Nel secondo anno di vita il bambino capisce che andare a letto significa interrompere i suoi giochi e lo stare in compagnia del resto della famiglia. Così, forte della sua nuova capacità di dire no, cerca di imporre in tutti i modi la sua volontà. Punta i piedi, fa un sacco di capricci, e quando viene messo a letto chiama la mamma e il papà un sacco di volte con mille scuse.
Può essere effettivamente che il piccolo abbia bisogno di meno ore di sonno e quindi di ritardare il momento di andare a letto la sera. Per esempio, se al pomeriggio ha dormito troppo, è normale che la sera faccia mille storie. Il sonnellino pomeridiano comunque è indispensabile all’equilibrio di ogni bambino piccolo, perché serve a rigenerare le energie e ha una funzione di apprendimento.
Serve cioè a rielaborare le informazioni apprese (e anche le emozioni provate) durante il giorno. Secondo alcuni studi i piccoli che hanno una percentuale elevata di sonno REM (sonno profondo) notturno e diurno, sono dotati di un’intelligenza particolarmente vivace.
Ma fino a che età è importante la pausa pomeridiana? Non esistono risposte valide per ogni bambino; in genere fino ai tre anni i piccoli ne sentono il bisogno; c’è chi riposa un’ora al massimo e chi invece prosegue anche per tre ore filate.
Attenzione però a non esagerare, soprattutto se sono già le cinque del pomeriggio.
Dopo quest’ora, infatti, nel nostro organismo inizia a crescere il livello di melatonina: allungare ulteriormente il sonnellino ne potrebbe compromettere la produzione e quindi il sonno notturno.
In ogni caso, per mettere a dormire il bambino la sera (e spesso anche al pomeriggio) è importante creare una serie di rituali che gli diano sicurezza: una favola, il saluto ai giocattoli, il bacino della buonanotte: insomma, bisogna fare in modo che il piccolo associ l’idea di andare a nanna a un momento piacevole e che consideri il suo lettino come un nido accogliente e sicuro.