Piantare un seme, annaffiarlo, vederlo crescere. La passione per alberi e fiori accomuna tante lettrici che ci scrivono perché vorrebbero sfruttare il loro pollice verde per creare un nuovo business. Come Marianna di Padova che un lavoro ce l’ha e sogna di aprire un vivaio. «Questa attività richiede tempo: all’inizio la soluzione più economica è acquistare piccole piante e aspettare che crescano» dice Giovanni Menni, segretario dell’Associazione nazionale vivaisti esportatori (www.anve.it). «Marianna, quindi, fa bene a non lasciare subito il suo posto. Può tenere le due attività per un anno, dedicandosi al vivaio quattro giorni al mese e, poi, vedere come vanno le vendite».
Per iniziare, una mano arriva dall’Unione europea.
Il Piano di sviluppo rurale 2007-2013 prevede un incentivo economico a fondo perduto per i giovani sotto i 40 anni che vogliano avviare un’attività imprenditoriale agricola come il vivaio. Se il progetto viene considerato valido, di solito l’importo copre fino all’80 per cento delle spese (gli incentivi del Veneto ammontano a 402 milioni di euro, quelli della Sicilia a 1.200 milioni).
Per proporsi e stendere il business plan ci si rivolge a Confagricoltura (www.confagricoltura.it ) o Coldiretti (www.coldiretti.it). Anche se non è richiesto un titolo di studio, chi è laureato in Scienze agrarie o diplomato come perito agrario ha più chance. Questa, infatti, è considerata un’attività agricola che va iscritta alla Camera di Commercio e al registro regionale.
Cosa coltivare?
«È meglio puntare sulle piante da esterno più che sui fiori: causa crisi se ne comprano meno» suggerisce Menni. «Consiglio di “specializzarsi” tenendo conto del territorio circostante. Marianna può scegliere gli alberi da frutto, per i quali la zona di Padova è molto conosciuta».
Per un terreno di 4.000 metri quadri (la superficie minima necessaria), l’investimento iniziale è di 8.000 euro per l’acquisto di 7.000 piantine e altri 4.000 per l’attrezzatura necessaria a irrigare e concimare. Si aggiungeranno le spese per l’affitto della terra (da 1.500 euro all’anno) e l’eventuale assistenza di personale nelle fasi più critiche, come al momento di seminare. Se, nel giro di un anno, si vendono circa 2.000 piante si rientra con le spese e si può sperare in un business che avrà futuro.