Sentirsi chiedere quando arriverà un bambino «fa più male a chi ha un passato di tentativi falliti rispetto alle donne che, invece, di bambini hanno deciso di non averne» dice Nicoletta Suppa, psicologa e psicoterapeuta. «Ma è una domanda che mette in difficoltà tutte, perché fa emergere un dilemma complesso e, spesso, ancora irrisolto, che può coinvolgere anche le dinamiche di coppia. Per esempio, una donna ha deciso che un figlio non lo vuole, ma si sente in colpa nei confronti del partner a cui non dispiacerebbe allargare la famiglia… Un’eventuale infertilità, poi, mina nel profondo l’autostima femminile».
È normale che la reazione più diffusa sia quella di chiudersi a riccio, cercando di parare il colpo con delle mezze spiegazioni. «Invece bisogna tagliare corto, dicendo solo che per ora il bambino non è arrivato» consiglia l’esperta. «Mai giustificarsi, perché oltre a sdoganare l’invadenza altrui, equivale ad ammettere di essere in difetto: è un messaggio sbagliato nei confronti di se stesse e c’è il rischio di uscirne indebolite». Ecco le storie di tre donne che devono convivere con questa domanda. E un consiglio per chi non riesce a tenere a bada la lingua: prima di farsi prendere dalla curiosità, meglio contare fino a dieci.