«Chiedete a un bambino di disegnare la sua famiglia, vedrete che accanto a mamma, papà e fratellini mette anche i nonni, che pure vivono in un’altra casa. Sapete perché? Perché i nonni non sono più quelli di una volta» spiega Silvia Vegetti Finzi, che nel suo ultimo libro Nuovi nonni per nuovi nipoti (Mondadori) riversa la sua competenza di psicologa e le sue gioie di nonna.
«Eravamo figure da tappezzeria, adesso siamo il perno della famiglia. Aiutiamo sul piano economico, colmiamo i vuoti del servizio pubblico, abbiamo studiato, viaggiato, fatto politica, femminismo»
Questi sono i giovani del Sessantotto che hanno vissuto in prima persona i cambiamenti della società. «Noi abbiamo qualcosa da dire» continua la psicologa. «E i bambini, che non ammettono ignoranza sul computer e sui Gormiti, non ci lasciano invecchiare».
Che cos’è un nonno per i nipotini?
«Il nonno è un mito. Ha più cose da raccontare e magari anche la macchina più grande di papà. Il quale, essendo diventato un po’ mammo, ha ceduto la sua autorevolezza all’anziano genitore. La nonna è l’indulgenza, lo spazio dell’immaginazione (la mamma, con tutte le raccomandazioni di lavarsi i denti e allacciarsi le scarpe, perde appeal). Tutti e due sono un punto di riferimento sicuro. E non è poco con la famiglia fragile che ci ritroviamo. Le separazioni superano il 50 per cento!».
E un nipotino per i nonni?
«Un fiore che si schiude d’autunno fra i rami di un albero che perde le foglie. Uno lavora tutta la vita, non prende più in braccio un bambino e d’improvviso scopre la sua morbidezza. E la parte tenera di sé che aveva sempre trascurato. Sente che può lasciarsi andare. Così per il primo nipote c’è chi perde letteralmente la testa. Del resto i nonni non sono tenuti a educare. Devono solo rispettare le regole stabilite dai genitori».
A volte, invece, si intromettono…
«E non è il caso. Bisogna mordersi la lingua per intervenire il meno possibile. Fare quello che i genitori chiedono, non di più. Chi è disponibile in modo illimitato alla fine delude».
Però si pensa sempre ai nonni come a un servizio di baby sitter.
«E io contesto. Se si deve fare, perché i figli hanno bisogno di aiuto, si fa. Ma non è detto che sia giusto. Ci sono nonni che fanno più di quel che dovrebbero e figli che potrebbero permettersi le baby sitter e ne approfittano. Proprio perché hanno vissuto in modo diverso, i nonni di oggi devono continuare ad arricchire se stessi».
Dunque qual è il loro ruolo?
«Offrire pause di libertà. I bambini sono pressati da mille impegni, i genitori molto attenti ai risultati. I nonni se li possono dimenticare. Non sta a loro pensare al successo dei nipoti. Sappiamo bene che la creatività è basata sul non fare, sul tempo per sé. E questo riguarda i nonni».
E come la mettiamo con i vizi?
«Il problema non esiste più. I bambini li viziano tutti. Anche i genitori che, essendo cresciuti nella società dei consumi, non hanno idea che si può vivere con poco».
Con le famiglie allargate i bambini hanno anche sei, otto nonni.
«E li vivono come una ricchezza: a Natale hanno più regali. Nella famiglia puzzle i bambini si muovono bene. L’importante è sapere chi sono i nonni naturali. E che gli adulti non si mettano in concorrenza fra loro».
La cosa più importante che i nonni possono fare per i nipotini?
«Raccontare favole, filastrocche, storie di vita. Oggi c’è molta enfasi sul fatto che i piccoli vanno ascoltati. Ma devono anche imparare ad ascoltare. Per esempio che il mondo non è sempre stato così. I nonni che oggi hanno 70 anni possono raccontare che da piccoli avevano le scarpe con la suola di legno, che si faceva il sapone in casa, che le bambole erano di pezza. Per non crescere in una società smemorata».
Un suo consiglio: da nonna ai nonni.
«Sentirsi nonni di tutti i bambini, anche di quello che cade ai giardini o che si guarda intorno e non trova la mamma. Non preoccuparsi della loro felicità, quello di cui hanno bisogno è sapere che c’è sempre qualcuno che li sostiene. La vita sarebbe meno spaventosa se ci fossero in giro nonni con uno sguardo responsabile per tutti».