Partiamo da un dato: la Danimarca domina ogni anno la classifica dei paesi più felici al mondo. Anche quest’anno infatti, secondo il World Happiness Report commissionato dalle Nazioni Unite, il paese scandinavo è al primo posto e in generale è sempre ai vertici della classifica. Sistema sociale, governo o prodotto interno lordo sembrano non essere sufficienti a spiegare tanta felicità. Da cosa dipende quindi?
Le autrici di “PARENT, il metodo danese per crescere bambini felici” hanno formulato una teoria tanto semplice quanto rivoluzionaria: non saranno le mamme danesi le “responsabili” di tanti bambini felici? Che crescendo e diventando gli adulti di domani diffonderanno questa felicità a loro volta? Iben Sandahl, psicologa danese, e Jessica Alexander, giornalista americana (ma sposata con un danese) non hanno dubbi e hanno stilato una vera e propria guida pratica a beneficio dei genitori di tutto il mondo.
Secondo le due autrici, il segreto della felicità dei bambini (e della serenità familiare in generale) si può racchiudere in un acronimo: P.A.R.E.N.T. (genitore). I 6 punti chiave sono: Play (gioco), Authenticity (autenticità), Reframing (ristrutturazione), Empathy (empatia), No Ultimatums (nessun ultimatum) e Toghetherness (intimità). Vediamo brevemente, punto per punto, di cosa si tratta e come applicarlo anche nella nostra quotidianità.
Le regole d’oro per crescere figli felici:
1 – Play (gioco)
Per le mamme italiane strutturare la giornata dei propri figli tra scuola, sport e corsi di tutti i tipi è diventata la norma. In Danimarca invece si dà molta importanza al gioco libero, che insegna ai bambini a gestire emozioni e stress. Giocare all’aperto (anche in inverno!), creare modi e tempi di gioco, rapportarsi tra coetanei e fratelli senza l’interferenza di un adulto sono tutte attività importanti per la crescita dei bambini. Ricordiamocelo la prossima volta che siamo tentate di riempire l’agenda dei nostri figli peggio di un manager d’azienda!
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2 – Authenticity (autenticità)
“La sincerità crea una maggiore consapevolezza di sè”. Parti da questo presupposto e cerca di dire sempre la verità a tuo figlio. Non lodarlo eccessivamente: troppi complimenti minano l’autostima e suonano falsi. Davanti a un disegno non bisognerebbe dire subito che è un “capolavoro”: si illude il bambino di essere un “genio”. Le autrici consigliano di focalizzarsi sulle reali abilità del bambino: fare domande sul tipo di colori usati, sul soggetto o sulle emozioni provate dal bimbo nella realizzazione del disegno aiuta i piccoli a concentrarsi sul compito svolto. Oltre a insegnare l’umiltà.
3 – Reframing (ristrutturazione)
Cambiare punto di vista: cioè affrontare una situazione spiacevole focalizzandosi sul lato positivo delle cose. Un atteggiamento semplice ma in grado di cambiare completamente il nostro atteggiamento nei confronti della vita. Questa capacità è alla base della resilienza: acquisire le risorse necessarie per superare un evento traumatico, trasformando le difficoltà e cambiando il punto di vista.
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4 – Empathy (empatia)
L’empatia si sviluppa fin dai primissimi mesi di vita: il neonato infatti si connette alle emozioni e agli stati d’animo della mamma e si “allena” a farlo in seguito con le altre persone. Naturalmente dobbiamo essere anche noi a stimolare i nostri figli a sviluppare l’empatia, cercando di comprendere le sue emozioni. Se il piccolo è triste non sminuiamolo ma cerchiamo di chiedergli perché si sente così e quali emozioni prova. L’empatia, la capacità di mettersi nei panni degli altri, è un grande passo verso la felicità collettiva.
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5 – No Ultimatums (nessun ultimatum)
Ovvero: più autorevolezza e meno autoritarismo, esattamente come fanno i genitori danesi. Punizioni, sculacciate o, appunto, ultimatum, generano un circolo vizioso di paura e incomprensioni reciproche. Le autrici spiegano che “Comandare incutendo paura comporta un problema, perché non si promuove il rispetto: si promuove la paura“. Le regole devono essere imposte con autorevolezza, calma e affetto. Senza urli e minacce. Certo all’inizio non sarà facile, soprattutto se si è già innescato il meccanismo dell’autorità. Ma le autrici ricordano anche che “calma genera calma“: non cercare di calmare tuo figlio urlando più di lui!
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6 – Toghetherness (intimità)
È quello che i danesi chiamano “hygge”: passare del tempo insieme ad amici e parenti e creare un’atmosfera accogliente in casa. Per loro è un vero e proprio stile di vita che vede coinvolti genitori e figli ma anche una stretta rete sociale e familiare. Giocare insieme, cucinare e godere in generale della reciproca intimità e compagnia rafforzano il benessere di ciascuno.
Come fare a portare un po’ di questo “hygge” in casa nostra? Le autrici consigliano di creare una calda atmosfera in casa (accendendo candele o facendo piccole decorazioni fatte a mano), ma anche di smettere di lamentarsi, organizzare attività di gruppo e incoraggiare il gioco dei bambini (senza dispositivi elettronici!).