La frase “ancora 5 minuti” o la variante, forse ancora più sottilmente urticante, “solo 5 minuti” è forse la risposta più utilizzata dai ragazzi di età compresa tra gli 8 e i 16 anni quando viene chiesta loro qualche incombenza domestica. I genitori che ancora hanno memoria della propria gioventù “digitale” (se tale può definirsi giocare con un Commodore 64…) sanno tuttavia che quando si sta giocando, ad esempio, a un gioco particolarmente avvincente la dimensione temporale scompare e le ore diventano minuti. Facilmente raggruppabili in gruppi da… “cinque minuti”, appunto
Il gaming, ormai quasi sempre online, e Internet in generale, non sono tuttavia solo nuovi strumenti di ricreazione, ma rappresentano per i nostri ragazzi una vera e propria dimensione di socialità che è del tutto inutile contrastare, ma che occorre invece comprendere e far comprendere al meglio ai nostri figli in modo che imparino a muoversi in essa responsabilmente e in tutta sicurezza.
Ciò premesso, è anche vero che i pericoli a cui sono esposti i nostri ragazzi sono più gravi (pedofilia) o comunque tecnologicamente talmente insidiosi da essere difficilmente affrontabili persino da un adulto esperto. Si pensi, più semplicemente, a virus, spyware, dialer, spam, phishing o keylogger, ovvero quei programmi nascosti che, registrando tutte le azioni compiute con la tastiera, memorizzano ogni tipo di dato sensibile, password in primis, inviandoli a chi li ha installati. In quest’ottica occorre innanzitutto mettere davanti ai propri figli delle macchine rese precedentemente (più) sicure mediante l’installazione di antivirus e l’attivazione dei sistemi di anti-phishing incorporati in quasi tutti i principali browser e delle funzioni di anti-spam dei programmi di posta elettronica più diffusi. Ottimale sarebbe anche l’attivazione di un firewall, come Windows Firewall.
Dopodiché il ricorso al parental control – ormai reso disponibile su pressoché qualsiasi device, da quelli mobile fino alle console di videogiochi – può essere un plus capace di aiutare i genitori – soprattutto quelli che, per cause di forza maggiore, non sono sempre “presenti” – a limitare l’uso del device in determinate fasce orarie o per un numero massimo di ore al giorno, escludendo determinati contenuti o fonti di contenuti o – meglio ancora – includendone solo alcuni. Quest’ultimo è sicuramente l’approccio pedagogicamente più consigliato: mettendo a disposizione dei nostri figli una “biblioteca di casa”, ovvero un numero limitato di siti ma pensato apposta per la loro età e capacità di comprensione, si evita di affidare loro precocemente la valutazione dell’affidabilità delle fonti.
Si può procedere analogamente anche per gli smartphone: si possono impostare alcune restrizioni all’uso delle applicazioni (su iOS, ad esempio), ed esistono anche browser (a pagamento o gratuiti come K9, disponibile sia per iOS che per Android) che filtrano la navigazione e che arrivano a includere il controllo delle telefonate, a registrare gli SMS inviati e le posizioni GPS. Un approccio più immediato è quello di affidarsi ai primi operatori telefonici che hanno cominciato a predisporre tariffe appositamente pensate per genitori con figli, mettendo a punto interessanti servizi di parental control.