiesto al prof. Pani.
«No, è bene che il bambino trovi spazio e tempo per sentire ciò che desidera realmente, per percepire le proprie preferenze e anche le relative difficoltà organizzative. Altrimenti il bambino rischierebbe di non distinguere ciò che gli appartiene da ciò che, invece, desidera la mamma per lui. Con agende fitte di impegni (decisi dai genitori) si sentirà un po’ soffocare e sentirà aumentare la sensazione di dipendenza» spiega l’esperto.
Quando la noia fa paura (ai genitori)
Il fatto che alcuni genitori tendano a riempire le giornate dei figli di impegni e attività, evidenzia un problema. Questa paura della noia, che porta a un‘iper-organizzazione della vita della prole, cosa sottende?
«Si ha tanta paura della noia perché la noia è depressiva: rappresenta il vuoto, la solitudine e l’inconsistenza di sé. Inoltre, la noia simboleggia la potenziale mancanza di un futuro progettuale che permetta di sentirsi vivi» spiega il prof. Roberto Pani.
La noia e la capacità di sapersi organizzare
Alla paura della noia, spesso, si accompagna anche il timore che i bambini non possano o riescano a gestire questi momenti di vuoto. Immaginare il proprio figlio annoiato è, per molti, una sensazione fastidiosa e insopportabile perché potrebbe preludere a un capriccio, a una lamentela. Questa sensazione aumenta la frustrazione del genitore. Invece, imparare a gestire la noia è un importante traguardo per un bambino, un’abilità che gli tornerà molto utile anche da adulto.
«Il bambino, a un certo punto, dovrà fare i conti con una realtà umana che non è sempre protetta dalla mamma. C’è bisogno che il bambino comprenda l’importanza di capire e ascoltare i desideri individuali e di organizzarsi in base alle proprie piccole, grandi frustrazioni» conclude l’esperto.
Imparare a conoscersi
I momenti “vuoti” di impegni e attività, quindi, sono fondamentali per una crescita sana e serena. Spazi per poter semplicemente fissare il soffitto e immaginare, per disegnare senza un tema o uno scopo, per manipolare senza dover rendere conto a qualcuno del proprio elaborato.
«Avere lo spazio per sentire se stesso, non solo proiettarsi nei consigli e nell’organizzazione degli altri. Questo vuoto insegna a distinguere ciò che si è. E si è anche se non c’è l’altro (in questo caso specifico, i genitori). Attenzione però, tutto questo è valido se il bambino non viene lasciato troppo solo: potrebbe percepire di non valere e non contare» spiega il prof. Pani.