Nel 70% dei casi, il problema della pipì a letto, l’enuresi notturna, si risolve da solo entro i sei, sette anni: i piccoli, cioè imparano gradualmente a controllare lo stimolo, anche grazie alla completa maturazione della vescica. Può capitare, però, che il problema si ripresenti negli anni successivi. “In questi casi si parla di enuresi secondaria – spiega la psicologa Caterina Borruso – ed è legato all’inconscio. Il bambino, cioè, perde alcune delle tappe evolutive raggiunte, è come se tornasse indietro nel tempo”.
Circa il 10 per 100 dei bambini e ragazzi tra i 4 e i 15 anni per un periodo di tempo bagnano il letto. Quali possono essere le cause di questo fenomeno? “In questi casi le motivazioni vanno ricercate nella sfera emozionale del soggetto. In particolare può essere accaduto qualcosa che lo ha reso insicuro e preoccupato: le situazioni tipiche sono l’arrivo in famiglia di un fratellino, un trasloco improvviso, un problema scolastico, o ancora tensioni tra i genitori o una separazione, anche temporanea, tra i due”.
Anche in questo caso, la strategia giusta è quella di non drammatizzare, anche perché i ragazzi più grandicelli sentono questa situazione come un grande ostacolo alla socialità, e possono vivere con ansia situazioni piacevoli come una gita scolastica o un weekend a casa di un amico. “Se, come in questi casi, il problema ha un’origine psicologica, è ancora più importante non sgridare o colpevolizzare – ricorda la psicologa – ma anzi assicurare al bambino il nostro sostegno e incoraggiamento”.
In questi casi è bene consultare un medico? “Una visita dal pediatra di fiducia è sempre consigliabile, specie in questi casi. Conoscendo la storia clinica del bimbo potrà consigliare il tipo di intervento più adatto, che può essere di tipo farmacologico o una terapia comportamentale che porti a risolvere la situazione di disagio alla base del problema”.