Si sono appena concluse le iscrizioni alle scuole superiori per l’anno scolastico 2017-2018. Il risultato è sorprendente: è boom di iscrizioni ai licei. Ma c’è di più, in vetta alle classifiche delle preferenze troviamo il liceo classico e il liceo scientifico. Molto bene anche il linguistico, stazionari e un po’ in calo gli istituti tecnici. Mentre è sicuramente sconfitta per le scuole professionali. Già lo scorso anno, i successi riscossi dai licei avevano stupito, e non poco.
Infatti, a giudicare da questi numeri, parrebbe proprio di trovarsi di fronte a una popolazione di studenti eccelsi e assorbiti dalla voglia di studiare, soprattutto se per materie di studio intendiamo discipline piuttosto “dure” come il greco, il latino, le letterature o anche la matematica in versione liceo scientifico. I sondaggi sul livello di preparazione dei ragazzi, condotti a tappeto sul territorio nazionale, ci restituiscono invece un bilancio non proprio positivo e decisamente opposto alle aspettative.
Analfabetismo di ritorno
Sono stati più di 600 i professori universitari firmatari di una lettera che mette nero su bianco l’impreparazione degli studenti una volta arrivati all’università. I professori denunciano errori grammaticali e lessicali addirittura “da terza elementare” e invitano il governo e la “buona scuola” a fare luce su questo enorme problema.
Esiste, infatti, un pericolo concreto di cadere in ciò che viene definito analfabetismo di ritorno. E credere a tutto questo non è così difficile: pensiamo soltanto ai social network e a quello che quotidianamente ci mostrano.
Ovvero, lo scempio della grammatica italiana. Muoiono i congiuntivi e muoiono di stenti persino le “acca”. E giovani, ben al di là della terza media, riescono ad accentare persino i pronomi personali (è un tripudio di tè che con il tè all’inglese hanno ben poco a che fare), i “qui, quo, qua”, i “fa” e non mancano le lunghe liste di abominevoli po’ accentati invece che apostrofati. Tutti questi errori passano con nonchalance dall’aggiornamento di stato alla tesi di laurea.
Promozioni meritate?
Come sottolineano i professori firmatari della lettera, gli studenti non arrivano all’università dal nulla ma, spesso, proprio dai licei più esclusivi e storici. Eppure, arrivano in queste “condizioni grammaticali”. Non solo, pare proprio che ai ragazzi oggi manchi anche il metodo di studio corretto e che ormai le fonti abbiano perso valore.
Ecco, quindi, che testi storici vengono accantonati a favore del rapidissimo (e, non di rado, scorretto) uso di Wikipedia. L’enciclopedia online che riporta informazioni frammentate e che diventa la base ideale per i copia/incolla scolastici.
Dove vanno rintracciati, quindi, gli errori di sistema che portano i ragazzi a essere tanto impreparati? Sicuramente nel minor uso della parola scritta e in un decrescente interesse per la lettura. Eppure, spiegano i professori, leggere è fondamentale a ogni età e i genitori stessi dovrebbero dare il buon esempio.
Inoltre, assistiamo a un lassismo preoccupante da parte di riferimenti autorevoli. In nome dell’evoluzione della lingua italiana, si lasciano passare anche le dimenticanze in fatto di congiuntivi oppure si assolvono vocaboli inaccettabili sino a qualche tempo fa. Parole inventate e bizzarri modi di dire che diventano parte integrante della nostra lingua.
Quindi, tutto è permesso e l’analfabetismo di ritorno trova terreno fertile per decidere come muoversi e come annientare la preparazione degli studenti.
Liceo mon amour
Ma gli studenti sanno di essere impreparati? Pare proprio che sussista una sorta di inconsapevolezza di fondo che porta i ragazzi a scrivere testi colmi di errori grammaticali e lessicali davvero impensabili. Così come a esporre le tesi e le lezioni in modo imbarazzante dal punto di vista dialettico. Diventa, quindi, semplice comprendere il perché di questo boom di iscrizione ai licei.
Il liceo, si sa, è per molti una scelta “di prestigio“, per alcuni ragazzi è un modo di seguire i compagni delle medie in un nuovo percorso scolastico. Per molti altri, ancora, è un’assertiva accettazione della volontà (magari anche celata) dei genitori. Un tempo, invece, il liceo era la scuola scelta da chi aveva veramente voglia di studiare e, poi, di intraprendere un percorso universitario. E optare per un istituto tecnico o una scuola professionale non era sicuramente un comportamento di “serie b”.
Ma può anche essere che i ragazzi siano attratti irresistibilmente dal mondo classico o dalla patina di fascino che ancora, e fortunatamente, si portano addosso i licei. In questo caso, può anche innescarsi un circolo virtuoso in grado di condurre dall’apatia alla conoscenza e all’amore per lo studio e per la letteratura. Un rimedio per colmare le lacune lasciate ogni giorno dall’uso indiscriminato del linguaggio 2.0. Una cura chiamata studio.
Emergenza scuola
Detto ciò, resta l’amara sensazione che la scuola oggi non goda proprio di un’ottima salute. E ce lo ricordano quotidianamente i genitori che giustificano i figli per non aver fatto i compiti in nome di un’acclamata “libertà di vita”. Quante volte abbiamo letto giustificazioni di mamme o papà che scrivono “Mio figlio non ha potuto fare i compiti perché ha preferito vivere”?
Come se la vita fosse una realtà distinta e scissa dalla cultura e dalla preparazione. Comprendiamo, dunque, che uno dei lavori più importanti va svolto proprio a casa, rendendo di nuovo “sacra” la scuola e sacro (e inviolabile) anche il lavoro dei docenti.