Fin dai primi anni di vita i nostri figli imparano che gli oggetti hanno un valore economico. Attraverso il nostro esempio, i giochi di società, i cartoni animati, prendono coscienza che le cose si comprano e si vendono attraverso il denaro. Questo concetto entra a far parte del paradigma con cui conoscono il mondo e sta a noi genitori il difficile compito di trasmettere loro un modo sano per rapportarsi con i soldi. La paghetta può servire a questo scopo. Ma quanto bisogna dargli?

La prima lezione: i soldi non sono un fine ma uno strumento

Come genitori non desideriamo che i soldi diventino la ragione di vita dei nostri figli, ma nemmeno che crescano come sprovveduti. Con la paghetta gettiamo le basi affinché possano costruirsi un domani sereno. Insegniamo loro che il denaro non è un fine, ma uno strumento per raggiungere alcune cose fondamentali della vita. Come costruire una famiglia, acquistare una casa, andare in vacanza, concedersi qualche sfizio. Una bella sfida in un periodo di crisi, pandemie e guerre. A questo si aggiunga il fatto che secondo una ricerca, sette adulti su dieci si sentono a disagio a parlare di denaro con i figli. Tuttavia, siamo tenuti a trasmettere loro un messaggio rassicurante sul fatto che, nonostante tutto, potranno realizzare i loro sogni attraverso impegno, studio, determinazione, talento.

Partiamo dal nostro rapporto con il denaro

Dare la paghetta non basta. Per insegnare ai nostri ragazzi un sano rapporto con il denaro bisognerebbe per prima cosa guardare noi stessi. Sappiamo che i figli ci osservano e il nostro esempio vale infinitamente di più di qualsiasi lezioncina che vorremmo impartire loro. Quindi, semplificando, se siamo degli spendaccioni impareranno a scialacquare. Se siamo avari, gli insegneremo che è meglio tenere i soldi sotto il materasso piuttosto che fare un regalo o godersi la vita. Entrambe le prospettive non sono così allettanti. Quindi, forse il primo passo da fare è chiederci quale rapporto abbiamo noi con il denaro. Ed eventualmente lavorare su noi stessi per cambiare un po’ le modalità tossiche che rischiamo di passare ai nostri figli.

Bambino conta i soldi

Entrate e uscite: la funzione educativa della “paghetta”

Fino a quando sono sotto la nostra ala e non iniziano a lavorare, i nostri ragazzi dipendono economicamente da noi. Ma questo non significa che non debbano iniziare a familiarizzare fin da piccoli con alcuni principi economici cardine che orienteranno le loro vite future. Dare una paghetta può aiutarli a capire che cosa sono entrate e uscite, cosa significa avere un budget, come orientare le proprie spese. Ma anche quanto e come si può risparmiare e magari investire il denaro che in un certo momento non si ha necessità di impiegare.

La “paghetta” può essere settimanale o mensile

Per dare la possibilità ai figli di sperimentare una gestione del denaro in un “ambiente protetto”, ossia senza il rischio di causare crack finanziari, molti genitori istituiscono la classica paghetta settimanale. Fin dai 10 anni, ma anche prima, ci impegniamo a corrispondere ai nostri figli una determinata cifra in linea con l’età. In questo modo potranno affrontare le piccole spese. Impareranno a gestire una certa somma, limitata e sempre uguale, all’interno di un lasso di tempo determinato, che può essere una settimana o un mese.

Carte prepagate per i minorenni: sì o no?

Anche se il tema dei contanti in questo momento va di moda, è possibile gestire la “paghetta” attraverso carte prepagate pensate dagli istituti di credito per soddisfare le esigenze dei giovani (di solito a partire dai 14 anni di età). Rispetto ai contanti, queste carte di pagamento abituano i ragazzi a fare operazioni che ben presto si troveranno ad effettuare abitualmente. Per esempio: pagamenti tramite i Pos dei negozi (di solito Mastercard, Maestro e Visa Electron), prelievi agli sportelli automatici delle banche e acquisti online sui vari siti di ecommerce. Possono essere utilizzate anche all’estero per pagare e prelevare. Quindi diventano un valido strumento per i ragazzi che partecipano a vacanze studio.

Giovane sorridente con carta prepagata

Il vantaggio delle carte prepagate

Non si tratta in senso tecnico di vere e proprie “carte di credito”, ma di “carte di debito”. Infatti, addebitano le spese nel momento stesso in cui vengono effettuate, entro l’ammontare precedentemente deciso dai genitori. Il vantaggio, rispetto ai contanti, è anche in termini di sicurezza, perché si evita di far circolare i ragazzi con i soldi in tasca. In caso di furto o smarrimento, la carta può essere bloccata contattando i servizi clienti delle banche emittenti. Attraverso gli estratti conto, i genitori possono monitorare le spese dei figli, imporre limiti per l’acquisto di determinati beni, prevedere ritocchi del budget. Una volta attivate, le tessere si possono ricaricare tutte le volte che si vuole, per l’importo desiderato, fino alla scadenza (la validità generalmente va dai 3 ai 10 anni).

Paghetta: imparare a gestire uno “stipendio”

Attraverso la paghetta in contanti o le carte prepagate, che possiamo ricaricare ogni mese dello stesso importo, i nostri figli si abitueranno a ricevere una sorta di “stipendio”. Sulla base di questa entrata dovranno iniziare a fare i loro conti e ragionamenti. In questo tempo storico è molto facile essere attratti dallo shopping compulsivo. Le promozioni dei siti di ecommerce sono particolarmente invitanti. Di fronte a queste continue sollecitazioni è importante che i ragazzi si rendano conto dell’importanza di imporre a se stessi dei limiti di spesa.

Paghetta: la differenza fra bisogni e desideri

Capiranno che la somma caricata dai genitori in una data prestabilita – per esempio il primo del mese – dovrà essere impiegata in primo luogo per alcune spese che, in accordo con i genitori, saranno da considerare necessarie. Per esempio, l’abbonamento ai mezzi pubblici o la retta di un’attività sportiva. Solo dopo potranno concedersi, entro certi limiti, consumi di tipo più velleitario: andare al cinema, acquistare un gioco per la PlayStation e così via. Si tratta di imparare a scegliere come usare il denaro. Proprio come gli adulti, che devono fare i conti da una parte con i bisogni: pagare l’affitto, le bollette, fare la spesa. Dall’altra con i desideri: mangiare in un ristorante, fare la settimana bianca o cambiare la macchina.

Uno schema delle priorità

Forse, a livello familiare abbiamo istituito un rendiconto condiviso che riassume uscite ad entrate del mese. Se non l’abbiamo fatto, potrebbe essere una buona idea iniziare. Basta impostare con i nostri figli una tabella semplice dove elencare le voci di spesa in modo da evidenziare quelle prioritarie, orientare i propri acquisti, aggiungere voci come “regali di compleanno”, “vacanze” e (perché no) “beneficenza”. Si può anche riservare una riga alle somme che riescono a risparmiare di mese in mese per poi destinarle a un progetto o una spesa desiderata, possibilmente condivisa con mamma e papà. Se hanno già l’età per svolgere qualche lavoretto – tipo babysitting, aiutare i vicini a falciare il prato o vendere lavoretti per Natale -, questo mini bilancio potrà prevedere delle entrate aggiuntive. In questo modo i ragazzi avranno la percezione di poter influire attivamente sulla loro capacità di spesa.

Famiglia sorridente con maialino portasoldi

Denaro: troppi cattivi esempi

A monte di ogni consiglio e indicazione che desideriamo trasmettere ai nostri figli sull’utilizzo del denaro c’è una premessa di carattere etico. Purtroppo le recenti, disarmanti, notizie sugli episodi di corruzione che hanno investito alcuni membri dell’Europarlamento parlano di come sia spesso il mondo degli adulti a trasmettere messaggi deleteri. I nostri figli sono circondati da cattivi esempi: dall’arricchimento a ogni costo in modo illegale all’appropriazione fraudolenta di ciò che dovrebbe andare a beneficio del bene comune.

Essere modelli credibili

Noi come genitori, nel nostro piccolo, come ci poniamo in tutto questo? Sicuramente ci scandalizziamo di fronte a queste notizie di cronaca, ma sappiamo essere dei modelli credibili per i nostri figli quando si tratta di denaro? Facciamoci questa domanda. Se ci lamentiamo di continuo perché non guadagniamo abbastanza, oppure viviamo con l’ossessione di accumulare sempre di più, passeremo ai nostri figli la nostra fissazione. Alla fine, i soldi continueranno a essere un problema anche per loro. Non basteranno mai, anche se per qualche caso del destino un giorno capiterà di averne tanti. In sostanza, c’è chi è ossessionato dal denaro e chi rifiuta di occuparsene: ma pochi riescono a usarlo per stare meglio.

Il denaro come energia per il loro sviluppo

È importante trasmettere ai nostri figli la consapevolezza che il denaro è una fonte di energia fondamentale che deve essere diretta allo sviluppo della loro persona. Devono avere chiaro che gli sportelli Bancomat non sono delle scatole magiche e che i soldi si ottengono attraverso il lavoro e la fatica. Ma non limitiamoci ai buoni consigli su come gestire le proprie finanze. Il focus deve restare sul loro percorso di crescita, i progetti, il valore di restare fluidi nella vita e in equilibrio tra attivazione del piacere, esame della realtà e relazione con gli altri. Questa sarebbe una vera alfabetizzazione finanziaria che renderebbe gli adulti di domani liberi, indipendenti e preparati per il futuro.