Secondo la definizione dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, il parto pre-termine si intende quando avviene tra la trentaseiesima e la trentottesima settimana di gestazione. Dalla trentaseiesima alla trentaduesima settimana, si parla di parto prematuro; prima della trentaduesima e fino alla ventiseiesima il parto è molto prematuro; prima della ventiseiesima è estremamente prematuro.
Il parto prematuro si può in qualche modo prevenire. La prima regola è quella di sottoporsi a controlli periodici, adottare sane abitudini di vita e segnalare al ginecologo ogni sintomo sospetto: la causa più frequente dei parti prematuri è costituita dalle infezioni dell’apparato genitale e urinario. Anche una banale infezione trascurata può estendersi, intaccare le membrane e il liquido amniotico e provocare le contrazioni che danno avvio al parto.
Se il bambino nasce pre-termine non ci sono in genere problemi e non occorrono terapie particolari perché il suo organismo è già maturo per affrontare la vita extrauterina.
A volte invece il parto avviene post-termine; è vero che le quarantadue settimane rappresentano il limite di una gravidanza a termine, è altrettanto vero però che oggi la tendenza è quella di non aspettare la scadenza ma di indurre prima il parto perché si potrebbe andare incontro a una sofferenza fetale per il progressivo invecchiamento della placenta e la diminuzione del liquido amniotico. Per questo, dalla quarantesima settimana in poi, il ginecologo prescrive alcuni controlli in modo da verificare il benessere fetale attraverso il monitoraggio cardiotocografico e la misurazione della quantità del liquido amniotico.