Il PDP, Piano Didattico Personalizzato, è la risposta della scuola e delle istituzioni ai bisogni dei bambini e dei ragazzi con DSA, Disturbi Specifici dell’Apprendimento e, più in generale, con BES (Bisogni Educativi Speciali).
I DAS si identificano in dislessia, disortografia, discalculia e disgrafia. Fino a non molto tempo fa, e in non pochi casi anche oggi, i bambini con DSA venivano considerati svogliati, pigri o “lenti” nell’apprendere.
Invece, fortunatamente, ora viene sottolineato il carattere di specificità di questa tipologia di disturbi: dunque, nei DSA non è coinvolta la capacità intellettiva del bambino nell’apprendere ma soltanto alcune abilità, che ci sono ma vanno agevolate con modalità differenti.
Per quanto riguarda i BES, vengono considerati aventi diritto di PDP anche gli alunni con particolari problematiche e difficoltà sociali, linguistiche, emotive o familiari.
E, proprio in nome di questa specificità, nascono i PDP.
Cos’è il PDP
Secondo quanto riportato da AID (Associazione Italiana Dislessia), il Piano Didattico Personalizzato è un accordo condiviso tra insegnanti, istituzioni scolastiche e socio-sanitarie e famiglia dello studente.
Parliamo, quindi, di un vero e proprio progetto educativo-didattico personalizzato, ovvero pensato e redatto in relazione ai bisogni specifici di apprendimento dell’alunno, considerandone soprattutto le potenzialità nonché la possibilità di utilizzare strumenti compensativi dedicati.
Peculiarità dei PDP
Il Piano Didattico Personalizzato non è un progetto rigido, ma si tratta di un documento modificabile e soggetto a flessibilità in itinere.
Infatti, nel corso dell’anno scolastico possono mutare le condizioni contestuali ma possono anche cambiare i bisogni specifici dell’alunno. Il PDP richiede di essere controfirmato, e dunque approvato, anche dalla famiglia dell’alunno.
Vediamo, secondo fonti AID, cosa prevede e comprende un PDP.
Oltre ai dati anagrafici dell’alunno e alla segnalazione della tipologia di disturbo, vengono elencati nel piano anche le attività didattiche personalizzate, gli strumenti compensativi (per esempio, la possibilità di utilizzare dispositivi e supporti tecnologici), le misure dispensative e, parte molto importante, le forme di verifica e di valutazione personalizzate.
In ogni caso, tutte le strategie didattiche poi esposte e proposte nel PDP, vanno approvate in sede di consiglio di classe.
Un punto di snodo cruciale, ma ancora ostico nella redazione dei PDP, riguarda l’apprendimento delle lingue straniere. Come sottolinea giustamente l’AID (Associazione Italiana Dislessia), particolarmente le lingue straniere sono oggetto di dispense personalizzate e specifiche, e non dovrebbero mai essere eliminate dai Piani Didattici Personalizzati in nome di una sorta di indolenza o pigrizia.
In breve, il concetto alla base di questi progetti è che vi sia sempre un modo per rispondere e venire incontro alle esigenze degli alunni con DSA e, più in generale, con BES. Tutto ciò in nome del diritto allo studio.
E anche in nome dell’uguaglianza, che non significa partire ciascuno dallo stesso punto ma fornire a tutti gli strumenti adatti (e personalizzati) per poter raggiungere i propri obiettivi.